Red Bull-Porsche, Horner e un déjà vu da evitare

Red Bull-Porsche, Horner e un déjà vu da evitare© Getty Images

Le condizioni di controllo paritario non si addicono a una struttura di F1 che richiede rapidità d'esecuzione e autonomia, lontana dai tempi tipici delle case auto 

Fabiano Polimeni

16.09.2022 ( Aggiornata il 16.09.2022 09:42 )

Porsche non poteva accettare il ruolo di comparsa, partner motorista di una struttura Red Bull Powertrains. Red Bull Racing non poteva ammettere un controllo condiviso sulle operazioni del team.

I tempi della F1 non sono quelli delle case auto

"Siamo fondamentalmente una squadra corse e questo ci permette di assumere rapide decisioni e reagire molto in fretta. Penso che abbiamo visto in molte occasioni i costruttori essere meno autonomi nei loro processi decisionali. Proteggere ciò che abbiamo e il modo in cui operiamo - che si è rivelato essere ragionevolmente di successo - è stato un aspetto cruciale", ha proseguito Horner.

Red Bull Powertrains ha tutto il necessario

Avanti con Red Bull Powertrains verso il 2026, verso la progettazione tutta in casa di telaio e power unit. Accogliere un partner tecnologico, chiarisce Horner, non è una questione di sostenibilità del progetto. È un'aggiunta su un percorso che Red Bull Powertrains sarà in grado di fare comunque in autonomia.  

"La nostra strategia d'avere sotto un unico tetto motore e telaio, in un campus, resta assolutamente invariata. Non è mai stata legata al coinvolgimento di un investitore o di un costruttore.

Siamo in una posizione tale da poter coprire tutti gli aspetti della power unit con gli investimenti sulla struttura e il percorso di reclutamento tecnici che stiamo affrontando. Stiamo avanzando, non siamo dipendenti né condizionati da altre potenziali partnership".


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