GP Brasile: i 5 temi del fine settimana

GP Brasile: i 5 temi del fine settimana© Getty Images

Non sorprende la vittoria di Verstappen, ormai sempre più cacciatore di record, e nemmeno la conferma della McLaren: fa discutere invece la domenica nemmeno iniziata di Leclerc, in una giornata da incubo per lui ma anche per la Mercedes

06.11.2023 ( Aggiornata il 06.11.2023 11:29 )

Elisir di lunga vita

Se c'è una cosa in cui è coerente Fernando Alonso, è proprio quello spirito samurai che a lui piace tanto. E' finito per tatuarselo sulla schiena, un samurai, ai tempi in cui lottava contro la Red Bull di Vettel e lui, a Maranello, provava sempre a metterci qualcosa di suo. Sono cambiate le macchine e gli avversari, ma non lo spirito: Nando, oggi come allora, combatte senza mai sentirsi vinto. E combatte in una domenica in cui è bastato poco per ritrovare quella verve agonistica che sembrava smarrita nelle ultime gare.

“In questi ultimi GP non lotteremo per nulla”, aveva tuonato alla vigilia di Interlagos. Parlando di classifica, aveva ragione: il 4° posto tra i Costruttori pare andato, quello tra i Piloti anche. Ma di finire quarto, quinto o sesto, alla fine, a Fernando Alonso interesserà il giusto. Gli interessa molto di più sapere che la sua Aston Martin ha, forse, ritrovato il bandolo della matassa tecnica: i tecnici hanno fatto dei passi indietro riproponendo la vecchia versione del fondo, accantonando per il momento la versione modificata introdotta ad Austin, ed anche se questa non è una grande notizia per il processo di sviluppo, è forse un primo step verso la risoluzione dei problemi. A volte è utile fare un passo indietro per fare un passo avanti: e la Aston lo ha fatto, dopo aver compreso che serviva resettare la situazione. Meglio un fondo vecchio di cui almeno si comprende il modo di funzionare, e meglio anche per i piloti, che con il vecchio fondo hanno dato l'impressione di aver ritrovato fiducia al volante. Non dimentichiamoci infatti che oltre ad Alonso è stato veloce pure Stroll, che per chi non se ne fosse accorto è arrivato solamente a 6” da Fernando: considerate le difficoltà incontrate dal canadese negli ultimi tempi, è una prova che dà molto morale.

Nella trasferta brasiliana, il sabato è stato un buco nero a sé stante: Stroll fuori in SQ1, Alonso ko per il bizzarro incidente con Ocon, episodi che hanno di fatto tolto alla squadra la possibilità di competere per dei punti nella sprint. Tra venerdì e domenica, invece, si sono viste tante cose buone: venerdì il tempismo (sono stati i primi a scendere in pista nel Q3) ha premiato i piloti, domenica il passo è stato veloce, senza nemmeno tanto degrado. Per battere Perez è servita tutta la scaltrezza e la malizia di Fernando, perfetto nel giocare con le traiettorie e la batteria, ma parte del merito va anche, finalmente, alla macchina: la AMR23 ad Interlagos ha trovato curve con velocità di percorrenza simili a quelle di Zandvoort, non a caso ultima pista sulla quale la Aston era stata capace di finire sul podio. Le buone velocità di punta e l'ottima trazione abbinate ad una prestazione in percorrenza accettabile, ci hanno consegnato una Aston che evidentemente è riuscita a fare non solo passi indietro rispetto ad inizio anno: nei primi GP la macchina aveva tanto carico ma anche tanta resistenza sul dritto, ed il team aveva programmato gli sviluppi proprio per migliorare l'efficienza complessiva. E' in questo percorso che gli ingegneri si sono persi, smarrendo loro la bussola tecnica (si parla di qualche guaio a livello di correlazione) ed i piloti la proverbiale guidabilità della AMR23, che a livello di sensazioni al volante non era più stata la stessa (ed infatti, nel periodo nero di Stroll, pure Alonso era incappato in qualche errore di guida non da lui).

Per il momento non è abbastanza per parlare di rinascita, perché una rondine non fa primavera. Di sicuro, serve però a ritrovare il sorriso: i tecnici avevano bisogno di lavorare con un pochino più di calma, e forse da Interlagos hanno trovato alcune risposte alle tante domande che si facevano. Fernando, invece, ha trovato quella voglia di lottare che, almeno nelle parole, aveva messo da parte: a 42 anni gli è bastato sentire l'odore del sangue, pardon del podio, per riaccendere la fiammella. E mentre gli altri sul podio brindano a champagne, lui dalla tasca tirerà fuori quell'elisir di lunga vita di cui, oggi, è il cliente più affezionato.

Rivivi la domenica di Interlagos


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