Lewis Hamilton: 2 anni senza vittoria, ma... still he rises

Lewis Hamilton: 2 anni senza vittoria, ma... still he rises© Getty Images

Nonostante Lewis Hamilton non vinca un GP esattamente da due anni, non ha ancora imboccato il viale del tramonto e la stagione 2023 ne è la conferma: prossimo alle 39 primavere, Lewis vuole una macchina all'altezza in grado di concedergli l'ultimo ballo

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05.12.2023 ( Aggiornata il 05.12.2023 15:56 )

Si può sempre sperimentare una condizione nuova, anche quando si naviga verso i 39 anni. In una carriera che ha ormai già messo alle spalle ben 17 stagioni di F1, a Lewis Hamilton non era mai capitato di stare così tanto a digiuno. Il 5 dicembre 2021, a Jeddah, in piena lotta iridata con Max Verstappen, Lewis Hamilton otteneva il successo numero 103 della carriera: una vittoria alla quale non è ancora riuscito a dare seguito.

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In vita sua mai Hammer era stato così tanto ad attendere una vittoria. Il precedente primato personale negativo in termini di tempo era stato di 9 mesi e 7 giorni, quelli intercorsi tra il GP Cina 2008 ed il GP Ungheria 2009. In termini di numero di GP, invece, Lewis non era mai andato oltre le 10 gare di digiuno, toccate in tre occasioni: alle già citate Shanghai 2008 e Budapest 2009, aveva dovuto pazientare per lo stesso numero di appuntamenti anche tra Austin 2012 e Budapest 2013 (ovvero tra l'ultima vittoria con la McLaren e la prima con la Mercedes) e poi ancora dalla stessa Budapest 2013 a Sepang 2014. Insomma, attese che niente hanno a che vedere con i due anni senza trionfi, ed un'astinenza che ha toccato ormai quota 45 GP.

Ancora qui

Era un po' stanco, Lewis, nelle conferenze stampa di Abu Dhabi. Stanco ma non distrutto, sconfitto ma non rassegnato. Lui ci crede, eccome, nella risalita. Ci crede perché crede in un team che gli ha dato tanto, ricambiato negli anni d'oro in cui erano Hamilton e la sua Mercedes a mettere più in alto l'asticella. Hanno riscritto il libro dei record in termini assoluti, e Lewis Hamilton è ancora in cima a tantissime delle classifiche che contano. Certo, sono primati arrivati negli anni delle inflazioni di gare e punti, dunque meno simbolici di un tempo, ma il dato che conta di più, quello delle 103 vittorie, delle 104 pole e soprattutto dei sette titoli iridati, è roba che non si tocca. E proprio dall'alto della sua vetta Lewis guida la risalita, incita, chiede ed esige una macchina all'altezza del suo talento, castrato dagli ultimi due modelli della casa della Stella.

Essere Lewis Hamilton oggi impone una dedizione assoluta, perché trovare la motivazione di scendere in pista in ogni sessione è quanto di più difficile possa capitare ad un certo punto dell'esistenza di uno sportivo. Lewis ha vinto tutto, ha guadagnato di più, potrebbe avere elementi per dire basta, per fare altro e lasciare con prestazioni al vertice. E invece no: chiede una macchina che possa regalargli un ultimo scampolo di carriera felice, per battagliare ancora una volta prima dell'addio. Il sogno dell'ottavo titolo mondiale è vivo in lui, che però ripone lo sguardo su obiettivi più vicini, quello del ritorno alla vittoria. Se un mondiale è fatto di piazzamenti e vittorie, occorre tornare a transitare per primo sotto la bandiera a scacchi, poi il resto verrà da sé. Sarebbe un premio alla tenacia: riguardatevi con quanta gioia, dopo 103 pole, Lewis Hamilton ha accolto la 104° a Budapest, quest'estate. Sembrava un novello alla prima, e invece era già in tripla cifra: eppure, è stata una pole speciale, per il gusto che ha dato. Quel gusto dolce che Lewis non assapora da un po', la bocca riempita di troppe amarezze.

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"Still I rise"

La W13 e la W14 non faranno mai parte della hall of fame della carriera di Lewis Hamilton, banalmente perché, sinora, sono state le uniche due macchine non in grado di regalargli un successo. Eppure, sono due macchine che a suo modo hanno dato modo di far rivedere bagliori di puro talento: passi per la W13, che in apertura di 2022 lo ha messo nell'insolita veste di tester viaggiante; ma è stata la W14 a rmanifestare, pur se tra tante ombre non imputabili al pilota, sprazzi di quello che fu. Lewis Hamilton c'è ancora, dietro al volante e nel casco, e la classifica 2023 è lì a dimostrarlo: terzo in scioltezza in un anno in cui l'altalena di prestazioni era diventata la regola per chi non si chiamava Red Bull. Lewis Hamilton c'è, eccome: aspetta solo un'altra macchina, magari quella giusta per l'ultimo ballo.

Le motivazioni sarebbero potute venire meno perché, oltre all'inferiorità tecnica conclamata, c'è una sconfitta bruciante che duole ancora sotto la cicatrice. Perdere così l'ottavo titolo avrebbe potuto provocare una flessione incontrollabile, avrebbe potuto portare a pensare che il destino aveva fatto il suo corso. Forse nelle prime gare del 2022 Lewis ha avuto bisogno di altro tempo per metabolizzare, per togliersi completamente di dosso tutte le scorie. Nel 2023, questo è parso un passaggio compiuto: ha corso sempre bene e talvolta alla grande, rivelando ciò che è stato, ciò che è ma anche quello che potrebbe ancora essere. Potrebbe essere una fase di carriera, questa, in grado di spezzare chiunque, ma non lui. "Still I rise", dice il suo motto: "ancora mi rialzo", la traduzione letterale. E Lewis Hamilton, oggi, vuole rialzarsi ancora una volta: still he rises. Il grido di chi non vuole arrendersi

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