Lewis Hamilton, la caduta del Re

Hammer chiude la seconda stagione in Formula 1 a secco di vittorie, a 39 anni appena compiuti e a 10 anni di distanza dal primo iridato ottenuto con Mercedes, inizia a domandarsi se il vero problema è lui oppure una monoposto poco competitiva

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Raffaello Caruso

17.01.2024 09:08

"Max Verstappen è campione del mondo per la prima volta in carriera!". Chissà quante volte sono balenate nella mente di Lewis Hamilton - sette volte iridato come Michael Schumacher - le parole che tutti gli spettatori presenti ad Abu Dhabi e non, hanno sentito quella domenica del 12 dicembre 2021. Quello fu un finale duro per lui. Una bruciatura che ti marchia il volto per sempre, resta tangibile rendendoti più umano e meno invincibile agli occhi di tutti, anche se ti chiami Lewis Hamilton.

Una sconfitta sconsiderata se pensiamo a quel mondiale lottato ardentemente e allo stremo delle forze da parte di un vecchio leone - che di Gp sul groppone ne ha ben 332 di cui 103 vittorie e 104 pole position - contro un giovane e caparbio leoncino chiamato Max Verstappen il quale, seppur di soli 25 anni corre nella massima espressione dell’automobilismo da abbastanza tempo per essere definito un veterano. Max ha dimostrato a tutti che anche i piloti intramontabili e invincibili come Hamilton possono sanguinare ed essere più vulnerabili. Essi vacillano se le cose iniziano a non andare come le avevano programmate. E tra i programmi di Sir Lewis Carl Davidson Hamilton c’era quell’ottavo titolo mondiale. E come se c’era. Al termine di quella gara e a dieci anni dal suo primo titolo iridato con Mercedes, come da lui confessato, un pensiero si è fatto sempre più oscuro e pesante nella mente del pilota nativo di Stevenage: quello del ritiro. Questo spiega molto bene quanto sottile sia la sua corazza, spessa solo all’apparenza e di quanto sia vittima di un trauma che porta il nome di Max Verstappen.

Un Re senza corona

Se c’è qualcosa che manca come l’ossigeno a Lewis Hamilton è la vittoria di un titolo mondiale. Il primo iridato portato a casa come portacolori della Mercedes è arrivato dieci anni fa, il primo – con breve parentesi negativa nel 2016 – che ha sancito un lungo dominio creando il binomio più forte della F.1 degli ultimi anni. Da quel 2014 sono stati diverse le battaglie che Lewis Hamilton ha dovuto affrontare, alcune di queste col compagno di squadra Nico Rosberg ed altre con l’amico-rivale Sebastian Vettel. Tra le sconfitte ottenute in questi dieci anni, solo quella sugellata da Max Verstappen pare averlo momentaneamente fermato e mandato K.O. quasi come se avesse ricevuto un cazzotto da Mike Tyson. Eppure, lui non l’etichetta come una situazione tragica a differenza di molti nel paddock della Formula Uno che fanno troppo affidamento sulle statistiche che lo vedono protagonista.

Come dichiarato recentemente da lui stesso, nella sua carriera sono stati diversi i periodi difficili che ha dovuto affrontare dopo la vittoria del suo primo titolo mondiale, facendo particolare riferimento alle stagioni del 2010 e del 2011 ed alla sua difficile convivenza ai box con tale Jenson Button che gli ha procurato non troppi problemi. Ma in questo periodo storico della sua carriera Hamilton si definisce umano e, in quanto tale, anche lui può sbagliare e permettersi di essere “fragile”. Così come cadono i re dopo cicli di battaglie vincenti, anche questo Re della Formula Uno sta patendo lo stesso destino e si trova ormai privato della sua corona che, solo se lui lo vorrà, dovrà riconquistare sul campo di battaglia strappandola dalle grinfie del giovane usurpatore di origine olandese che ormai siede fisso sul suo trono da tre stagioni...

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