Bearman onora la tradizione dei deb Rossi

Bearman onora la tradizione dei deb Rossi© AFPS

Dal 1950 al 1972 una media di un rookie all'anno per il Cavallino

14.03.2024 ( Aggiornata il 14.03.2024 14:24 )

Lo stupendo e celebrato debutto in Ferrari di Oliver Bearman in F.1 a Jeddah, da 18enne subito settimo davanti a Norris e Hamilton, è senz’altro l’evento più inatteso e apprezzato di questo inizio stagione. E rappresenta un raggiungimento unico nella cronaca moderna, ma tutt’altro che eccezionale nella storia del Cavallino Rampante. 

Anzi, dopo oltre mezzo secolo, onora una gloriosa tradizione della Casa che sin dall’inizio, agli ordini di Enzo Ferrari, cura particolarmente l’allevamento dei giovani talenti, prediligendo l’imprinting e l’esordio in Rosso. Fino al punto da contare nel mondiale, incredibilmente, dal 1950 al 1972, ben ventitré battesimi del fuoco di propri piloti, da Alberto Ascari secondo a Montecarlo 1950 fino ad Arturo Merzario sesto al Gp di Gran Bretagna 1972, l’ultima volta, prima di Ollie, che un rookie inizia la carriera su Ferrari.

Il baby che viene preso dal nulla e catapultato nei Gp è quindi, per certi versi, un vero marchio di fabbrica del Drake, tra aneddoti incredibili e storie che riportano alle corse eroiche.

Il deb più recente era Merzario!

Come precedente poù vicino (si fa per dire) c’è l’esordio di Merzario al Gp di Gran Bretagna 1972, a Brands Hatch. «Per me è stata una decisione del Vecchio (Enzo Ferrari, ndr). Volle così. Era il suo modo di fare - racconta Arturo -. Presi la B2, la macchina che usava ogni tanto Andretti. Il mio debutto, senza sminuire il ragazzo Oliver Bearman che in Arabia è stato eccezionale sia in qualifica che in gara, vale anche di più. E sapete perché? Io ero già al top dei proto, avevo ventinove anni, ma avevo fatto in tutta la mia vita con una F.1 niente più di 10 giri a Fiorano, poco prima. In monoposto avevo guidato solo in F.Italia ai tempi dell’Abarth e la Temporada F.2 su Tecno e con la March di Frank Williams. Poca roba. Ed ero stato buttato nella mischia così, alla cieca, nello spietato mucchio selvaggio dei campioni F.1, con due palmi di pelo nello stomaco. In qualifica sono nono su ventisette. Poi io al secondo giro mi devo fermare per cambiare una gomma forata, la posteriore sinistra, cambiata dai meccanici col girabacchino, svitando cinque dadi, e malgrado questo alla fine sono sesto, ma a un’incollatura dal quarto, in piena rimonta.Un gran bell’esordio. Tanto che mi danno premio “Blanc et Rouge”, in onore di Jo Siffert, quale pilota più combattivo della giornata, così come Bearman in Arabia è stato pilota di giornata per SkySport. Tornando a me, come si dice adesso, roba d’altri tempi. Ma in Ferrari usava così. E adesso, per motivi d’emergenza, è successo di nuovo, rinverdendo la tradizione in modo felice e postivo. Bello, meglio così». 


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