Hamilton si piega e non si spezza

Hamilton si piega e non si spezza

Come ha sempre fatto nei momenti più delicati

08.04.2024 10:36

Strana la vita. In un mesetto appena, il supersovrano del mercato F.1 Hamilton, neosposo Ferrari, sembra quasi diventato un prequarantenne in disarmo, mentre il prelicenziato Sainz le suona al predestinato Leclerc. E ammalia i tifosi ferraristi, che ancora non l’hanno perso e già lo rimpiangono, mentre Lewis s’è messo a riprenderle belle sonore da Russell. Gulp. Ma che cavolo sta succedendo, in questo bizzarro mondo? La scala dei valori è impazzita? E, magari, Hammer è vittima d’un catastrofico e inatteso attacco di senescenza acuta? 

Roba da coppa del non(n)o? Ma anche no. Mai stato suo fan, però stavolta lo capisco, lo difendo e penso stia semplicemente comportandosi come da sempre fa, quando tira un’ariaccia. E la brutta aria spira eccome, con una Mercedes che sembra uno scaldaletto e un clima interno non proprio amico.

Tra Mercedes e Ferrari

"Caro Lewis, impara a memoria la parte posteriore del nostro alettone, perché sarà l’unica cosa che vedrai di noi, quando passerai in Ferrari", gli dice in mondovisione il boss Toto, tanto per gradire. E allora come la mettiamo?

“Calati junco che passa lu ventu” (abbassati giunco che passa il vento) è un proverbio, un modo di dire del dialetto siciliano, in particolare tipico delle isole Eolie, e si riferisce ai canneti che popolano coste e arenili della Sicilia e che sopravvivono malgrado siano sottoposti a continue folate di vento, anche forte e devastatore.

E appunto sopravvivono, perché i fusti di legno sono elastici e quando vengono investite dal vento non si irrigidiscono e si piegano, in questo modo soffrendo ma resistendo. Evitando così di spezzarsi e di subire danni irreparabili, come succede ad altre piante ed alberi di una certa grandezza. Okay, magari restano un po’ acciaccate, lì per lì, questo mica lo nascondono, ma sopravvivono eccome. Pronte a tornare in forma, quando si ripropongono le condizioni favorevoli.

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Hamilton in versione "risparmio energetico"

Ecco, se c’è un modo per capire postura, atteggiamento mentale e stato d’animo di Lewis Hamilton in una fase strana e particolare come la attuale, è proprio questo. In fondo, nei momenti più negativi, ventosi, spiazzanti e spazzanti della sua carriera, lui ha fatto sempre così. Metà uomo riflessivo e metà fotocopiatrice, che alla bisogna si mette in risparmio energetico. In letargo dialettico-emotivo, a puro scopo conservativo e salvifico.

Fu così nella McLaren del declino, quando arrivò Button fresco campione del mondo dalla Brawn Gp, che fece subito più punti di lui, alla prima stagione di confronto diretto. Lewis, ci rimase male, andò pure dal mental coach, ma non tirò le carte per aria, restò fondamentalmente zitto e buono. Appunto, beccò la sventata velenosa, piegandosi un poco e zitto.

La rivincita in pista

La vera rivincita l’avrebbe avuta direttamente in pista poi e, soprattutto, in chiave futura ulteriore, andandosene alla Mercedes. Dando vita alla striscia vincente (per ora) più feconda nella storia dell’umanità sfrecciante.

Non proprio continua, però. Perché nel 2016, complice un’annata non fortunata ma neanche esente da pecche, vedi qualche partenza sbagliata, meno intensità del solito e anche la sfiga che lo vede subire un motore kappaò in Malesia, Lewis perde il mondiale di un soffio a vantaggio d’un Nico Rosberg in stato di grazia.

Hammer, però, pur masticando amaro, non si scompone né nei confronti del team né rispetto a Rosberg. Il quale, presto assai, roba di giorni, ben sapendo com’è fatto Lewis, non volendosi intossicare la vita con la pressione infinita di un regolamento di conti interno, dà improvvisamente l’addio alle corse, bacia i pupi e si dedica alla famiglia. Intanto Hammer torna a picchiare sull’incudine, facendo ancor più incetta di titoli. Alé.

Pure il mondiale 2020 è suo, l’anno del Covid, quando di folata maligna l’ormai eptacampione ne becca una sola, in Bahrain, mentre è convalescente da coronavirus, e il sostituto Russell, prelevato dalla Williams, domina il Gp e si fa beffe del compagno Bottas, perdendo solo per un pit incasinato.

Lì Lewis, che sembrava quasi voler chiudere l’annata in anticipo, torna precipitosamente in pista negativizzato dal virus, per andarsi a riprendere posto e allori, cacciando il baby guastafeste.

Perché, quando serve, il giunco sa piegarsi pure alle alle esigenze di scena.

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La delusione del 2021 e il silenzio di Lewis

Poi arriva il 2021, col finale discutibilissimo e discusso di Abu Dhabi. Forse una delle più dimostrabili ingiustizie nell’era moderna dello sport. Bene. Se in pista l’inglese accetta il rissone piazzato dal giovane rivale, finendo a stracci nel Gp di Gran Bretagna, a Monza e sopportandolo a Jeddah, quando Max sembra sul set di Fast and Furious, a Yas Marina, perso tutto il perdibile, Hammer resta amaramente impassibile.

E che fa? Il cinema? Un supercasino? Batte i piedi? Rotola isterico nella polvere? No, il contrario. Abbraccia in pit-lane il neocampione Max Verstappen, ne sancisce la legittimità e poi si rinchiude nel silenzio più amaro, lungo e ammusato nella storia dello Sport. Lasciando siano Toto Wolf e la Mercedes a litigare e a chiedere teste per lui.

Non finisce qui. Il forte George Russell, dai e dai, gli arriva in squadra e nel 2022, poi in Brasile, riesce a vincere un Gp e quindi a raggranellare più punti di lui, come avevano già fatto Button e Rosberg. Addirittura a Interlagos Max gli frana addosso per togliergli ogni possibilità di lottare per la vittoria ed è una vera bastardata, visto che tutti sanno quanto ci tenga Lewis a mantenere la striscia vincente di almeno una vittoria all’anno, che risale al lontano 2007, ma figurati, più grosso è il danno più bello è il dispetto.

Anche stavolta la rockstar dalle treccine afro incassa e zitta, mentre Russell complessivamente fa una figura molto più bella della sua. Così, al volante della prima di tre Mercedes sbagliate di fila, Lewis è tornato canna e sta piegandosi e basta. Tutto qui. Ma nel 2023, quando capisce che l’unico target può essere quello di dare una lezione a George, questo fa. E torna favoloso.

L'ultima stagione con Mercedes, sempre come il giunco che si piega

Nel frattempo capisce che con la Mercedes la storia non è più la stessa e la Ferrari gli strizza l’occhio sottoponendogli il contratto più bello mai proposto a un quarantenne nella storia dello Sport. E allora andiamo a meravigliare il mondo, prima con l’annuncio, poi si vedrà come.

Intanto, alla corte di Wolff, con la solita freccia spuntata, Hammer si piega ancora, torna a farsi giunco e attende, come ha sempre fatto, perché lui quando butta male la vede così. Sbattersi non serve e lui non lo fa. È la sua lezione di vita.

E a Suzuka in piena gara chiede, da puro paraculo "Cosa devo fare, ora, devo far passare George?", ribadendo mondialmente che sta ricorrendo alla collaudatissima e brevettata tattica del giunco che si piega, per uscirne alla meno peggio.

Tranquilli, quindi. Non vuol dire niente di male. È lui che fa così, quando si mette in stand by, pronto a risorgere più Lewis Hamilton di prima.


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