Leclerc ha la "sindrome Sainz"? C'è aria di gelosia in Ferrari

Squadra e SF-24 sono su misura per Charles ma Carlos, pur con un GP in meno, si muove con maggiore scioltezza ed efficienza

Fulvio Solms

08.04.2024 11:32

Un dolce sorriso e uno spigoloso va***, alternati in rapida successione, costituiscono il frutto agrodolce del weekend destrutturato di Charles Leclerc. Era solo sabato nel corso del tentativo unico nella Q3, era solo domenica nel pit stop unico in gara, era solo con sé stesso quando il suo ingegnere di pista Xavi Marcos gli ha annunciato via radio con tono corroborante "Charles, sei Driver of the Day!", sentendo volare di ritorno un "F*** o**" che vuol dire proprio quello, e non vi faremo qui il torto di tradurlo. In realtà Charles è persona troppo ben educata per avercela con Marcos: nel mirino del suo improperio c’era più in generale una situazione globale di (in)sofferenza. Tutto comincia dal giro di uscita in qualificazione – Leclerc al momento non ha il suo tocco magico nella preparazione della gomma soft destinata al giro veloce, e deve capire perché – e finisce con i miracoli che poi tocca apparecchiare alla domenica per scalare, come in questa occasione, dall’ottava alla quarta posizione. E allora vaffa a questa grana che prima non mi aveva mai riguardato, va***, a questo troppo guardare la schiena di Carlos che pure questa volta è riuscito a starmi davanti, va***, anche e soprattutto a me stesso (severità che nel lessico di Charles non manca mai, quando è allo specchio). Una sofferenza di fondo però c’è.

È un fastidio latente sul quale non si riesce a ingannare sé stessi, neanche volendo: Leclerc sta patendo Sainz, e non solo per la banale ragione che il primo avversario di un pilota eccetera eccetera. Charles lo precede in classifica (59-55), ma non nella media punti (14,8-18,3), giacché dei fatti non si può ignorare né la quantità (Carlos ha corso un GP in meno per l’intervento chirurgico) né la qualità (Carlos ha vinto a Melbourne da degente). Lo precede anche nel conteggio del gradimento dei tifosi al “Driver of the Day”, tutto di marca Ferrari giacché alla Red Bull non servono i miracoli: Sainz votato per due volte, Leclerc e Bearman una.

La Ferrari, per quanto onesta perché sta facendo correre i suoi piloti liberamente (chiaramente si dà già per perso il titolo piloti), rimane Leclerc-centrica. Deve d’altronde esserlo per coerenza, visto che uno resta e l’altro va via. Poi va anche tenuto conto che la SF-24 è stata concepita sui desiderata di Leclerc, il cui stile di guida chiede l’anteriore bloccato e una moderata dose di sovrasterzo. Insomma sarebbe nelle condizioni migliori, Charles, eppure i conti non gli tornano e assistere all’agio con cui l’altro gestisce la macchina determina in lui una sottile sindrome-Sainz. L’irritazione è un fiume carsico che s’infossa e riemerge. Nella terza sessione di prove libere sabato mattina la squadra gli aveva bocciato una proposta, evidentemente memore dei cinque clic di ala che, su scelta sua, gli avevano compromesso la qualificazione in Australia. Stavolta Leclerc aveva chiesto di uscire per completare qualche altro giro, mentre gli ingegneri avevano preferito tenerlo dentro.

Era poi entrato ma era rimasto preso fra il traffico del momento e la fine della sessione, sicché s’era attaccato alla radio: "Francamente non capisco, cos’è che abbiamo fatto per stare nei box così a lungo? Oh mio Dio... Sono le FP3, abbiamo soltanto due giri, andiamo!". Non propriamente una sintonia, non un’espressione soddisfatta, come il modo in cui aveva poi commentato l’ottavo tempo della Q3, anch’esso figlio di un altro precedente inciampo: la necessità di ricorrere a un secondo set di soft nuove per superare la Q1. "È il massimo che posso fare. Francamente non capisco"....

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