Da Alonso a Verstappen, passando per Marko e Casey Stoner, molti hanno criticato la gestione della corsa con tre bandiere rosse. Wolff: "Favorevoli alle ripartenze"
Argomentare utilizzando i canoni della logica sportiva, sul GP d'Australia corso a tranci, spezzati da bandiere rosse tutt'altro che condivisibili - al netto dell'ultima, vista la trasformazione dell'Albert Park in spazio per autodemolizioni - è difficile al limite dell'impossibile.
Spiegare perché, la gara dominata da Verstappen, abbia avuto l'epilogo deciso dalla direzione gara, sposando una visione incentrata su quella parola che è intrattenimento, allora diventa un compito più facile. Per gli appassionati (e non solo) restano molte scelte incomprensibili.
"Non capisco perché sia stata decisa una seconda bandiera rossa. Se ci fosse stata una neutralizzazione dietro safety car e la partenza lanciata, non avremmo avuto tutti quegli incidenti e saremmo arrivati normalmente all'arrivo", commenta Max Verstappen riferendosi allo stop della corsa deciso dopo l'incidente di Kevin Magnussen. "Questi problemi, alla fine, sono stati creati in casa. L'incidente di Magnussen si sarebbe potuto gestire con una Virtual Safety Car o, al peggio, con la safety car", ancora Max.
Chiedersi il perché della bandiera rossa esposta dopo l'incidente di Albon solleva dubbi ancora più grandi: fermi tutti, si riparte da fermo, perché in pista è presente un po' di ghiaia (!).
Melbourne, prima gara dell'anno su un circuito storicamente "a rischio" per incidenti e fasi di safety car ha rappresentato a un livello ulteriore quella via imboccata dalla Formula 1 - evidentemente avallata dalla FIA - verso un concetto di "intrattenimento" che è diventata una parola abusata e ben più in rilievo del concetto di sport, competizione, confronto tecnico, di pilotaggio.
Le libere "annoiano" (chi, poi)? A morte le libere e avanti con la moltiplicazione delle qualifiche, per dare un senso a un format che un senso non ce l'ha: la gara Sprint.
Nasce per creare (ancora) intrattenimento, dare ai promoter un prodotto in più da vendere, a Liberty Media un'occasione per richieste di diritti maggiorati dal premio della Sprint, ma servono due anni perché il decisore capisca quel che non va e si preparino correttivi già da Baku. A tal proposito: tra un mese o quasi ripartiremo su un circuito ancor più a rischio incidenti e capiremo se il modus operandi di Melbourne è stato uno "scivolone" o una precisa linea di condotta per vivacizzare nel modo più sbagliato possibile i GP.
"Non si doveva fermare la gara, per gli ultimi giri si sarebbe potuta usare anche la Virtual Safety Car, perché la macchina di Magnussen era a bordo pista. Non si doveva fermare la gara, soprattutto, perché alla ripartenza i piloti avrebbero usato gomme diverse. Sergio aveva le sue morbide nuove, altri usate, altri non ne avevano", commenta Helmut Marko. La posizione Red Bull può ritenersi di parte, avendo da perdere più di tutti da un ripetersi di partenze da fermo.
Diversa è la linea avanzata da Toto Wolff: "Le ripartenze sono mega e siamo favorevoli, in generale, al regalare intrattenimento. Dovremmo solo sederci e definire quando è necessaria un'interruzione, quando entra una safety car e quando è sufficiente un periodo di VSC". Ecco, un regolamento Sportivo c'è già, semmai è l'interpretazione di singoli scenari di gara a essere in discussione.
Interpretazione sulla quale, Casey Stoner, in un post ha riassunto con estrema e condivisibile chiarezza i fatti del GP d'Australia: "Fia, con la F1 ti sei messa in imbarazzo. Che caos non necessario. Per favore, ricordate tutti che questo è anzitutto uno sport, poi è un intrattenimento: non al contrario".
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