Suzuka è la pista che in più occasioni ha assegnato il titolo Piloti: la prima volta con Piquet e l'ultima con Verstappen, passando per le imprese di Hakkinen, Schumacher e soprattutto per l'accesissima rivalità tra Senna e Prost

GP Giappone decisivo: da Piquet a Verstappen, le 12 volte in cui Suzuka ha assegnato il titolo

<p>Nessun tracciato ha assegnato così tanti campionati del mondo Piloti come <strong>Suzuka</strong>. In questa particolare statistica, con il raggiungimento del titolo da parte di <strong>Max Verstappen</strong> nell'ultimo GP, il circuito di proprietà della Honda è diventato quello che ha sancito più volte la fine della corsa al titolo: ben 12, una in più di Monza, ferma ad 11. Una statistica favorita dal calendario, che ha sempre posto il <strong>GP del Giappone</strong> nella parte finale del campionato, agevolando così Suzuka quale corsa spesso decisiva. E adesso, tutte queste corse storiche le riviviamo qui, in questa carrellata.</p>

<p><span style="text-decoration: underline;"><em><strong>Scorri tra le schede</strong></em></span></p>

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<h2>1987: forfait di Mansell, vince Piquet</h2>

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<p>Il 1987 è un'annata in cui a farla da padrone sono le <strong>Williams FW11B</strong>, dato che le McLaren sono attardate da un motore TAG-Porsche praticamente bloccato negli sviluppi e ormai prossimo all'uscita di scena, mentre la Lotus di Senna non è semplicemente all'altezza delle monoposto di Sir Frank. Così, il titolo è un affare tra i piloti della Williams, vale a dire <strong>Nelson Piquet</strong> e <strong>Nigel Mansell</strong>. La stagione è bella e combattuta, e vive della contrapposizione dei due piloti nel modo di affrontare il campionato: Nigel è un pilota tutto cuore, più spettacolare, spesso più veloce ma anche più propenso all'errore, mentre Piquet ha il grande pregio della continuità, che lo porta a vincere la metà dei GP rispetto al compagno di squadra (tre contro sei) ma che alla fine lo conduce al titolo mondiale, nonostante la regola degli scarti fa sì che facciano classifica solo i migliori 11 risultati tra i 16 GP in calendario. La certezza del titolo, il brasiliano ce l'ha in modo bizzarro: a Suzuka in qualifica Nigel sbatte, si infortuna e dà forfait per la gara, consegnando il titolo a Nelson.</p>

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<h2>1988: Senna, rimonta storica</h2>

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<p>Come l'anno precedente il GP del Giappone è la penultima prova del mondiale e come l'anno prima si rivelerà decisiva. L'annata è un dominio totale da parte della <strong>McLaren</strong>, che con <strong>Senna</strong> e <strong>Prost</strong> si aggiudicherà ben 15 gare su 16. A Suzuka, sempre per la regola degli scarti, Ayrton ha il match point: è in pole, ma al via il suo motore si spegne e solo la leggera discesa del rettilineo di Suzuka permette al brasiliano di riavviare il propulsore e di partire. Prost ne approfitta per scappare al comando, mentre Ayrton sprofonda al 14° posto. Tuttavia, sta per andare in scena una delle gare più belle di "Magic": Senna inizia a rimontare, ha un ritmo insostenibile nella fase con pioggia leggera e si riporta su Prost, passandolo al 28° giro. Per Alain non c'è più niente da fare: prima un guasto al cambio e poi una nuova pioggia leggera, condizione in cui il compagno è nettamente superiore, lo costringono a <strong>chiudere lontano da Ayrton, che festeggia così il primo mondiale della carriera.</strong></p>

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<h2>1989: un titolo tra le polemiche</h2>

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<p>Il mondiale 1989 altro non è che la prosecuzione del 1988, nel senso che sono di nuovo <strong>Senna</strong> e <strong>Prost</strong> a darsi battaglia a bordo di una <strong>McLaren</strong> imprendibile per chiunque. Anche stavolta quello nipponico è il penultimo appuntamento della stagione, ma in questo caso è Prost ad essere davanti in classifica, anche se non può gestire: con due vittorie nelle ultime due gare Ayrton sarebbe campione, anche nell'ipotesi in cui il francese chiudesse per due volte alle sue spalle (c'è sempre la regola degli scarti, validi i migliori 11 risultati colti nell'arco dei 17 GP in programma). Senna è in pole ma parte meglio Prost, che si porta davanti e ci resta per una buona fetta di gara, fino al 47° giro, quando Ayrton prova l'attacco alla chicane finale: Alain chiude, le vetture si toccano e finiscono nella via di fuga. Alain si ritira, Ayrton no: chiede ai commissari di essere rimesso in pista, taglia la chicane e riparte. La sua rimonta è furiosa e vincente, tanto che taglia il traguardo per primo, ma Jean-Marie Balestre, presidente Fia (e francese come Prost) lo fa squalificare per taglio di chicane. <strong>Doppio zero per entrambi e campionato a Prost</strong>, mentre Alessandro Nannini eredita la vittoria, per il primo ed unico successo della carriera in F1.</p>

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<h2>1990: la vendetta è un piatto da servire freddo</h2>

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<p><strong>Ancora Suzuka, ancora Senna contro Prost</strong>. Solo che stavolta Alain è vestito con il rosso <strong>Ferrari</strong>, la quale sogna di chiudere il digiuno iridato cominciato nel 1979. In Giappone Ayrton può chiudere i conti dopo un campionato molto combattuto, e lo fa nella maniera più rapida possibile: alla prima curva centra il rivale e finiscono fuori entrambi<strong>. Il doppio ritiro certifica il secondo titolo iridato per il brasiliano</strong>, che giustifica il botto come semplice incidente di gara, ma un anno dopo, con l'uscita di scena del presidente Balestre, ammetterà di aver cercato deliberatamente lo scontro.</p>

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<h2>1991: Ayrton III</h2>

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<p>È il primo anno in cui la regola degli scarti non c'è più: adesso valgono tutti i risultati ai fini della classifica. Questo consente ad <strong>Ayrton</strong> di presentarsi in vantaggio in Giappone, di nuovo penultima prova del mondiale. Il rivale dell'alfiere McLaren stavolta è la Williams di <strong>Nigel Mansell</strong>, che dopo qualche grattacapo iniziale comincia a far volare la FW14. Il campionato, piuttosto combattuto, si risolve quando Mansell, alla caccia della seconda posizione di Senna, finisce nella ghiaia. Senza più Nigel, Ayrton è libero di andare a riprendere il compagno di squadra Berger, passandolo nel valzer dei pit-stop, ma in dirittura d'arrivo si fa da parte regalando la vittoria all'amico Gerard, rispettando l'accordo di casa McLaren, che avrebbe voluto vedere vincitore chi sarebbe passato in testa alla prima curva.</p>

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<h2>1996: nel nome del padre</h2>

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<p>Altra annata in cui a giocarsi il titolo sono due piloti della stessa squadra, la <strong>Williams</strong>, che si presenta ai nastri di partenza del campionato con una coppia di figli d'arte: da un lato <strong>Damon Hill</strong>, figlio di Graham, e dall'altra il debuttante <strong>Jacques Villeneuve</strong>, figlio di Gilles. Schumacher, al primo anno in Ferrari, fa quel che può aggiudicandosi tre gare, ma la FW18 è letteralmente di un altro pianeta e per la battaglia iridata non c'è spazio per nessun'altra squadra, così la lotta per il titolo è un monologo della squadra di Sir Frank. All'ultima gara in Giappone Hill si presenta con ben nove punti di vantaggio, 87 contro 78, e ciò significa che le speranze di Villeneuve sono al lumicino: Jacques deve vincere sperando in uno "zero" di Damon. Il canadese fa la pole, ma parte male e Hill scappa: la corsa è un vano tentativo di Villenueve (sesto dopo il via) di rimontare, ma al 37° dei 52 giri previsti, poco dopo la seconda sosta, la sua ruota posteriore si stacca e finisce nella ghiaia alla prima curva. Gara e titolo, dunque, vanno a Hill, il primo figlio d'arte della storia a vincere il titolo.</p>

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<h2>1998: Schumi si arrende ad Hakkinen</h2>

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<p>Dopo il titolo sfuggito con la ruotata a Villeneuve nel 1997, <strong>Michael Schumacher</strong> e la <strong>Ferrari</strong> ci riprovano l'anno successivo, nel testa a testa contro la <strong>McLaren</strong> di <strong>Mika Hakkinen</strong>, il quale si presenta all'appuntamento decisivo di Suzuka con 4 punti di vantaggio. Il tedesco può solo vincere e sperare che qualcuno si inserisca tra lui e Mika, fa la pole ma al via resta fermo in griglia: si dice errore del pilota, ma più avanti verrà confermato un guasto che ha fatto spegnere il motore. Così, pole vanificata, partenza dal fondo e strada spianata ad Hakkinen: Schumi ci prova con una rimonta forsennata, risale fino al 3° posto ma lo scoppio di un pneumatico pone fine alle sue speranze, con Hakkinen che diventa iridato per la prima volta in carriera.</p>

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<h2>1999: niente da fare per Irvine</h2>

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<p>Alla vigilia del GP del Giappone, di nuovo ultimo round del mondiale, la situazione è simile a quella di dodici mesi prima: c'è <strong>Eddie Irvine</strong>, con la Ferrari, a comandare la classifica Piloti con quattro lunghezze di margine sulla McLaren di Hakkinen, nell'anno in cui Schumacher è messo fuori gioco dalla frattura alla gamba rimediata nel botto di Silverstone. Michael è tornato solo al precedente appuntamento in Malesia (dove ha ceduto la vittoria a Eddie) ed è in pole a Suzuka, ma al via <strong>Hakkinen</strong> lo passa e sarà imprendibile: Mika vince davanti a Michael ed Irvine, portando a casa il secondo titolo. La Ferrari si consola con il titolo <strong>Costruttori</strong>, traguardo che mancava alla casa di Maranello dal 1983.</p>

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<h2>2000: Ferrari di nuovo sul trono</h2>

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<p>Una data che ha fatto la storia delle corse: <strong>8 ottobre 2000</strong>. Dopo 21 anni di attesa, <strong>Michael Schumacher</strong> riporta a Maranello il titolo iridato tra i Piloti. Un'altra stagione combattutissima, di nuovo con <strong>Hakkinen</strong> come avversario, e un'altra stagione che si risolve sull'asfalto di Suzuka, penultimo appuntamento del campionato. Il +8 sul finlandese in campionato alla vigilia della tappa in Sol Levante concede al tedesco il primo match point: Michael è in pole ma sbaglia la partenza e Hakkinen si porta davanti. I due fanno gara a sé, e tra loro comincia un lungo inseguimento che si risolve alla seconda tornata dei pit-stop, quando <strong>Schumi</strong>, ritardando la sosta di tre giri, piazza dei giri veloci utili per prendersi il comando. Gara e titolo per Michael, esplode la gioia Ferrari.</p>

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<h2>2003: più di Fangio</h2>

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<p>Un'annata a dir poco pazzesca quella del 2003, che vede in lotta<strong> Schumacher con la Ferrari, Raikkonen con la McLaren e Montoya con la Williams</strong>. Il colombiano è comunque fuori dalla corsa iridata alla vigilia dell'ultimo appuntamento di Suzuka, con il mondiale che è un affare tra Michael e Kimi. La classifica è buona per il ferrarista, al comando con ben 9 punti di vantaggio (92 contro 83) e quindi in una posizione molto confortevole. Tuttavia, la pressione si fa sentire e la pioggia in qualifica complica tutto, con Schumi relegato in 14° posizione, sei caselle più indietro rispetto a Raikkonen. In gara succede di tutto: Montoya soffia la pole a Barrichello al primo giro ma farà poca strada (motore ko), permettendo a Rubens di tornare davanti e dare tranquillità ad un Michael che invece sbaglia (ala rotta nel duello con Sato) e vive una delle giornate più difficili della stagione e forse della carriera. Barrichello, davanti, gestisce il ritorno di Raikkonen, autore di una bella rimonta fino ad un 2° posto comunque inutile per battere Schumacher al fotofinish. Vince <strong>Barrichello</strong> con Kimi alle sue spalle mentre Schumi, 8° alla fine, è iridato per la sesta volta: superati i cinque titoli di <strong>Fangio</strong>.</p>

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<h2>2011: bis di Vettel</h2>

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<p>Nel 2011 non ce n'è per nessuno contro <strong>Sebastian Vettel</strong> e la fantastica <strong>Red Bull RB7</strong>. Il tedesco vive un'annata trionfale e riuscirà a chiudere i conti già in Giappone, con quattro gare di anticipo. A Suzuka la pole è sua, ma è costretto ad anticipare troppo le soste ed al primo pit-stop si vede sopravanzato dalla McLaren di Button, mentre alla fermata successiva ai box passa pure Alonso, con la Ferrari. Tuttavia, il 3° posto basta ed avanza al tedesco, che si accontenta del gradino più basso del podio per portare a casa il secondo dei suoi quattro titoli iridati.</p>

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<h2>2022: ancora Max</h2>

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<p>Il 2022 è cronaca dei nostri giorni: dopo un inizio di campionato difficile, <strong>Max Verstappen</strong> infila un successo dietro l'altro e si presenta a Suzuka con il secondo match point dell'anno, dopo aver già fallito la prima occasione per chiudere i giochi a Singapore. In Giappone piove, si corre per soli 40 minuti e Max vince davanti a Leclerc e Perez, ma una penalità di 5" fa retrocedere il ferrarista al 3° posto consegnando la certezza matematica del titolo alla <strong>Red Bull</strong> e a Verstappen.</p>

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<p>Suzuka è la pista che in più occasioni ha assegnato il titolo Piloti: la prima volta con Piquet e l'ultima con Verstappen, passando per le imprese di Hakkinen, Schumacher e soprattutto per l'accesissima rivalità tra Senna e Prost</p>
