Daytona è il paradiso dell’appassionato

Daytona è il paradiso dell’appassionato

Ecco come il tracciato della 24 Ore accoglie i racing fans

25.01.2024 ( Aggiornata il 25.01.2024 20:37 )

Quello che accade in pista tutti lo sanno, ma a volte la cosainteressante è indagare il climax dietro le quinte, ovvero tra la gente comune in possesso della pura passione per le corse. Magari rispondendo alla fatidica domanda: come si trova il tifoso qualsiasi in un fine settimana di 24 Ore in salsa Usa? La prima impressione è semplice e piacevole: lo speedway della Florida è anzitutto il vero paradiso del racing fan.

Tutto questo è figlio di una precisa filosofia Nascar a cura della famiglia France, storica proprietaria e depositaria dei destini della categoria, diretta a far divertire l’appassionato dal primo
all’ultimo minuto che mette piede nell’autodromo. A partire dalla gara regina, che ovviamente non è la 24 Ore ma la Daytona 500 per le stock car. Tuttavia non importa: quello che è fatto in chiave Nascar torna utileanche per la categoria Imsa.

Se in Formula Uno si cerca in tutti i modi di ripetere il fascino della fans zone dei tracciati più belli d’America e non solo (vedi Le Mans per la 24 Ore di auto e di moto, dal lungo al Bugatti), sulla pista di culto della 24 Ore a stelle e strisce l’obbiettivo è raggiunto alla grande.

Come? Tanto per cominciare la mega-terrazza panoramica davanti allatribune a strapiombo è tutta riservata agli appassionati, che nellasettimana della 24 Ore possono gustare passeggiando, infield a parte, dalla zona strategica centrale quasi tutta la parte del banking, apprezzando uno stupendo spettacolo. Il tutto praticamente percorrendo in
tondo poche centinaia di metri a piedi, in un tracciato perfettamente
illuminato in notturna.

E anche il fatto di distrubuire gratis la guida con tutti i nomi di pilotie vetture più i colori degli equipaggi è una squisita forma d’attenzionein più.

Lo stesso paddock, a differenza di Le Mans, è libero e accessibilissimo, così come risultano frequenti le sessioni di autografi, e i pit-walk lungo la pit-lane, per ammirare i box aperti degli iscritti alla maratona.

Poi, certo, fare una capatina al pit-shop, il negozio ufficiale, è esperienza interessante quanto rischiosa, perché a spendere cento dollari per un cappellino, un programma ufficiale, due calamite, tre spille e un portachiavi è davvero un attimo, ma questo fa parte del gioco.

Business is bussines, in un luogo in cui racing fan is welcome, l’appassionato, appunto, è il benvenuto. E anche qui vale l’adagio che incarna la filosofia della pista: get comfortable and you get unconfortable: sentiti a tuo agio e arriveranno i primi dolori...


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