WEC Monza, tale e quale a gustare un calice

Viaggio semiserio ma appassionato nel rutilante week end del WEC, tra frotte di pubblico, miti delle corse e Campioni di ieri, oggi e domani...

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14.07.2023 ( Aggiornata il 14.07.2023 11:07 )

A Le Mans ho raccontato la 24 Ore strana e obliqua vissuta nel bosco, ma sull’autodromo per antonomasia non posso far lo stesso, perché è tutto un bosco, anzi, un Parco Reale e non sarebbe mica realistico ripetere l’esperimento. E allora tanto vale vivere, quasi in una dimensione parallela, una kermesse nell’evento e una festa nella festa, come in un settimanale si scopre l’inserto cellophanato che racchiude regali inattesi e inserti piacevoli. Così questo Cuore da Corsa stavolta somiglia a una puntata di quello che gli youtuber chiamano unboxing, cioè lo spacchettamento di qualcosa di terribilmente stuzzicante.

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Monza, venerdì tutti dentro

Se a Le Mans dal venerdì tutti gli sprovvisti di biglietto non entravano più, perché sold out, a Monza capita il contrario algebrico. Tutti dentro. Perfino al paddock. Fantastico. Segnale stupendo e in controtendenza dell’organizzatore, che dalle 12 in poi e fino a sera fa felici tifosi a migliaia e migliaia. Peraltro ordinati, educati ed appassionati. Dove e come? Soprattutto nelle cattedrali dei motorhome Ferrari e AF Corse. Perché il paddock, anche se è bello dritto, è come se pendesse eccome e i tifosi magnetizzati si accumulano alla stragrande, tutti alla ricerca di un autografo di Pier Guidi, Giovinazzi e Calado, i vincitori di Le Mans, ma pure il poleman Fuoco va benissimo e male che va, si fa per dire, una dedica di Molina e Nielsen, in borsa tira più di un ipotetico selfie con Bottas, Zhou o, che so, Sargeant nella contemporanea Silverstone.

Perché a ’sto giro nel paddock Wec si respira un che di trendy ed entusiastico, più acchiappante della F.1. Tanti giovani sono muniti nanco della copia dell’Autosprint post Le Mans, con tanto di poster della 499P. E parecchi, sempre di più, cercano Coletta & Amato Ferrari per un selfie, mentre Crozza in Tv se ne guarda bene dall'imitarli, sennò, see, Ciao. E comincia a girare la voce che Coletta medesimo da giovane in kart andava fortissimo, una scheggia. E un giorno di sto passo vedremo Cannizzo imitare Crozza. Insomma, cambia il mondo. Aleggiano segnali simpatici e importanti i quali, come sempre, si vedono dalle cavolate, che però son sintomatiche.

Jack o'Malley entusiasta

Tra i fan più meravigliosamenbte accaniti, Bruno Jack O’Malley - di anni settanta e dagli Anni ’70 leggenda della F.1 che fu - è e resta un inguaribile innamorato di corse. Ci ritroviamo, ci abbracciamo, mi prende da parte e si lascia andare al usso dei ricordi dolci: "Nel 1968 ero al GP con mio padre, da puro tifoso, e vidi vincere Hulme con la McLaren M7A. Eravamo due come tanti, nel mare di gente, e non avrei mai potuto pensare che nel 1977 a Monza avrei debuttato in F.1 con la McLaren e l’anno dopo avrei vinto l’Euro F.2 con la March di Robin Herd, il progettista di quella M7A, il tecnico della mia vita. Mi vengono i brividi, a pensarci. Gli stessi brividi che provai nel 1969 quando dormii in tenda con mio cugino per assistere 17enne alla 1000 Km di Monza, l’ultima volta che si uso? la Sopraelevata, davanti a un pubblico strabocchevole".

Con bruno alla Parabolica Alboreto

Finisce che facciamo uno scambio. Bruno mi porta alla Parabolica e mi fa scuola di traiettorie, con la promessa che lo introdurrò alla Isotta Fraschini, dove sta per succedere un fatto straordinario. Ma cominciamo dalla Curva Alboreto, dove Jack O’Malley scattedra da campione, mentre infuria una sessione di F.4: "Vedi? Questri ragazzi sbagliano quasi tutti traiettoria. Entrano larghi e poi stringono, d’istinto. Invece il punto di corda coincide con quel palo a centro curva: devi tenerti stretto all’inizio, poi, in corrispondenza del palo stesso cominciare ad allargarti. Così fai meno strada e nel modo più veloce. È il segreto di Monza. Se non capisci questo, ciao. A me lo insegnò il grande Henry Morrogh a inizio Anni ’70".

Inizia la sessione di libere delle Hypercar, Lmp2 e GT e, magicamente, tutti i top driver delle LMH e delle LMDH pennellano la traiettoria invocata da Bruno. "Vedi?, Vedi? Vedi?", dice felice. Poi sorride, scuote la testa e aggiunge: "Belle, queste Hypercar. Comunque negli Anni ’80 la Porsche 962 Gruppo C era ben più selvaggia, prestazionale e ignorante di queste, sia chiaro".

Scoppio di sogno all'Isotta Fraschini

Quello che accade all’Isotta Fraschini nel weekend di Monza ha del fantastico. Tutte le squadre restano chiuse, impermeabili, inviolate come casseforti e comprensibilmente nelle cattedrali dei rispettivi motorhome il pubblico non entra. Invece a casa della IF giornalisti e personaggi dell’ambiente sono ben accetti e pure il pubblico può gustarsi le Tipo 6 da corsa e di serie (di serie si fa per dire), separate solo da fettucce dall’abbraccio visuale della gente. La quale risponde felice facendo massa, strizzando l’occhio al coach driver Montermini piuttosto che ai tester Vernay e Bonanomi.

Ma il piu? carino e diponibile e? Carlo Cavicchi, gia? mitografico Direttore di AS e per l’occasione uomo dei rapporti esterni del’Isotta, che abbraccia Bruno e me e poi dice: "Carissimi, funziona cosi?: noi qui a Monza siamo aperti a tutti e con tutti. Tanto quali segreti tecnici vuoi tenere? Ma su, quelli dei rivali li conosciamo tutti e i nostri, di segreti, i rivali stessi li conoscono prima di noi, quindi a che gioco vogliam giocare? Tanto vale puntare a essere i piu? simpatici, no? Debutteremo in corsa il prossimo anno, intanto stiamo facendo e faremo tante prove, con la Tipo 6 che cresce bene. È questo ciò che conta"...

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