Cunico e la Ford, la storia rivive nel libro di Giovannetti e Lacchetti

Cunico e la Ford, la storia rivive nel libro di Giovannetti e Lacchetti

"Cunico e la Ford - Un binomio vincente" è il libro scritto da Giulio Giovannetti e Umberto Lacchetti sull'asso vicentino, un manuale che ripercorre la carriera del pilota con particolare attenzione al suo periodo con la Ford

23.06.2023 ( Aggiornata il 23.06.2023 15:00 )

“Nessuno si impegna in una ricerca in fisica con l'intenzione di vincere un premio, ma per la gioia di scoprire qualcosa che nessuno conosceva prima”. Questa frase l'ha detta Stephen Hawking, e racchiude il bello della ricerca intesa come voglia di scoprire e giungere ad un qualcosa di mai fatto prima. Hawking non parlava di corse, ma la sua frase è estendibile anche al concetto di ricerca in senso lato. E può valere pure per le fatiche di Giulio Giovannetti, autore insieme a Umberto Lacchetti del libro “Cunico e la Ford nei rally – Un binomio vincente”. Ingegnere e primo ricercatore presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) di Pisa, Giulio Giovannetti si è riscoperto scrittore nel tempo libero. Quella dedicata all'asso vicentino è la sua seconda opera dopo “Il trofeo Ford di Rallycross - Una realtà tutta italiana”, un libro “molto più di nicchia”, come ci ha detto lui, dedicato all'avvincente competizione organizzata a suo tempo da Ford Italia. Quello dedicato a Cunico, invece, è un libro che suona tanto come omaggio all'idolo di infanzia.

La copertina del libro

Ford e Cunico: passione e ammirazione

Entrambi i volumi nascono dalla medesima volontà: colmare un vuoto nella letteratura corsaiola italiana. “Mi reputo un 'fordista' per DNA – ci ha raccontato Giovannetti -, perché a parte una Fiat 500L da neopatentato, ho poi sempre avuto macchine Ford. Ho sempre seguito i rally e Cunico è il mio idolo. Dunque dalla passione per il marchio Ford e l'ammirazione per Franco Cunico è nato questo libro. Avevo sempre sperato di leggere un libro su Cunico e sulla sua storia, in particolare nel suo periodo Ford. Non essendoci, mi sono detto: 'Perché non farlo in prima persona? Proviamoci'. E così ho fatto”.

Il libro racconta tutta la carriera di Cunico, dagli inizi fino alle ultime stagioni di attività, ma si concentra soprattutto sul periodo decennale (dal 1988 al 1998) che vede il pilota veneto vivere una storica collaborazione tecnico-sportiva con la Ford. Per Giovannetti avere il suo pilota preferito sulla sua macchina preferita è stata una specie di folgorazione, ed in questo libro rivive tante emozioni della gioventù: Se io penso a Cunico, l'istantanea che ho è quella di lui alla guida della Escort con i colori Martiniracconta Giulio -, ed è infatti quella l'immagine con cui lo abbiamo messo in copertina. E' come chiedere ad una ragazzo nato a metà anni '90 una fotografia di Michael Schumacher: la prima immagine che gli verrà alla mente sarà sempre quella di Schumi vestito di rosso, indipendentemente dalla gara o dalla pista. Ecco, questo per me è Cunico. Se vedo una tuta targata Martini Racing, io non penso ai vari Kankkunen, Auriol o Biasion, ma a Franco Cunico”. E qui torna il tema della ricerca: “I nomi che ho fatto sono di campioni del rally, che però sono, diciamo così, più noti e quindi più 'inflazionati'. Quello che ho voluto fare io, è stato cercare di valorizzare una storia rimasta per sfortuna un pochino più nell'ombra. Cunico meritava secondo me un libro per quanto fatto nel mondo dei traversi, non solo a livello nazionale ma anche mondiale”.

Giovannetti ha ben chiara quale sia la più grande impresa di Cunico: “Ha vinto tanti titoli italiani ed ha fatto due podi nel mondiale, vincendo pure al Sanremo 1993. Ma per me la più grande impresa di Cunico resta un 6° posto. Prego? “Sì, esatto: un 6° posto. Parlo del Sanremo del 1994, un rally ancora migliore. Cunico perde 2 minuti e 36 secondi per colpa di una fascetta allentata al manicotto del turbo. Finirà sesto ad un minuto e 51 secondi da Auriol. Con un conto spicciolo, possiamo dire che avrebbe potuto vincere quel rally con 45 secondi di margine. E lo dice anche lui, che il Sanremo 1994 è stato per certi versi più importante del Sanremo 1993. A livello di guida, ha messo dietro tutti quanti in quella occasione. Per me è 'la' gara di Cunico. E la ricordo con estremo piacere perché l'ho vista dal vivo, ricordo le speciali nell'entroterra toscano. Ho anche registrazioni fatte con la mia telecamera personale di allora, convertite prima in videocassetta e poi in dvd. Lo ricordo come fosse ieri, Cunico e la sua rimonta con la Escort targata Martini del Jolly Club. Ritorna l'imprinting con i colori Martini”. Nostalgia pura.

Giulio Giovannetti (a sinistra) in compagnia di suo figlio (a destra) e di Gianfranco Cunico (al centro)

Una dedica speciale

L'opera di Giovannetti e Lacchetti non è solo una mera narrazione degli eventi della carriera di Gianfranco Cunico. All'interno c'è anche una sezione dedicata alle auto guidate in gara dal campione italiano ed un'altra ricca di testimonianze, dove gli autori hanno riportato parole raccolte in prima persona da parte di chi con Cunico ha vissuto i rally, al suo fianco o da avversario. E dunque spazio alle testimonianze di Andrea Aghini, Gilberto Pianezzola, Luigi Pirollo, Max Sghedoni. Ma c'è una persona in particolare che gli autori hanno a cuore e si chiama Carlo Micci: un nome caro anche per Autosprint. Micci scrisse su queste pagine nell'epoca in cui il direttore era Marcello Sabbatini, poi visse le corse in tutto e per tutto, lavorando per la Ford. Ma nell'immaginario collettivo è l'uomo che disse no ad Enzo Ferrari, rifiutando garbatamente una proposta da parte di Maranello. “Questo libro mi sarebbe molto piaciuto farlo leggere a Carlo Miccidice con un pizzico di commozione Giovannetti -, e purtroppo questo non sarà possibile. E' scomparso a Pasqua, poche settimane prima dell'uscita del libro. Non ce l'abbiamo fatta e questo mi dispiace tremendamente. Aveva anche l'idea di scrivere una sua biografia e l'avrebbe voluta appunto chiamare 'L'uomo che disse no ad Enzo Ferrari'. Stava cercando un editore che devolvesse almeno il 50% degli introiti ad un'associazione per la ricerca contro il cancro. Non ne aveva ancora trovato uno. L'ultima volta che ci siamo sentiti era molto più affaticato rispetto a quando avevamo parlato della sua esperienza con il Rallycross. I suoi controlli medici, per usare un gergo automobilistico, li chiamava 'tagliandini'. Micci è un po' il ponte tra il primo libro che abbiamo pubblicato ed il secondo, ha contribuito tantissimo a questa micro-collana, chiamiamola così, che abbiamo scritto. Questo libro è dedicato a lui”.

Un punto in comune

Per un ingegnere con la passione delle corse è praticamente naturale pensare ad uno sbocco nell'automobilismo, ma paradossalmente per Giulio Giovannetti non è stato così. “Sì, sono un ingegnere, ma non ho mai pensato di fondere insieme il mio percorso formativo con la mia passione per le corse. Mi sono laureato prima in ingegneria elettronica, quando ancora era a ciclo unico, e da neolaureato mi fu proposta subito una borsa di studio al CNR. Più avanti poi ho deciso di prendere un'altra laurea in ingegneria biomedica, rimettendomi sui libri alla fine della giornata lavorativa. A ciò si è aggiunto un dottorato di tre anni in bioingegneria. Questo per dire che gli interessi nell'ambito professionale non hanno mai riguardato le corse ed i motori e sono contento così: adoro le automobili da quando sono nato, ma dal punto di vista professionale mi è sempre piaciuto lavorare nel settore della biomedica. Sono due mondi diversi e non ho rimpianti che siano rimasti separati nella mia vita”. Però possiamo dire che con questo secondo libro hai portato avanti, e con successo, entrambi i tuoi interessi, giusto? “Sì, possiamo dire così. Di sera, oppure nei weekend, è stato molto bello mettersi alla ricerca di tutte le notizie e documentazioni che poi sono sfociate nel libro”.

E poi Giulio ci saluta con una frase molto bella, per certi versi inaspettata, ma che racchiude il senso di un'esistenza passata tra due passioni apparentemente lontane come quella della biomedica e quella delle corse, ma unite da una parola che lo descrive anche nel lavoro: ricerca, per lui che è ricercatore. “I due libri che ho fatto io avrei voluto trovarli in libreria. Dato che nessuno li aveva scritti, me li sono scritti per conto mio, insieme ovviamente al già citato Umberto Lacchetti. Ecco, da questo punto di vista è venuta fuori tutta la mentalità del ricercatore, il mio ruolo professionale. Sul lavoro, quando ho un'idea, mi documento su quel determinato tema, vedo se già qualcun altro ha avuto un'idea simile ed a cosa è giunto. Dopodiché mi metto alla 'ricerca', appunto, di elementi utili al progetto. Per i libri che abbiamo scritto ho fatto lo stesso, mettendomi alla ricerca di fonti, materiali e quant'altro. C'è una forte relazione tra fare il ricercatore e scrivere un libro del genere. Nelle ricerche scientifiche riporti un po' lo stato dell'arte dell'argomento, riporti cosa già c'è e poi sveli le conclusioni alle quali sei arrivato tu in prima persona. Con Cunico è stato lo stesso: ho riportato eventi già narrati aggiungendo qualcosa di mio, come ad esempio le interviste ad altri piloti. Anche questo significa avere lo spirito del ricercatore, risalire ai contatti dei protagonisti dell'epoca e riportare tutto insieme in un'opera finale”. E allora eccola, la sua ricerca: si chiama “Cunico e la Ford nei rally – Un binomio vincente” ed è pronta per essere scoperta dagli appassionati.

Giulio Giovannetti

Note

“Cunico e la Ford nei rally – Un binomio vincente” è edito da CTL Editore Livorno (Libeccio Edizioni) ed è in vendita dal 2 maggio sul sito dell'editore. È la seconda opera di Giulio Giovannetti e Umberto Lacchetti dopo “Il Trofeo Ford di Rallycross – Una realtà tutta italiana”. Giovannetti (Livorno, 1970) è ricercatore presso il CNR di Pisa, mentre Lacchetti (Mantova, 1961) lavora in ambito amministrativo ed è giornalista pubblicista iscritto all'ordine. 


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