Le Grid Penalty sono una follia

Le Grid Penalty sono una follia

Basta arretrare i piloti e stravolgere le griglie, piuttosto togliete punti ai Costruttori!

19.09.2022 09:54

Meno male, era ora. Ormai anche Mattia Binotto si è espresso chiaramente per rivedere le penalità sui cambi di motore: "I fatti indicano che le tre PU a disposizione per pilota sono troppo poche in questa fase della stagione, per cui bisogna valutare un aumento per i prossimi anni". La presa di posizione della Ferrari conforta assai chiunque dotato di buon senso e buona volontà, perché la mossa del Cavallino sulla scacchiera dovrebbe portare finalmente a una qualche reazione sensata e rettificatrice di una realtà peraltro sempre più assurda.

E' chiaro che tre motori sono pochi

Lo stesso team principal della Rossa nei giorni scorsi ha sottolineato come sia opportuno ridiscutere il numero delle power unit allocabili per pilota in una stagione, dopo che a Monza quasi metà dei partecipanti, ovvero in tutto ben nove su venti, sono caduti nella rete spietata delle famigerate grid penalty. Sempre secondo Binotto, la regola va rivista, anche perché di difficoltosa applicazione, considerando che non solo gli appassionati, ma anche gli stessi addetti impiegano ore e ore a ufficializzare la griglia di partenza comprensiva di tutti gli ordini di arretramento e avanzamento alla luce delle singole sostituzioni. Come noto, a oggi sono concessi tre motori a stagione, poi automaticamente scattano grid penalty. E adesso, quando mancano sei corse alla fine del campionato, siamo entrati nella fase critica, con solo sei piloti su venti ancora non toccati dai salassi. E guarda caso sei su otto di questi sono della famiglia Mercedes. È l’ovvio motivo per cui a Toto Wolff l’attuale regola sta invece benissimo. E te credo.

Esempi pratici

Tanto per fare due esempi tosti, nel bene e nel male, Max Verstappen nella gara di Spa, in Belgio, pur detenendo la pole, si era ritrovato quattordicesimo in griglia, mentre il debuttante Nyck De Vries a Monza, quindicesimo nella lista dei tempi delle prove ufficiali, è stato proiettato addirittura a esordire in quarta fila causa guai altrui, peraltro dopo ben cinque ore di attesa del provvedimento che stabilisce la griglia, ovvero tanto quanto occorre in ben altri contesti per un parto cesareo. Dai, andiamo al punto della questione.

Perché il concetto delle penalità è da rivedere

È proprio il concetto stesso di Grid Penalty - fiore all’occhiello dell’era turboibrida e simbolo di una F.1 che attraverso l’affidabilità forzata intende limitare sia i costi che la potenza -, a risultare nei confronti dei piloti sempre pià demenziale, iniquo, orrendo. C’era una volta, in annate tipo il 2017 o il 2018, l’arretramento selvaggio delle McLaren di Alonso e Vandoorne di decine e decine di posizioni, tanto che, avessero dato retta alle regole, i due malcapitati la domenica di Gran Premio sarebbero dovuti partire dal marciapiede dell’albergo. Ma quelli erano gli aspetti più folkloristici della faccenda, che toccavano solo chi era messo davvero male e aveva power unit che duravano quanto la pipì di una farfalla, come l’Honda d’allora.

Adesso a pagare sempre più salato colpe che non hanno sono soprattutto degli insospettabili e, soprattutto, degli assoluti innocenti Perché se un pilota col bilancio power a rischio durante il Gran Premio fa fuori un motore, metti Carlos Sainz in Austria (che è andato pure a fuoco, per l’occasione), non solo si rovina la gara che avrebbe potuto vincere, ma in pratica si pregiudica pure quella successiva, dovendo partire (penultimo), avendo sforato il limite di unità concesse. E il tutto, appunto, senza colpa alcuna del conduttore stesso.

Nel bene e nel male conta la macchina, non l'uomo

Questo è il trionfo in negativo della macchina sull’uomo, che ormai è solo l’intestatario al quale va girata la cambiale. Perciò, al di là delle prese di posizione della Ferrari, vien da dire, una volta di più, basta a questa iniqua follia. Più rispetto per i piloti e meno per i motori. L’affidabilità degli endotermici o della componentistica in genere non è un valore più importante della capacità di guida, anzi. Lasciateli liberi di correre, i boys, anche perché questo, ab origine, nasce e comunque per certi versi resta un campionato del mondo Piloti, e non Costruttori. La parte premiante per le Case è una mera sovrastruttura, non la sezione portante della filosofia stessa della sfida.

Cosa succedeva in passato

Anzi, sino alla fine degli Anni ’80 la tendenza della normativa era esattamente quella opposta, grazie ai cosiddetti scarti di punteggio, che permettevano di non considerare i peggiori risultati ottenuti nel computo in vista della classifica finale. Tutto questo proprio per evitare di inficiare la valutazione dei risultati del pilota con delle prestazioni nulle dovute a capricciose rotture del mezzo. Lì sì che si rispettava chi guida. Ora no. Il conduttore è in balia del destino del propulsore e delle componentistiche non solo in diretta ma a punizione doppia, perché, appunto, al danno immediato gli si sovrappone pure la beffa dell’arretramento alla partenza. Così, mentre resta un assoluto mistero per mezza giornata l’esatta composizione della griglia soggetta al dosaggio alchemico dei misteriosofici principi punitivi per delinearne i tratti finali, di certo c’è solo che l’uomo è soggetto alla macchina, sempre più ad essa schiavo e assai meno di prima rispettato, tutelato e considerato motivo stesso della sfida. No, adesso interessa soprattutto capire e sapere i powertrain che durano di più, mica chi spinge più degli altri... Tutto ciò è ridicolo, ingiusto, iniquo.

Finale di stagione a rischio

E lo sarà ancor più in tracciati come Singapore, Austin, Città del Messico e Interlagos, almeno quattro su sei dei restanti che compongono i terreni di sfida di fine mondiale, sui quali sarà ben più difficile sorpassare e rimontare rispetto a circuiti iperveloci e semi-autostradali come Spa e Monza. È tempo di fare qualcosa, per tutelare i piloti, al fine di permettere finalmente agli spettatori di tornare a capirci qualcosa sulle griglie di partenza e anche per dare un rinnovato segnale di equità.

I rimedi

Come? Vari potrebbero essere i rimedi. Come minimo, già reintrodurre gli scarti di punteggio per i peggiori risultati darebbe una mano ai piloti medesimi. Eppoi, per tagliare il problema alla radice, non sarebbe male traslare esclusivamente sui Costruttori le conseguenze negative di una rottura o di una sostituzione extra limite, per esempio togliendo dei punti ad hoc in classifica Costruttori, che alla fine della fiera si tradurrebbero in un salasso in denaro, con conseguenze collaterali anche sul budget cap. Se le tocchi dove fa più male, stai certo che le Case poi staranno ben più attente all’affidabilità, ma lasciamo stare chi guida e rischia di suo in pista. Comunque, qualsiasi cosa, pur di farla finita con questa pazzia. Si corre per premiare il pilota più veloce, non il Costruttore che monta impianti che non si fermano mai. Il mondiale Duracell lasciamolo ai cartoni animati. Che l’uomo sia più rispettato, please, tornando, almeno in questo, a prevalere sulla macchina.


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