Ferrari a Le Mans, ritorno insuperabile

Ferrari a Le Mans, ritorno insuperabile

Questa non è solo una partecipazione che sa di gloria e nostalgia, ma un evento epico ed epocale. un centenario onorato che sa di culto dell’identita’, di omaggio e rispetto ad ali e radici del Cavallino Rampante all’insegna di sfida e tecnologia. riconoscendo che, come dice Venditti, certi amori fanno giri immensi e poi...

05.06.2023 10:11

Non era mai successo che una forza dominante tornasse in un evento che ne ha sancito l’ascesa dopo mezzo secolo d’assenza. Come se l’Impero Romano s’iscrivesse alla Nato. O Atlantide e Mu all’elenco delle potenze marinare. O Nabucodonosor si presentasse candidato sindaco alle elezioni comunali di Babilonia. Ovvero il Biondo, Tuco e Sentenza si rimettessero a cercare oro nella tomba di Stanton. Mai visto questo, direbbe Marc Gené, strapazzando congiuntivi e mordendo perifrastiche, come Trinità e Bambino di fronte a padellate oliose di fagioli con le cotiche.

Il ritorno atteso della Ferrari

Ecco, fermi tutti: l’ultima Ferrari iridata e in gara alla 24 Ore di Le Mans veniva concepita esattamente alla fine dell’anno in cui impazzava il sequel di Trinità. Giusto per avere un’idea. E la cavalcata di Merzario e Pace, sul podio alla fine con la 312 PB, avveniva nel 1973, poco dopo che Coppola e Brando avevano vinto l’Oscar col Padrino, mentre era al Governo il Divo Giulio con l’Andreotti secondo, in attesa di lasciare spazio al Rumor quarto. Insomma, è una vita che aspettiamo il ritorno di un prototipo ufficiale Ferrari alla 24 Ore di Le Mans. Forse sul Pianeta Terra solo la mancata reunion dei Beatles ha sommato nei decenni altrettante accorate preghiere di realizzazione, in questo caso non esaudite. E sogni traditi. Ma la Ferrari no. A Le Mans torna.

Prove già iniziate

E mentre leggete queste righe i motori delle 499P di AF Corse staranno già latrando a tutta sull’Hunaudieres, come non ci fosse un domani. Perché le stelle più belle e le comete più amate son come gli amori nelle canzoni di Venditti: fanno giri immensi e poi ritornano. Sissignori, questa non è solo storia, ma poesia che sfreccia, una faccenda magica d’allineamento di pianeti che sembra tipo quando vai all’Ikea, sbagli a pronunciare il nome di un prodotto e così facendo evochi un demone millenario. La nascita delle competizioni automobilistiche la conoscono tutti.

L'epica delle corse e dei Cavalieri del Rischio

A fine ’800, con le prime pioneristiche maratone da città a città. La nascita del culto dell’Uomo al volante, dell’eroe invitto e delle prime galoppate dei Cavalieri del Rischio ha gli Anni del Novecento ed è frutto delle gesta epiche di Nazzaro, Bordino, Nuvolari, Campari e Varzi. Fino ad allora e fino a loro il campione contava più del metallo con cui sfrecciava. E perfino Adolf Hitler, il quale aveva iniettato danaro e svastiche nei Gran Premi dalla seconda metà degli Anni ’30, dovette riconoscere che Caracciola, Rosemeyer e Stuck alla fine della fiera risultavano assai più amati di Mercedes e Auto Union, poiché era il coraggio degli eroi a prevalere sulla volontà di potenza dei bolidi e mai viceversa. Fino al giorno e alla notte che cambiarono per sempre la storia motoristico-amatoria di tutti noi. E anche se dovevamo ancor nascere, fa lo stesso. Tra il 25 e il 26 giugno 1949 una macchina rossa e italiana proprio come l’Alfa Romeo, che aveva già vinto quattro volte consecutive a inizio Anni ’30, ma più strana, fascinosa e inattesa, con Luigi Chinetti e Lord Selsdon a turno al volante - più Chinetti, per la verità -, si aggiudica la 24 Ore di Le Mans.

L'alba della Ferrari

La Ferrari ha due anni d’età, come un bimbo che comincia a esprimersi con grazia, ed è alla prima grande affermazione internazionale, perché la Mille Miglia è la gara di casa, lo scudetto, mentre la 24 Ore rappresenta la Champions League. Il trampolino che lancia. Rampa missilistica che proietta nello spazio profondo, là dove nessuno s’era spinto così precoce. Passano tre lustri. Pochi. Ma la Ferrari vince nove dei primi unici mondiali endurance e a Le Mans nove edizioni della 24 Ore, fino al 1965. Le chiamano prove del nove mica a caso. La Casa del Cavallino Rampante, fondata da un quasi cinquantenne nel 1947, tal Enzo che a guardarlo in faccia sembra già anzianotto e oltre la collina, unendosi a Le Mans, nella notte, con la pioggia, il vento e poi il sole strano e aggressivo di questo posto della Francia, circa 200 km a sinistra di Parigi, crea una reazione simbiotica unica e gloriosa. Prodigio chimico-emotivo che per la prima volta nelle storia del Motorsport fa nascere oltre a tante imprese un culto preciso, che tutto muta. Quello per la Ferrari. E non solo. Con esso, il superamento della supremazia eroica dell’Uomo e del Pilota, sull’autorevolezza e la magnetica malìa feromonica della macchina. Perché Ferrari non vuol dire solo Ferrari, ma nuovo ordine delle cose: se dalla notte dei tempi esistevano magia bianca e magia nera, dall’endurance, dalle mille maratone epiche, con Le Mans in testa, nasce la magia Rossa. Quella che per la prima volta cambia le carte in tavola, nelle corse e non solo, rendendo il bolide più importante di chi lo guida e più amato. Oltre che antropomorfo e femmineo soggetto del desiderio. Da lì c’è il punto di non ritorno, come nella notte in cui, all’interno del ciclo di Terminator, le macchine sfidano e superano l’uomo. Spiegandogli che potrà solo difendersi, prendendo atto che la scienza speciale può più dell’indomito ardire in carne e ossa, producendo creature rombanti ma viventi.

Il legame tra Ferrari e Le Mans

Già. La Ferrari diventa davvero Ferrari a Le Mans e da Le Mans. E da lì in poi fa inesorabilmente innamorare principi, vedette, capi di stato, marajah, premi Oscar, Henry Ford II, sottosegretari con le cambiali, impiegati del catasto e perfino mio zio Raniero col motocarro. Tutti. Piloti compresi. I quali ormai sanno e prendono atto che è arrivato un qualcosa che da lì in poi sarà amato ben più di loro. È dal 1965 che una Ferrari non vince a Le Mans. Ed è dal 1973 che neanche ci prova. Così questo ritorno deciso dal Presidente Elkann e dolcemente sognato e preparato da Coletta ha connotazioni che vanno totalmente al di là dello Sport e della sfida, assumendo contorni epocali, apicali e epici che involvono - direbbe chi ha studiato - aspetti culturali, onirici e misteriosofici. È ritorno laico alla casa del padre, questo, cortocircuito di rinascita dal brodo primordiale, l’omaggio al passato che ritorna, il gusto di mettere ali Hypercar per carezzare radici, onorando e allineando l’identità con la tecnologia.

100 anni di Le Mans, ma non solo

Poi certo, mica le saghe rendono ciechi, oltre alla Ferrari in ballo c’è il centenario della maratona della Sarthe, i 30 anni dall’ultima vittoria Peugeot, il mezzo secolo dalla nascita dell’Oreca, i vent’anni dall’ultima vittoria Bentley e i 65 anni dal giorno in cui Michel Vaillant ebbe il foglio rosa, ma, che ci volete fare, testa e cuore, adesso come adesso, vanno da un’altra parte. Volano verso i box di AF Corse e Amato Ferrari, a cercare con lo sguardo ansioso e il cuore in tumulto lo sfavillare di vernici vermiglie spalmate sulle forme flessuose delle 499P cristallizzate da Cannizzo. Perché i veri amori son fatti di reinnamoramenti improvvisi, inaspettati e violenti e chi ama sul serio prima o poi ci ricasca dentro, avoja, pure con le scarpe. Benvenuti a questo ritorno d’antica fiamma, dunque. Venite, accomodatevi pure nelle origini e pure nel futuro della poesia più bella che il mondo delle corse ha: preparatevi a gustare questo omaggio che la Rossa farà alla classica più sontuosa, alla corsa più famosa e importante del mondo, nonché pure a se stessa. Sfrecciando, oggi come allora, per un giorno intero. Bucando la esse di La Foret per aggredire Tertre Rouge e baciare l’Hunaudieres, preparandosi ad Arnage e alle esse Porsche, nel ricordo di Maison Blanche. Mentre su al villaggio un’orchestrina suona, pioviggina appena e nell’aria della sera sembra poter apparire Steve McQueen in tuta Gulf, con una leggenda infinita a incendiargli gli occhi screziati di cielo.

Comunque vada, bentornata, Ferrari, alla 24 Ore di Le Mans.


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