«Chi vince il Gp di Cina? Non faccio pronostici. Preferisco concentrarmi sul lavoro per mettere nella condizione uno dei nostri due piloti di vincere e dopo vediamo». Alla vigilia del Gp di Cina, 2° round del Mondiale F.1, Toto Wolff ci ha concesso un’intervista esclusiva senza dribblare gli interrogativi. A Shanghai si arriva trascinati dall’onda lunga di un successo della Ferrari dopo un’attesa infinita: in Mercedes c’è la convinzione che questa stagione potrà essere più dura delle altre ma che alla fine sarà più bello festeggiare contro un rivale finalmente tosto.
Già, la Ferrari subito vincente in Australia ha riacceso gli entusiasmi ma non ha certo fatto ritrovare la parola agli Uomini in Rosso sempre a testa bassa e sempre coi piedi per terra padroni del loro destino. Una sorta di Ferrari’s Karma che nella religione e filosofia indiana indica il frutto delle azioni compiute da ogni vivente, che influisce sia sulla diversità della rinascita nella vita susseguente, sia sulle gioie e i dolori nel corso di essa; quindi di «destino», concepito però non come forza arcana e misteriosa ma come complesso di situazioni che l’uomo crea mediante il suo operato.
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Sembra quasi la storia del Reparto Corse di Maranello, da Arrivabene a Binotto; da Fraboni a Sassi, da Cardile a Resta: gli uomini del Presidente che di fronte alle tante cassandre hanno chiuso bocca e orecchie cercando di far compiere al destino un giro che per molti pareva scontato. «È stata una vittoria molto bella, frutto del lavoro svolto in Ferrari. Quella in Australia è stata una vittoria tecnica, di potere, da parte del nostro Cavallino. Un ottimo inizio, che non può far altro che far sperare in una grande stagione di F.1. La Ferrari ha vinto per merito, non per un errore altrui e questo è importante», ha commentato Massimiliano Morini, sindaco di Maranello subito dopo il trionfo di Melbourne interpretando il pensiero di molti anche di tanti suoi concittadini che sul petto portano lo scudetto della Scuderia.
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Intanto a Parigi nei giorni scorsi s’è parlato del futuro: sia le Case già impegnate nelle competizioni, sia quelle che vogliono sapere che cosa potrebbe accadere dal 2020 in poi in fatto di motorizzazioni in F.1. Al tavolo si sono seduti oltre ai quattro Costruttori presenti nel Circus (Mercedes, Ferrari, Renault e Honda) anche Alfa Romeo (rappresentata da Heinz Harald Wester) e Gruppo Vw (era presente il presidente della Lamborghini, Stefano Domenicali).
L’intenzione comune sarebbe di trovare una semplificazione tecnica dell’ibrido che permetta anche un adeguato risparmio di costi ma lasciando dei contenuti innovativi che possano incrementare l’efficienza delle future power unit. Certo è che la presenza di Wester e Domenicali ha aperto una ridda di voci. Soprattutto per quanto riguarda l’Alfa, che potrebbe essere il marchio dei motori clienti della Ferrari. Insomma, all’orizzonte potrebbero profilarsi panorami interessanti.
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A proposito di panorami interessanti. Quello che vuol disegnare Mick Schumacher fa battere il cuore. Intervistato da una tv tedesca ha raccontato: «Il mio idolo è mio padre, semplicemente perché è il miglior pilota che ci sia stato. È il mio modello. Anche io voglio diventare campione del mondo di F.1, credo sia un desiderio condiviso da qualunque ragazzo impegnato nell’attività di driver. A me piace guidare in modo aggressivo, mi piacciono i duelli ruota a ruota. Ho molto da imparare ancora ma sono animato da un’enorme ambizione».
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