Facile dire:
“Due soste”. Il
Gran Premio di Abu Dhabi ha sì certificato la validità delle due fermate ai box su ogni altra tattica alternativa, ma l’interpretazione data dai diversi protagonisti ha consentito di guadagnare molte posizioni per alcuni, perdere molti secondi per qualcun altro. La
Pirelli immaginava una gara con primo stop al 10mo giro per montare le morbide e confermarle alla tornata 31.
Nico Rosberg e Kimi Raikkonen seguono pressoché alla lettera il “suggerimento”, con il finlandese a tardare di un giro in occasione della seconda fermata.
Poi ci sono le
variazioni sul tema di Vettel, Grosjean e Hamilton. Partivano indietro Seb e Romain, 15mo e 18mo per vicissitudini varie. Entrambi hanno deciso di affrontare una lunga fase iniziale di gara,
partendo con gomme morbide anziché supermorbide e costruire un primo run basato su un passo consistente ma che non distruggesse le coperture a macchina pesante. Risultato? Ventitreesimo giro, quello del primo pit per entrambi, quando erano risaliti nelle posizioni alte della classifica, beneficiando delle fermate di quanti li precedevano e occupavano la top ten in avvio.
Sia
Vettel che
Grosjean hanno dovuto sfruttare la gomma e la pista libera davanti per costruire margine sui diretti avversari, che nel caso di Sebastian significava la
veloce Force India di Sergio Perez. E la gestione ottimale della gomma morbida ha permesso al ferrarista di continuare a guadagnare (seppur pochi decimi) anche con un set giunto praticamente a fine ciclo, contro Perez su gomme più fresche. Al giro 39, poi,
gomme supersoft per andare fino al traguardo, 16 giri da completare e un sorpasso da portare a casa per agguantare la quarta piazza.
Grosjean ha pittato 4 giri dopo, al 43mo, anche lui necessariamente a calzare le
Pirelli rosse. A tal proposito, colpisce il
mancato “azzardo” di Hamilton. Ha ritardato eccessivamente la seconda sosta, errore clamoroso che l’ha visto sprofondare da 1” a ben oltre 10” al rientro in pista, peraltro sempre con le gomme morbide. Avrebbe potuto tentare la carta delle
supermorbide? Senza una
Ferrari “vicina” e consistente, con
Raikkonen sul compound
prime forse sì, ma il rischio che non garantissero un arrivo tranquillo ha portato il pilota a confermare le morbide.
La strategia degli altri, di quanti popolano la top ten o giù di lì, si è caratterizzata per un primo stop molto anticipato rispetto alle previsioni.
Perez, Ricciardo, Hulkenberg, Massa, Kvyat e Sainz hanno fatto la sosta tra il quinto giro (Kvyat) e il settimo (Hulkenberg e Sainz), con la conseguenza di anticipare anche il secondo pit, seppur con minor scarto sulle previsioni
Pirelli (24mo giro Hulkenberg e 28mo Sainz). La
Force India ha coperto con il tedesco il run più lungo sulle coperture gialle, 31 giri, mentre
Merhi ha tenuto per 28 giri le supersoft, “record” che ne fa il pilota capace di affrontare il
GP di Abu Dhabi con una sola sosta ai box.
In termini velocistici, aver utilizzato le supermorbide nel finale e a macchina leggera, vede svettare
Vettel nella tabella dei tempi con le
option: 1’44”550 contro un buon 1’44”796 di
Alonso, davanti anche a
Verstappen, 1’45”746. La graduatoria dei tempi più rapidi con le
soft vede invece
Hamilton in testa: 1’44”517.
Raikkonen 1’44”942 e
Rosberg 1’45”356.
Adesso è tempo di guardare al 2016, già da martedì, con le
12 ore di test per raccogliere dati sulle nuove costruzioni e i compound, Ultrasoft inclusa, mescola buona in prospettiva proprio per Abu Dhabi, dove ieri i livelli di usura e degrado sono rimasti nei limiti, sperimentando solo alcuni frangenti con del graining per alcuni.
Fabiano Polimeni