Gara ineccepibile fin dal via: così Lewis Hamilton conquista la vittoria del GP a Budapest ma anche la testa della classifica mondiale. Scatta discretamente allo spegnersi del semaforo rosso, sfrutta senza esagerare l'inserimento in curva 1 all'interno di Nico Rosberg, e dopo un paio d'occhiate a entrambi gli specchietti per sincerarsi di cosa faceva il "terzo incomodo" Daniel Ricciardo, si invola verso la vittoria. E sottolineiamo "si invola" perché quei 2 secondi scarsi sull'ex leader della classifica, al traguardo, sono menzogneri: l'inglese ha sempre avuto la gara in mano e l'ha controllata e gestita come voleva.
Fortunatamente a ravvivare la gara c'è stato il duello nella parte finale fra le Red Bull e le Ferrari: queste ultime alla fine si sono dimostrate più veloci, perché anche senza arrivare alla vecchia regola "chi ti tiene la scia è più veloce di te", è stato evidente come Ricciardo e Verstappen abbiano dovuto difendersi al meglio delle loro possibilità. Soprattutto il giovane Max, che non ha proprio fatto sconti a un Kimi Raikkonen che stavolta ha convinto, nella sua rimonta dal 14esimo posto sullo schieramento, che non voleva certo mandare in fumo per una manovra smodata. Verstappen è stato aspro nella sua difesa, anzi diciamo pure bastardo, ma non ha violato la lettera del regolamento quando deviava una sola volta di traiettoria in rettilineo e poi solo quando inseriva in curva (manovra consentita). Così ha fatto quando Raikkonen non è riuscito ad evitare il contatto in curva 2, rimettendoci un pezzo di ala e le possibilità di attaccarlo in seguito. Meno accettabile invece l'atteggiamento complessivo e soprattutto quello scarto avuto ad un certo punto alla prima staccata per "chiudere" un attacco già iniziato del finlandese: ricordiamo che per questo stesso genere di manovra (su Massa) Perez era stato giustamente penalizzato a Montreal 2014. E comunque, non esiste solo l'articolo sui cambi di traiettoria, nel regolamento…
Tornando alla gara di Raikkonen in sé, va dato merito come il finlandese abbia finalizzato ottimamente la tattica di partire con le gomme soft, montando poi due set di supersoft che ha tenuto per 21 e 20 giri (quando la Pirelli indicava 14 tornate massime). Aver ottenuto il giro più veloce in gara non è indicativo più di tanto (gli altri avevano le soft) ma comunque era più veloce di Verstappen sul finale, quando però il danno all'ala anteriore ha reso più gravi i problemi di stabilità aerodinamica della SF16-H in scia alla RB12. Tanto da non poter uscire abbastanza velocemente dall'ultima curva dell'Hungaroring per attaccare in rettilineo, arrivando anzi probabilmente ad acuire il degrado delle gomme.
Passando a Vettel, dopo una toccata presa al via da Verstappen (ma era Seb all'esterno e Max alla corda, quindi…) bravi in Ferrari a giocare la carta dell'undercut sul primo cambio gomme, solo che poi gli strateghi di Ricciardo hanno contrattaccato pesantemente sullo stesso piano, facendogli effettuare la seconda sosta quando mancavano ben 37 giri (più di metà gara) al traguardo. Un undercut difficilmente anticipabile e che nei giri finali ha permesso a Daniel di pensare solo a difendere il terzo posto dagli attacchi di un pur più veloce Seb. Per cui è vero che se guardiamo al risultato complessivo - che certamente è ciò che conta a fine gara - la Red Bull ha raccolto più della Ferrari, ma negare che quest'ultima fosse più veloce in pista sarebbe semplicemente sbagliato. Allora dove è mancata la Ferrari? Stavolta diremmo in nulla, nemmeno sul piano della strategia che tante volte abbiamo criticato. Semplicemente, in Red Bull sono stati abili a giocare al meglio le loro carte: bravi! Volendo recriminare a tutti i costi, ci sarebbe magari da discutere su quella mancata applicazione della regola del 107% in qualifica, che avrebbe fatto partire ben più arretrate le RB12, ma qua passiamo alla "politica".
Di fatto oggi le Mercedes sono apparse ancora le più veloci come sempre - tuttavia i 25 secondi finali sulla coppia Ricciardo-Vettel sono "falsi" e dovuti esclusivamente alle manovre difensive dell'australiano - e pure le Red Bull e le Ferrari sono apparse "su un altro pianeta" rispetto al resto dei concorrenti, finiti infatti tutti doppiati. Compatibilmente con i "ferri" a loro disposizione, va lo stesso dato merito a Fernando Alonso e Carlos Sainz per il risultato finale, e un pochino meno anche a Valtteri Bottas e Nico Hulkenberg. In particolare i due spagnoli hanno ben difeso quanto mostrato di buono nelle prove (non dipendeva solo dalla pista bagnata, dunque) mentre la Renault non è riuscita a concretizzare meglio una gara comunque al di sopra degli standard precedenti, quando Jolyon Palmer è finito in testacoda alla curva 4 mentre era in zona punti.
Parlando della curva 4, era assieme alla 11 quella dove erano stati installati i sensori elettronici per dissuadere dall'allargamento eccessivo e reiterato (pena drive-through). Ebbene, magari non sarà la soluzione più romantica al problema dei piloti che sfruttano troppo le zone in asfalto al di là dei limiti di pista, però alla fine non ha dato veri problemi (al contrario dei cordoli "tritasospensioni"), ha dissuaso a sufficienza e quindi in definitiva ci è parsa decisamente la "meno peggio" fra tutte le soluzioni adottate finora. Stando in tema regolamentare, infine, che dire del drive-through comminato a Jenson Button? È la prima applicazione della da poco rivista regola sui team radio, ma accanirsi su un pilota che già è condannato alle retrovie per problemi di motore (che poi l'hanno costretto al ritiro) solo perché dai box gli dicono di continuare (una volta era penalizzato l'invito a ritirarsi: i tempi cambiano…) ci sembra antisportivo e becero.