Deflagra in un’esplosione gigantesca la Red Bull. L’uscita di scena di Chris Horner segna la fine di un’epoca. È l’eruzione più potente dentro a un impero diventato un vulcano dopo la morte del suo fondatore Dietrich Mateschitz avvenuta nel 2022. Da quel momento in poi niente è stato più come prima. La monumentale eredità ha dato vita a faide, veleni, polemiche. Da una parte la metà dalla metà thailandese dell’azienda facente capo a Chaleo Yoovidhya (51%) che aveva sempre sostenuto Horner, dall’altra la metà austriaca in mano all’erede Mark Mateschitz (49%) a supporto del consulente Helmut Marko. Tra i due schieramenti il terreno è sempre stato magmatico e all’interno dell’azienda col passare del tempo si è creata una linea di frattura sul tema degli investimenti Red Bull nel campo dello sport.
Da tempo serpeggia l’insoddisfazione per i soldi spesi nel calcio e c’è chi, già solo dopo poco più di un trimestre di attività, non è contento di Jürgen Klopp come “Head of global soccer” del marchio. Anche peggio gli investimenti attivi con KTM nella MotoGP ormai dal 2017: l’azienda motociclistica austriaca, da sempre abituata a vincere nelle varie categorie in cui decide di correre, al vertice delle due ruote non sta cavando un ragno dal buco. Inoltre è in corso lo scioglimento del team Alinghi, potentemente sponsorizzato da Red Bull in America’s Cup che – come in una chiusura di cerchio – è definita la Formula Uno della vela. Nel quadro della razionalizzazione degli investimenti dello sport, una parte dei soci si è arrivati alla decisione di sollevare dall’incarico Horner dopo la sua riconferma.
Chris alla porta
Dopo venti anni di onorato servizio, condito da 8 titoli iridati Piloti (4 con Vettel e 4 con Verstappen) e sei titoli Costruttori, Horner viene accompagnato alla porta. Dietro le solite frasi di circostanza si nasconde la storia di un rapporto ormai compromesso. E qui tocca ricordare che la vicenda della dipendente che lo ha denunciato, pur archiviata dall’azienda dopo un’inchiesta interna, non è esaurita e il Tribunale del Lavoro del Regno Unito ha fissato la prossima udienza per il gennaio 2026.
Le accuse includono comportamenti inappropriati e controllo coercitivo e, ovviamente, nessuno può escludere che tutto si chiuda con un’assoluzione o con un accordo finanziario stragiudiziale. Ma la situazione rimane incandescente e tutta la vicenda ha finito col pesare sulla prosecuzione della ventennale collaborazione. In più la crisi tecnica in cui il team sta versando, tenuto a galla solo dal fuoriclasse Max Verstappen, ha portato alla clamorosa svolta.
Repentina accelerazione
La repentina accelerazione è dovuta anche alle voci di mercato che vedono al centro dell’attenzione il quattro volte campione del mondo. Le sirene della Mercedes e quelle dell’Aston Martin rappresentano una grossa tentazione per Max legato alla Red Bull con un contratto che scade nel 2028 ma anche con diverse clausole che potrebbero determinare la sua uscita qualora la monoposto non sia competitiva.
E poi ci sono i rapporti al vetriolo tra Horner e Jos Verstappen. L’ultimo faccia a faccia tra i due è andato in scena nell’ultimo Gp a Silverstone. Non è certamente un caso che lo scoop sul licenziamento di Chris sia stato fatto proprio dall’olandese De Telegraaf, lo stesso che aveva scoperchiato il verminaio dello scandalo nel quale il team principal è stato accusato di comportamento inappropriato nei confronti di una dipendente.
Niente Ferrari per Horner
E ora mentre si ricompone il puzzle interno con lo spostamento dalla Racing Bulls alla Red Bull dell’ex ferrarista Laurent Mekies che a Faenza sarà sostituito da Alan Permane, Chris Horner rimane a piedi schiacciato dalle lotte di potere e da una vicenda giudiziaria che si sta rivelando pesante come un macigno. Le voci che si sono scatenate immediatamente su un suo possibile trasferimento alla Ferrari sono destituite di ogni fondamento. Non c’è stata (di recente) e non ci sarà in futuro nessuna trattativa per il trasferimento del team principal inglese alla corte del Cavallino. Questo è quanto si apprende al momento e questo è quello che riportiamo. È l’ultima scossa di un terremoto potente destinato a rimanere nella storia della F1.