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Faggioli, la leggenda della porta accanto

Alla Rieti-Terminillo della scorsa settimana il fiorentino Simone Faggioli di Best Lap, pilota della Nova Proto NP 01-2, firma il nono successo personale nella gara dell’AC reatino, conquistando lo scudetto numero 18, primo del neonato Campionato Italiano Supersalita.

Diciotto titoli tricolori sono un traguardo che segna il più storico sorpasso mai avvenuto alla voce campionati italiani della Montagna, perché con questo hurrà Simone si pone appunto 18 a 17 rispetto all’immenso Mauro Nesti, il quale per arrivare a tale quota contava anche un alloro ottenuto coi prototipi in pista.

A ciò Simone aggiunge undici titoli europei rispetto ai nove dell’asso di Bardalone, ma con i confronti e i raffronti diretti è meglio fermarsi qui, perché agitare numeri diversi d’epoche non omogenee serve solo a originare teoremi da bar.

Anche della rivalità, peraltro sempre accesa, con un altro grande, del tutto contemporaneo, Christian Merli, non è il caso di parlare più di tanto, perché non è questo il punto.

La sola cosa certa è la fine del sogno Renault F.1

Simone Faggioli Casco d'Oro

Qui e ora c’è altro d’urgente e indifferibile da dire, sul 46enne Simone - Casco d’Oro di Autosprint 2017 e vicino ai 300 trionfi di gara - e il suo favoloso palmarès.

In fondo, se l’automobilismo da corsa e i piloti di riferimento da tre decenni hanno decisamente virato verso l’ultraprofessional modaiolo, sconfinando in alcuni casi nel finto e sul patinato, Faggioli in ventisei anni consecutivi di gare con i prototipi nelle cronoscalate è il rappresentante numero uno dei puristi irriducibili.

Di quelli che corrono, diciamolo senza retorica, mettendo in palio ogni volta la pelle, ben sapendo che il rischio non verrà mai ripagato fino in fondo, a prescindere dal risultato.

Faggioli, pilota prezioso

Nessuno al mondo, in questo quarto di secolo, ha sfiorato ostacoli fissi a oltre 200 all’ora meglio e più di lui, veruno ha tagliato più traguardi facendo ciao ciao a strapiombi e scarpate, sbarbandosi coi rail, solo raramente in versione bilama.

Simone non ha frotte di addetti stampa che lo schermano dal mondo, centellinando interviste. Se ci fate amicizia e gli piacete, magari v’invita pure a casa, per una grigliata.

È l’unico supercampione dell’automobilismo moderno con le pappette rosse, quasi a sottolineare perfino somaticamente una derivazione per niente metropolitana ma genuinamente di provincia, con un spirito incontaminato di villaggio, di focolare, di amici e calore, quando i motori sono spenti. Non a caso ama puntualizzare: «Adoro la mia squadra, il clima di famiglia che c’è, babbo che fa da supervisore, mia sorella che cura la parte amministrativa e mia moglie le iscrizioni... Cioè, per me gareggiare è come andare in vacanza con la gente che amo, con gli amici in aggiunta, e questo è molto bello».

Mamma Graziella, firenzuolina di Caburaccia e babbo Mario di Candeli di Bagno a Ripoli, a suo tempo pure lui pilota di prototipi, sono le sue colonne. Sponsor oceanici non ne ha mai avuti.

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