L'editoriale del Direttore: Basta rovinare questa F1!

L'editoriale del Direttore: Basta rovinare questa F1!

Il modello americano che chiede sempre spettacolo anche quando non serve, non ci appartiene

Andrea Cordovani

03.04.2023 09:32

Altro che bandiera rossa. E' arrivato il momento di alzare definitivamente quella bianca, perché siamo prigionieri di uno spettacolo che non è più quello che abbiamo sempre conosciuto, disarmati davanti a uno show che traccia una linea di demarcazione molto netta tra passato, presente e futuro, lanciando la F.1 in una dimensione da paradisi artificiali. Questo è un boomerang che a lungo andare torna indietro e si ritorce contro questa F.1 che produce grandi numeri e un mare di soldi ma che alla fine scontenta gli appassionati. E' il momento di dire basta. Basta con questo sistema perverso dove tutto deve essere fuochi d’artificio e si usano mille artifizi per creare spettacolo.

Non c’è dubbio: il GP d’Australia 2023 passerà alla storia con un record tutt’altro che invidiabile. Tre bandiere rosse, quattro partenze e un arrivo in parata dopo la safety car. Una trama horror dentro un Mondiale che vuole regalare emozioni da film, in pieno stile Netflix, ma si trasforma in una commedia comica dove si ride per non piangere. La Formula Uno sta completamente perdendo il senso della realtà. Non si può interrompere la corsa per ogni incidente. E non si può ogni volta voler creare suspence nel tentativo di rimescolare le carte perché è evidente che tra i contendenti ce n’è uno (Max Verstappen) che sta uccidendo ogni tipo d’incertezza scavando il solco tra sè e gli avversari.

Il ricorso continuo alla bandiera rossa è esercizio indispensabile in caso di sicurezza, ma a Melbourne è sembrato soprattutto un sospetto esercizio di zelo per rimettere in moto uno spettacolo che non ha sempre bisogno del defibrillatore per rianimare la contesa. Certo il direttore di gara prende provvedimenti che sono a favore della sicurezza, ma come conseguenza di tanto rigore, crescono a dismisura i rischi delle ripartenze e le immagini dell’Albert Park sono la riprova perfetta di questo stato delle cose.

La sensazione chiara, lampante, evidente è che si cerchi ancora più show ma si finisca per scontentare tutti. Ribadiamo il concetto: il direttore di gara Niels Wittich agisce a norma di regolamento. Il suo operato sta dentro ai confini delle norme, si basa sull’assoluto rispetto delle regole ma anche sulla totale mancanza di buonsenso. Non si può stare in cabina di regia dei GP con il solo obiettivo di non aver rischi. Così si manomette il Dna della F.1 che velocemente si sta trasformando in un altro sport. E' proprio un problema di cultura sportiva.

Il modello americano dello sport che deve essere sempre spettacolo anche quando non serve, anche quando tutto diventa pacchiano e ridondante. Una cultura che non ci appartiene, che fa impazzire gli americani ma distante dal Vecchio Continente perchè il sale di tutto è l’impresa sportiva, il gesto tecnico, la passione vera, quella che fa battere forte il cuore, non il contorno o il tentativo di creare interesse ed effetto sorpresa a tutti i costi, pensando che gli appassionati si bevano tutta questa pozione magica che pare salvifica e invece ti manda direttamente alla toilette. Il problema è annidato dentro a quelle regole che stanno trasformando questo sport. Un rispetto letterale delle norme che spazia dai piercing di Lewis Hamilton fino al divieto di festeggiamenti da parte del personale delle squadre quando i piloti passano sotto la bandiera a scacchi. Un guazzabuglio di cavilli sta mandando in cortocircuito la F.1. A colpi di bandiera rossa il Circus vuol fare la rivoluzione. Però diciamolo: ormai neanche alla Festa dell’Unità se ne vedono più così tante...


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