Ormai ci siamo: manca sempre meno alla nuova Ferrari, che è stata battezzata F1-75 in onore agli anni trascorsi da quando Enzo Ferrari scelse di diventare costruttore; un'attesa che ogni anno attira i tifosi in tutto il mondo
E' un'attesa laica, che ogni anno cade più o meno nelle stesse settimane, sebbene senza la precisione assoluta di un compleanno o di una ricorrenza. E' un'attesa fatta di euforia e timore, di curiosità e aspettative, di promesse che si spera sempre possano essere mantenute.
Sta per scoccare il capodanno maranelliano, quello del benvenuto all'ultima creatura. Nata sotto il segno di un nuovo regolamento che offre l'opportunità di cancellare delle annate scialbe, opache e senza guizzi. Un'occasione da sfruttare nella maniera più assoluta, con la pressione che si è fatta macigno da sopportare nelle ultime, frenetiche ore prima che il mondo scopra il progetto nato come 672, divenuto 674 e battezzato F1-75, in omaggio ad una storia che puntualmente si rinnova: il nome è dedicato alla tradizione, con quel "75" che conta gli anni trascorsi da quando Enzo Ferrari decise di mettersi in proprio, per costruire le sue auto, senza più gestire quelle altrui.
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Sarà bella? Sarà brutta? E' la prima domanda che sorge, perché l'occhio vuole la sua parte. Ma poi l'estetica lascia il posto a quello che conta davvero, indipendentemente da come una macchina viene fuori dalle foto. E passano in secondo piano anche tutte le quisquilie sul rosso, perché se è vero che sempre rossa sarà, il colore mica è sempre lo stesso: più opaco? Più acceso? Più scuro? Senza dimenticare i contorni artistici, legati a sponsorizzazioni e non, quando il rosso viene accompagnato dal bianco, dal nero o da un altro tipo di rosso da mettere in contrasto. Bazzeccole, di fronte alla domanda suprema: sarà veloce? E, quindi, in ultima analisi: sarà vincente?
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C'è chi con questa F1-75 si gioca la reputazione, oltre che al futuro della propria carriera lavorativa. Far bene significa tenere fede a speranze antiche, quando il 2022 sembrava l'unica via di salvezza per rifuggire un presente mediocre: era il 2020, al nuovo regolamento mancavano due anni e c'era poco da festeggiare. Poi quel futuro prossimo si è fatto più vicino, sempre di più, fino a diventare immediato presente. E ora tempo non ce n'è, tranne quello per dire benvenuta, accenderla e partire.
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Principesse in fondo lo sono tutte, lo diventano in automatico grazie a quel Cavallino Rampante impareggiabile nella leggenda e nell'ammirazione, unico nelle forme e universalmente riconosciuto come il simbolo da corsa più amato al mondo. Regine invece lo diventano in poche, perché per mettersi la corona bisogna meritarselo. L'ultima regina inizia ad essere un po' attempata, in là con l'età: è la F2008, vincente tra i Costruttori e battuta tra i Piloti con un epilogo che grida ancora vendetta; inizia ad essere stanca sul trono, in attesa di qualcuna che le succeda, per ringiovanire un regno che sta aspettando da troppo tempo.
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