Newey e la Ferrari, quell'occasione del 1993 in cui disse no

Newey e la Ferrari, quell'occasione del 1993 in cui disse no© Sutton/Motorsport Images

Il progettista inglese racconta i due momenti in cui è stato più vicino alla Ferrari, soprattutto lo scenario del 1993 e le ragioni che lo spinsero a fare altre scelte

Fabiano Polimeni

28.09.2023 ( Aggiornata il 28.09.2023 13:05 )

Di strutture satellite, Adrian Newey non vuole sentirne parlare. Così, immaginare di coniugare la vita privata e quella professionale, pensando di poter lavorare dall'Inghilterra per una Ferrari in piena fase di costruzione, come quella del 1993, non fu un'opzione contemplata dal geniale progettista inglese.

Newey ne parla al podcast Beyond The Grid, ammette il dispiacere per non aver mai lavorato in Ferrari e indica i due momenti nei quali è stato davvero vicino al Cavallino rampante. Uno, soprattutto: "La Ferrari mi avvicinò una volta al tempo della mia esperienza in Indycar, che probabilmente non conta, poi nel 1993 e, notoriamente, nel 2014. Quella del 1993 fu davvero una tentazione alta. Andai giù, Jean Todt aveva appena iniziato e ricordo come parlasse dell'idea se ingaggiare o meno Michael, mi chiese se pensassi fosse una buona idea".

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Newey: il secondo matrimonio e la scelta di casa

"La ragione principale per cui non andai fu il fallimento del mio primo matrimonio, per varie ragioni ma principalmente perché partii verso la Indycar e vivevo negli USA durante la stagione. All'inizio mia moglie venne con me, ma non amava davvero vivere in America e tornò indietro. Quello fu un momento che mise a dura prova il nostro matrimonio e dal quale non recuperammo mai davvero.

Nel 1993 ero sposato da un anno, al secondo matrimonio, e non volevo fare lo stesso errore". La vita privata prima di quella professionale, che peraltro poggiava sulle solide garanzie della Williams di inizio anni Novanta, dove approdò nel 1991 dopo l'esperienza in Leyton House. 

Ferrari? Le strutture satellite non funzionano

Lavorare da direttore tecnico di un team impone, nel caso della Ferrari, il trasferimento in Italia. L'idea di una struttura satellite come quella dalla quale operò Barnhard, non è un modus operandi nel quale Newey crede: "Non chiesi mai e non ci credo. Se decidi di andarci, la Ferrari è una squadra italiana. L'idea di avere un centro di ricerca e progettazione in un posto completamente diverso dalla squadra corse non è un concetto in cui credo".

L'idea del 2014 per la frustrazione Renault

Il 1993 fu il momento davvero più vicino tra Newey e la Ferrari, non l'unico in cui si avviarono delle discussioni. "Nel 2014 nacquero puramente dalla frustrazione. Non volevo lasciare davvero ma ci trovavamo in quella posizione con Renault che non aveva progettato un motore turbo ibrido competitivo. 

Accadde al primo anno, ok, con regole nuove tutti facciamo degli errori. Poi, però, incontrammo Carlos Ghosn con Christian ed Helmut per provare a mettere pressione e aumentare il budget. Lui ci disse di non avere interesse nella Formula 1 e di essere in Formula 1 solo perché la sua gente del marketing diceva che dovevano starci. Fu un posto davvero deprimente in cui essere. 

Emotivamente sì, in un certo modo mi dispiace non aver lavorato con la Ferrari. Come vale, ad esempio, per il non aver lavorato con Fernando e Lewis, sarebbe stato favoloso ma non è mai accaduto. A volte sono le circostanze, va così".

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