Tanti auguri Adrian Newey: 65 anni di successi

Tanti auguri Adrian Newey: 65 anni di successi© Getty Images

Il 26 dicembre 1958 a Stratford-upon-Avon, la città di Williams Shakespeare, veniva alla luce Adrian Newey, il progettista più vincente di sempre in F1: ecco segreti e particolarità di una carriera irripetibile

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26.12.2023 ( Aggiornata il 26.12.2023 09:01 )

Gli abitanti di Stratford-upon-Avon nascono con una spada di Damocle a cui da quelle parti sono abituati: qualunque cosa faranno della loro vita, non saranno mai più famosi del loro cittadino più illustre, un tale William Shakespeare. È il vanto di una città conosciuta nel mondo grazie al più grande drammaturgo della storia e che ogni anno accoglie poco meno di cinque milioni di visitatori proprio per questo. Eppure, pur essendo una città composta da meno di 30 mila anime, deve esserci qualcosa di segreto nell'aria di quella cittadina delle Midlands Occidentali: perché pur essendo così piccola ed essendo statisticamente improbabile dare i natali a due grandissimi della storia, circa 400 anni dopo Shakespeare a Stratford sull'Avone (questa la traslitterazione italiana) vi è nato l'ingegnere più vincente della storia: Adrian Newey.

Adrian Newey, un tipo lungimirante

Era il 26 dicembre 1958 e Shakespeare se n'era andato già da quasi 350 anni, quando Adrian venne alla luce in una casetta di sconosciuti, perché a sua madre si ruppero le acque mentre la famiglia si stava dirigendo all'ospedale. Figlio di un veterinario con la passione per la meccanica e di una ex autista di ambulanze durante la guerra, Adrian a 6 anni aveva già capito che le macchine da corsa sarebbero state la sua vita ed a 12 aveva deciso che le avrebbe progettate.

Non si può dire che non sia stato lungimirante, come lo fu al momento della scelta universitaria, nella seconda metà degli anni '70: scelse il corso in aeronautica non perché avesse una particolare passione per gli aerei, quanto piuttosto perché aveva compreso come, in una F.1 in cui stavano sbarcando le macchine ad effetto suolo, il tema dell'aerodinamica sarebbe stato sempre più dominante.

Da lì ai titoli a ripetizione con Williams, McLaren e Red Bull (unico progettista di sempre a trionfare con tre scuderie diverse), c'è stato un percorso che ha saputo affrontare anche i bassi e scelte non facili da prendere, come il “” alla Red Bull alla fine del 2005 o il “no” alla Ferrari, con cadenza più o meno ripetuta. Una volta erano i figli piccoli, una volta la moglie (a proposito: Amanda, quella di adesso, è la terza), una volta i cani: la verità è che Adrian non si è mai sentito sicuro di lasciare l'ambiente inglese, e per lui che è diffidente per natura Imola 1994 non può essere stata che un'aggravante su un eventuale sbarco in Italia. Newey a Maranello è un po' come Senna alla Ferrari: una suggestione destinata a rimanere tale per l'eternità.

Adrian, un analitico che sa godersi la vita

E' cortese e sorridente, duro quando serve e dotato di una capacità analitica unica sul lavoro. Il suo nome, ormai altisonante, fagocita tutta la fama, anche quella degli altri: eppure lui non è mai stato restio a delegare, a fidarsi dei suoi collaboratori, spesso scelti personalmente e pescati dalla stessa università di Southampton nella quale ha studiato lui. Le deleghe, appunto: ormai questa F1 non è più la F1 che ha conosciuto lui più di 40 anni fa, quando fu assunto dalla moribonda Fittipaldi come aerodinamico junior prima di scoprire, in pochi giorni, che in realtà aerodinamici senior non ce n'erano. La successiva esperienza in America con la IndyCar (all'epoca CART) risulta utile ancora oggi, quattro decenni dopo, quando è stato uno dei pochi a prevedere con largo anticipo il ritorno prepotente del porpoising sulle vetture di F1: alla Red Bull è bastato un test per risolverlo del tutto.

Dicevamo delle deleghe: non potrebbe essere altrimenti per uno che si definisce “dinosauro”, per il semplice motivo che lui del computer non sa che farsene. Ama comporre ancora oggi al tecnigrafo, laddove il suo pensiero risulta più fluido, e la matita resta il mezzo più rapido per tradurre il pensiero. Al CAD, lascia fare agli altri; a lui basta la sua stanza, ormai occupata per il 50% del tempo: perché Adrian è uno che ha imparato a godersi la vita, tra giri in bici (ha rischiato grosso in Croazia, nel 2021), auto d'epoca e progetti esterni, come la Valkyrie o gli studi sulle barche dell'America's Cup, un'altra grande passione.

Se vogliamo mettere in parole semplici il modo di fare di Newey, è questo: legge il regolamento, fissa i punti della sua idea di base, le possibili soluzioni le fa sviluppare ai collaboratori e quando tornano indietro con una visione d'insieme, poi è lui ad indicare la via. Era così fino a qualche anno fa, quando la Red Bull vinceva con Vettel ed i V8 aspirati, ed anche se oggi è difficile tracciare con precisione dove finiscano le mansioni di un ingegnere e dove comincino quelle di un altro, dove c'è Newey continua ad esserci la vittoria: non può essere un caso.

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