GP Giappone: i 5 temi del fine settimana

GP Giappone: i 5 temi del fine settimana© Getty Images

A Suzuka la Red Bull torna a dominare: distacchi ridotti rispetto al 2023, soprattutto nei confronti della Ferrari, ma battere questa RB20 sarà difficilissimo. Esulta comunque il Cavallino Rampante, così come l'eroe di casa Tsunoda

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08.04.2024 11:45

Penelope non porta sfortuna!

Dell’infanzia di Max Verstappen si sono dette e scritte tante cose. Il carattere irascibile di papà Jos anche nei confronti di mamma Sophie, l’educazione fatta più di bastone che di carota, una disciplina ferrea vista come l’unica strada per arrivare ad essere il più forte di tutti. Una famiglia che si è spezzata, forse, proprio perché Jos aveva deciso di fare di Max il suo progetto di vita. Chissà se questo ha influito, quando Max ha deciso di prendersi come famiglia una famiglia già pronta: Kelly aveva già una figlia di circa un anno e mezzo, Penelope, quando ha ufficializzato la sua relazione con Max. E Max per questa bambina, che poi altri non è che la figlia del pilota di cui ha preso il posto in Red Bull, Daniil Kvyat, pare proprio andarci pazzo.

Sono storie di vita come altre, se non fosse che Max Verstappen fa il pilota di F1 e Kelly è a sua volta figlia di un altro tre volte campione del mondo, Nelson Piquet. Sono storie di vita che si tingono di rosa quando Max, di fronte ai microfoni, racconta come vincere a Suzuka fosse diventato importante per non far sentire Penelope… in colpa, dopo averla portata nel box in Australia: “Penelope mi ha chiesto perché mi fossi ritirato a Melbourne. Le ho detto che la macchina era andata semplicemente in fiamme. Penso che oggi Kelly sia contenta che non sia accaduto nulla, altrimenti avrebbe iniziato a pensare che Penelope mi portasse sfortuna”.

Verstappen mattatore a Suzuka

Alla fine Penelope sfortuna non l’ha portata, e Max, come da copione, ha vinto una gara in cui l’unico problema è stato rimanere davanti al via”. Questo per dire delle preoccupazioni della sua domenica, una sorta di passeggiata tra i ciliegi in fiore del Giappone. Con qualche nota negativa e tantissime di positive, come una Red Bull tornata prevedibilmente davanti con una superiorità chiara e nessun allarme d’affidabilità, cosa che riconduce l’episodio di Melbourne ad un caso isolato e niente più (anche perché è stata questione di negligenza umana e l’errore è stato subito individuato, tant’è che sono già state cambiate delle procedure). Tra le note “negative”, se di negativo si può parlare, una RB20 che non ha restituito le medesime sensazioni di Suzuka 2023 della RB19, forse inarrivabile da quel punto di vista, ed un distacco che rispetto a sei mesi fa, pur restando notevole, è diminuito di una buona fetta, almeno rispetto alla Ferrari. A meno che la Rossa non sia come la McLaren dello scorso anno, fortissima su piste come Suzuka ma molto più indietro su altri circuiti (ma non sembra essere così, al momento), sono segnali che porteranno il team di Milton Keynes a non sottovalutare il resto della stagione, quando lo sviluppo continuerà ad essere fondamentale.

A proposito di sviluppi: sulla RB20 è apparso il primo pacchetto di aggiornamenti, una scelta già programmata (e decisa addirittura prima dei test in Bahrain) per non ritardare troppo le prime novità, dal momento che le prossime due gare, Cina e Miami, avranno entrambe il format sprint. Gli aggiornamenti di Suzuka hanno riguardato la gestione dei flussi a livello di raffreddamento ed un nuovo fondo, elemento di importanza vitale per la prestazione. Quantificare la bontà di queste novità a livello cronometrico è difficile, anche perché quando una monoposto presente dei pezzi nuovi poi c’è tutto un lavoro di ottimizzazione da fare che non è detto dia subito i frutti al primo weekend in cui questi elementi vanno in pista. Però sono stati sicuramente aggiornamenti importanti, per una Red Bull che rispetto all’anno scorso è alle prese con una macchina un po’ diversa.

Avversari più vicini, ma Red Bull continua a dominare

Premesso che immaginare di avere lo stesso margine del 2023 sulla concorrenza sarebbe stato utopistico, per il progetto 2024 la Red Bull ha intrapreso una strada che punta ad avere una macchina costante nel rendimento nel più ampio spettro di condizioni possibili. Le prime quattro gare, delle quali si può fare un bilancio tecnico dopo la prova nella galleria del vento a cielo aperto che è Suzuka, hanno detto che questa RB20 non ha lo stesso margine della RB19, ma che al tempo stesso ha esteso la sua lunghissima “coperta” riproponendosi molto forte ad esempio anche in qualifica, se è vero che Verstappen ha portato a casa quattro pole position su quattro. Non a caso, tra la RB19 e la RB20 non si è cercato tanto un aumento del carico assoluto, quanto una costanza di questo carico ancor più marcata rispetto al precedente modello e ancor più indipendente dalle altezze da terra: l’anno scorso si parlava molto di una RB19 concepita per girare molto bassa e rigida a livello sospensivo, mentre da questo punto di vista la RB20 pare meno estrema. Per avere la certezza che sia così, bisogna attendere le piste cittadine, dove il passaggio sui cordoli e l’assorbimento di avvallamenti e dossi è una fase cruciale del giro e dunque della prestazione. Di sicuro il compromesso sulla RB20 dà sempre un risultato eccezionale, sia da una pista all’altra che tra qualifica e gara: Verstappen ha rifilato a Sainz 25” in Bahrain e 20” a Suzuka, dunque distacchi più o meno simili su due piste molto diverse, dove c’erano all’opera le stesse gomme e si adottavano strategie a due pit-stop in entrambi i casi. Vale lo stesso discorso a Suzuka tra qualifica e gara: su un tracciato dove partire in prima fila è importante, la Red Bull è riuscita a issarsi davanti sia in prova che in gara. Poi è vero, c’è il discorso dei distacchi più contenuti rispetto alla passata stagione: non deve sorprendere, perché inseguire è sempre un po’ più facile (si può mettere anche così: chi insegue ha sempre più margine di crescita) e perché mantenere il vantaggio del 2023 era utopistico pure tra le mura di Milton Keynes.

Distacchi ridotti (a Suzuka in gara la Rossa è passata da 44” di ritardo a 20” in sei mesi, dimezzando il distacco medio sul giro) significano un grande lavoro in primis per la Rossa, ma non possono essere visti come una bocciatura della Red Bull, anzi. Fermo restando che la RB20 è comunque cambiata tanto, e non è detto che non abbia anche lei altri margini di crescita non trascurabili, non bisogna dimenticare che Verstappen ha sparato il giro veloce al giro 50, con gomme che avevano già coperto 16 giri: una distanza notevole per il degrado che si è visto a Suzuka, e basti vedere quanto più forte stesse andando Sainz rispetto a Norris e Leclerc con 10 giri di gomma in meno. Per cui, pur esaltando (giustamente) il percorso di recupero della Ferrari, non si può trascurare gli indizi forniti dalla Red Bull stessa, di cui è lecito pensare che, dopo aver scommesso su un cambio d’assetto all’ultimo minuto per migliorare il passo gara (che evidentemente non era stato così forte, carichi di benzina a parte, nelle libere 3), sia andata in gara alla domenica tenendosi un margine in tasca per preservare le gomme proprio per i timori emersi nel sabato mattina giapponese. Il recupero rapido di Perez ogni volta che si è trovato nel traffico potrebbe essere un altro indizio di un potenziale pronto a venir fuori solo ed esclusivamente quando ce n’era bisogno, sorpasso o giro veloce da fare che fosse.

Per cui nel box di Milton Keynes possono sorridere un po’ tutti. Può farlo ovviamente Max Verstappen, che nel tumulto vissuto dalla squadra è riuscito a restare apparentemente isolato da tutto. Magari è anche merito di Kelly, di cui si è spesso detto che ha avuto il merito di dare a Max una serenità incondizionata anche lontano dalle piste, e forse è pure merito del sorriso di quella bambina, Penelope, che oggi può essere orgogliosa, dall’alto dei suoi quasi 5 anni, di non portare sfortuna. Anzi: magari, crescendo, si riscoprirà addirittura un talismano, se il suo “padrino” continuerà a fare certi numeri.

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