GP Canada: i 5 temi del fine settimana

GP Canada: i 5 temi del fine settimana© @RedBullRacing

Giornata di traguardi per Red Bull e Verstappen: la squadra raggiunte le 100 vittorie in F1 mentre Max eguaglia Senna a quota 41 successi; Hamilton ed Alonso lottano mentre la Ferrari lancia segnali di ripresa

19.06.2023 ( Aggiornata il 19.06.2023 12:04 )

Al fianco di Ayrton

C'è modo e modo, di raggiungere il numero di vittorie di Ayrton Senna. Alain Prost, ad esempio, a quota 41 ci arrivò in Messico, nel 1990 e prima del brasiliano, senza poter sapre che quella cifra sarebbe diventata simbolica. Sebastian Vettel ci arrivò in Ungheria, nel 2015, in una delle sue gare più belle con la Ferrari, anche se quella volta la commozione era tutta rivolta a Jules Bianchi, scomparso pochi giorni prima, mentre Lewis Hamilton fece 41 a Suzuka, anche lui nel 2015, mentre si avvicinava a grandi falcate verso il terzo dei suoi sette titoli. Michael Schumacher, invece, fu quello che rese il raggiungimento delle 41 vittorie più sacrale: era il 2000 e veniva da una pressione pazzesca prima di Monza. Prost a parte, era l'unico di questa ristrettissima schiera di piloti ad essere in pista nel giorno in cui Ayrton morì. E crollò, emotivamente, come mai aveva fatto prima.

Questa commozione Max Verstappen non l'ha mostrata, e probabilmente nemmeno l'ha avvertita. Come Lewis e Seb, l'ha vissuta con l'incredulità del momento, perché raggiungere lo stesso numero di vittorie di Ayrton non dev'essere un traguardo da prendere alla leggera. Ma come Lewis e Seb, non averci mai corso a fianco e non averlo mai conosciuto, contrariamente a Schumacher, ha reso il tutto emotivamente meno forte. Max è anche il primo pilota a raggiungere Senna tra quelli che al momento della sua scomparsa nemmeno erano nati: anche questo è un segno del tempo che passa.

Sicuramente arriverà l'ondata preventiva dei “Max non vale Ayrton”. Lo si è detto anche di tutti gli altri piloti, Schumacher compreso. Da un punto di vista statistico, è chiaro che le classifiche della F1 andranno verso una rilettura particolare: i calendari sempre più lunghi facilitano il mettere insieme determinate cifre se si è di fronte ad un dominio tecnico come quello attuale. E Max non sta facendo altro che capitalizzare quanto di buono gli sta offrendo la carriera: una macchina dominante in grado di fare otto su otto in avvio di campionato, ma non sarebbe nemmeno tanto onesto ricondurre tutto alla superiorità del mezzo. Perché ora non si può più nemmeno dire “tutti con quella macchina vincerebbero”. Perez, ad esempio, con quella macchina non sta vincendo, anzi sta vivendo una crisi involutiva paurosa. E' la stessa cosa che abbiamo visto l'anno scorso: da quando sulla Red Bull sono arrivati determinati aggiornamenti, Max si è adattato e invece Checo si è perso. Aveva detto, Sergio, di aver capito come rendere con costanza per tutto l'anno: facciamo che ci riproverà nel 2024.

Nelle ultime tre gare il messicano ha raccolto 21 punti, Verstappen 76. E oggi viaggia con 69 lunghezze di margine. Come abbia fatto a riuscirci, è presto spiegato: la dote dei campioni, è quella di saper massimizzare sempre il risultato. A Baku, ad esempio, Max ha in parte sofferto: non è riuscito a portare nemmeno un attacco a Sergio, ma ha controllato ed è finito 2°. Le giornate no capitano, ma quando capitano a Sergio, costui non riesce nemmeno a fare il minimo sindacale. E' così che le classifiche si dilatano e le possibilità di stare quanto più vicino a Max in classifica evaporano. Sembrerà assurdo, ma in otto gare Perez è finito giù dal podio già quattro volte, segno che questa Red Bull, seppur fortissima, ha bisogno di qualcuno che la sappia far andare davvero. Questo pilota, per ora, è Max Verstappen. Se Ayrton fosse in pista, magari non sarebbe tenero con lui, come fece come Michael Schumacher; ma di sicuro, ne riconoscerebbe il talento.

Verstappen: "Impensabile raggiungere certi numeri"


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