GP Giappone: i 5 temi del fine settimana

GP Giappone: i 5 temi del fine settimana© Getty Images

A Suzuka Max Verstappen ottiene la certezza del secondo titolo sulla pista della Honda, nel giorno in cui non si placano le polemiche nei confronti della Fia, nell'occhio del ciclone soprattutto per la presenza della gru in pista

10.10.2022 11:30

Bene, bravo, bis

Il suo nome sull'albo d'oro lo potevano scrivere da un pezzo, facciamo da Budapest o al più da Spa. Restava solo da capire quando, Max Verstappen sarebbe diventato bi-iridato. E tutti, in Red Bull ma anche in Honda, si auguravano capitasse proprio qui, a Suzuka. Il perché, non c'è neanche bisogno di spiegarlo. Poteva essere festa grande, e così è stata, proprio nella casa del motorista, ben felice di tornare a comparire sulle fiancate di Red Bull ed AlphaTauri, a sancire un addio che sembra essere sempre più fittizio.

Probabilmente era anche il diretto interessato, Max, a sognare di vincerlo a Suzuka. Perché con tutto il rispetto per Singapore od Austin, non è propriamente la stessa cosa. Le altre due hanno una storia moderna, Suzuka “è” la storia. E basta leggere l'albo d'oro, per capirlo. Favorita da un piazzamento in calendario, negli ultimi trenta e passa anni, che facilita le chiusure matematiche dei titoli da queste parti, un po' come accadeva a Monza nei primi decenni della ultrasettantenaria storia della Formula 1. E infatti, la pista nella prefettura di Mie e quella in Brianza sono quelle che hanno incoronato più volte i campioni del mondo: 12 volte la prima, 11 la seconda, con Monza che proprio ieri ha ceduto il suo “scettro” in questa particolare classifica. Parlando di territori, invece, il Giappone è stato teatro di assegnazione del titolo in ben 13 occasioni: alle 12 di Suzuka va aggiunta la famigerata edizione del 1976 che premiò James Hunt nel diluvio del Fuji.

Ma Suzuka, dicevamo. Vincendo in questo spicchio del Sol Levante Max Verstappen si aggiunge ad una nutrita schiera di campioni del mondo che si sono cinti il capo di alloro in questi 5807 metri d'asfalto. Il primo, da queste parti, fu proprio suo suocero, Nelson Piquet, iridato qui 35 anni fa, nel 1987. Kelly, sua figlia e attuale compagna di Verstappen, non era ancora nata, figuriamoci Max, che sarebbe arrivato nel decennio successivo. Dunque in ritardo per vedere i titoli “suzukiani” (neologismo creato all'istante) di Prost (1989), Senna (tre, e tutti su questa pista: 1988, 1990, 1991) ed Hill (1996), ma in tempo per vedere, o almeno poter dire di essere nato in tempo, per quelli di Hakkinen (due, nel biennio 1998-98), di Schumacher (due in Giappone tra i sette conquistati, 2000 e 2003) ed il secondo dei quattro titoli di Vettel, arrivato a Suzuka nel 2011. Chiaramente, una buona, e ottima, compagnia.

No, questo titolo non è una sorpresa, già da qualche tempo. Quindi, probabilmente, Max ha avuto il tempo di pensare a come festeggiarlo, a dove festeggiarlo, rigustandosi passo passo i momenti salienti di una stagione trionfale. Certo, fare troppi voli di fantasia è stato inutile: poteva immaginarsi di tutto, tranne di vincere il titolo senza saperlo, o meglio, scoprirlo direttamente da Johnny Herbert, che lo ha avvisato della penalità a Leclerc, arrivata mentre lui già stava concedendo i primi pensieri sulla gara al microfono dello stesso Johnny. Nella perplessità generale, perché nemmeno lui sapeva dell'applicazione del punteggio totale. Un modo originale di vincere, senza nemmeno bisogno di aspettare altre due settimane.

La corsa nipponica è stata un po' l'emblema della stagione, almeno a sprazzi. Uno spunto micidiale da fermo di Leclerc come la vittoria in Bahrain, la risposta perentoria all'esterno di curva 1 di Max come i successi di Jeddah e Imola, una prima parte di gara piuttosto ravvicinata (come la classifica nel primo terzo di campionato) e poi, a lungo andare, una fuga praticamente in solitaria di Max. Sempre secondo questa metafora tra stagione e gara, Leclerc non si augura di vivere altre similitudini: cioé farsi beffare per la piazza d'onore proprio in dirittura d'arrivo, visto che ora Perez è tornato avanti nel mondiale, anche se per appena un punto. Roba che non interessa minimamente Max, il cui compito più impegnativo, da qui ai test del 2023, sarà quello di organizzare una lunga e meritata vacanza.

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