GP Las Vegas, dove eravamo rimasti: dai titoli di Piquet e Rosberg alla "nuova" F1

GP Las Vegas, dove eravamo rimasti: dai titoli di Piquet e Rosberg alla "nuova" F1© Motorsport Images

Dopo più di 40 anni la F1 torna a fare tappa a Las Vegas, con un evento però che niente ha a che vedere con quello che andò in scena di fronte all'hotel Caesars Palace: stavolta è Liberty Media a metterci soldi e speranze

15.11.2023 ( Aggiornata il 15.11.2023 12:48 )

Fa strano dirlo, ma questo non è un "benvenuti". Piuttosto, è un "bentornati". Non c'è niente in comune con oltre 40 anni fa, nemmeno mezzo metro d'asfalto. E' cambiata pure la dicitura, da GP Caesars Palace a GP Las Vegas. Una città che torna in calendario, anche se sono cambiate macchine, pista, interpreti e organizzatori.

L'organizzatore? La stessa F1!

Quello che Liberty Media vuole, è in primis evitare che si ripetano gli scenari del 1981 e del 1982, gli unici due anni in cui un GP a Las Vegas trovò spazio in calendario. Doveva essere una festa, fu un'occasione persa: l'ennesima per una nazione, gli Stati Uniti, che della F1 non ha saputo veramente che farsene fino all'avvento di Liberty Media. Tra Las Vegas, Phoenix, Dallas, Detroit e Long Beach, nessuno riuscì a fare veramente breccia nel cuore degli americani, e nemmeno il megalomane progetto di Indianapolis, con una pista apposita. Con Austin gli States hanno ritrovato una vera casa per il loro GP, ma è solo in questi anni di Liberty Media che hanno trovato un'identità in F1.

A proposito di identità, questo GP di Las Vegas rispecchia pienamente l'idea della società americana di promozione e mediaticità della piattaforma "Formula 1". Alcune accuse, nemmeno tanto velate, sono quelle di uno show che sarà ancor più importante della gara in sé: il sospetto è forte, ma aspettiamo a giudicare. Anche perché, con questa gara (la prima direttamente organizzata dalla stessa F1, che ha messo sul piatto più di 400 milioni), Domenicali e compagnia si giocano una buona fetta di credibilità di fronte ai futuri soci e investitori: perché ricordiamo che Liberty Media è una società quotata in borsa ed ogni azione, anche la più piccola, va in quell'ottica. Questo, si può dire senza che si offenda nessuno.

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Las Vegas, terra di incoronazioni

Ma dicevamo della gara, appunto. Il tracciato di oggi, niente ha a che vedere con quello di inizio anni '80: allora si correva nel tracciato ricavato nel parcheggio dell'hotel casinò Caesars Palace, oggi si corre congiungendo direttamente le strade principali del centro, tra cui la famigerata Strip. Quattro decenni fa, il progetto naufragò in fretta: la pista era un kartodromo che ripiegava tre volte su sé stessa (dandole una forma a pettine, ma alcuni ci vedevano più una "M"), l'asfalto aveva una tortuosità terribile ed in più il caldo pazzesco distruggeva gomme e fisico dei piloti. Basti pensare che Nelson Piquet, che si laureò campione, si ritrovò a festeggiare il titolo in infermeria, perché disidratato.

A proposito di titoli iridati, Las Vegas ha avuto una particolarità che cadrà proprio quest'anno: ha sempre incoronato i campioni del mondo. Accadde nel 1981, con la volata finale tra Reutemann, Piquet e Laffitte. Non fu una corsa priva di polemiche (l'uomo non impara mai, cosa credete): tra il caldo e la tortuosità della pista, ci fu spazio per le malignità su Carlos Reutemann, in pole ma letteralmente crollato in gara all'8° posto (all'epoca fuori dai punti). Las Vegas 1981, gara dell'ultima vittoria di Alan Jones, è sempre stata un po' l'emblema della fragilità mentale di Reutemann per i suoi detrattori: la corsa dell'argentino fu talmente pessima da risultare apparentemente inspiegabile, tanto che dopo la scomparsa del padre, Mariana Reutemann ad Autosprint (scusate l'autoreferenzialità) ha svelato che Carlos un giorno le rivelò come qualcuno a sua insaputa, nella notte tra la qualifica e la gara, gli avesse stravolto l'assetto, consegnandogli una vettura inguidabile con cui poi non seppe andare oltre l'8° posto. 

Esultò così Piquet, come avrebbe esultato Keke Rosberg l'anno dopo: a Keke, nel giorno della prima vittoria in carriera di Michele Alboreto (su Tyrrell), bastò un 5° posto per assicurarsi il titolo, mentre la Ferrari, nonostante la certificazione del titolo Costruttori, fu ben felice di chiudere un'annata maledetta, quella della scomparsa di Villeneuve e dell'infortunio senza ritorno di Pironi. 

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Cosa sarà?

Quattro decadi dopo, non c'è niente in comune tra l'allora GP di Las Vegas e quello di oggi. Quello di oggi si promette di essere, nel bene o nel male, l'evento dell'anno: certamente se ne discuterà, vedremo con quali modi. E' un esperimento senza precedenti, dato che questo GP è stato voluto, promosso e organizzato dalla stessa F1, che promette di riprovarci anche in altri lidi se le cose dovessero andare bene. Tra le critiche preventive, lo sfarzo annunciato ed i più riflessivi che dicono di aspettare per giudicare, il GP più chiacchierato dell'anno è alle porte: buona gara, pardon buono show, a tutti.

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