Tazio Nuvolari, 70 anni fa se ne andava il Mantovano Volante

Tazio Nuvolari, 70 anni fa se ne andava il Mantovano Volante© Alfa Romeo

L'11 agosto 1953 moriva, nella sua Mantova, uno dei piloti più famosi di tutti i tempi. "Non cessò mai di essere un sagace regista di sé stesso" disse di lui Enzo Ferrari

11.08.2023 ( Aggiornata il 11.08.2023 12:14 )

Si chiamava Tazio Giorgio Nuvolari, ma per tutti era “il Mantovano Volante”, o più semplicemente “Nivola”. Nato a Castel d'Ario, piccolo paese in provincia di Mantova, nel 1892, Nuvolari sarebbe diventato nel corso della sua vita uno dei piloti più apprezzati, vincenti e famosi a livello globale. Tanto che ancora oggi, a 70 anni dalla sua scomparsa avvenuta l'11 agosto 1953, il suo mito è ancora intatto.

Il peggior digiuno dello sport italiano è quello del Mondiale F.1

Il mito di Nuvolari

Caratterizzato da un fisico tutt'altro che imponente (Lucio Dalla, nella canzone dedicata al pilota, cantava “Nuvolari è basso di statura, | Nuvolari è al di sotto del normale, | Nuvolari ha cinquanta chili d'ossa, | Nuvolari ha un corpo eccezionale, | Nuvolari ha le mani come artigli”) il Mantovano Volante prese parte a numerosi campionati sia in ambito motociclistico che automobilistico, riuscendo a imporsi trionfalmente sia con le due che con le quattro ruote. Rendendosi spesso protagonista di imprese apparentemente impossibili e rimonte eccezionali, alimentando il mito di pilota invincibile e soprattutto immortale.

A stupire della carriera di Nuvolari, infatti, non fu solo la sua grande velocità e costanza, ma anche la capacità di evitare incidenti in un'epoca in cui quello del pilota era un mestiere estremamente pericoloso. Un fatto di cui il mantovano stesso era consapevole, e sul quale non mancava di fare ironia: “Dicono che sei un bravo amministratoredisse una volta Nuvolari a Enzo Ferrari, dopo che il Drake gli aveva fatto pervenire i biglietti del treno di andata e ritorno per una gara - ma mi accorgo che non è vero. Dovevi farmi riservare solo il biglietto di andata, perché quando si parte per una corsa bisogna prevedere la possibilità di tornare in un baule di legno”.

Nuvolari correva sempre con il suo portafortuna, una piccola tartaruga d'oro donatagli nel 1932 da Gabriele d'Annunzio. “All'uomo più veloce, l'animale più lento” fu la dedica del poeta al pilota. Pochi giorni dopo, Nuvolari vinse la Targa Florio al volante di una delle Alfa Romeo della Scuderia Ferrari, e la tartaruga divenne una parte immancabile del suo equipaggiamento.

Dal Nürburgring alla Mille Miglia

Tra le tante vittorie leggendarie di Nuvolari ne spiccano alcune che sono entrate nella storia soprattutto per la capacità del mantovano di ribaltare ogni pronostico e stupire i tifosi. Particolarmente significativa da questo punto di vista fu l'affermazione ottenuta nel 1935 in Germania, sul circuito del Nürburgring. Al volante di un'Alfa Romeo che sulla carta era nettamente inferiore alle favoritissime tedesche Mercedes e Auto Union, Nivola portò in trionfo la sua Tipo B/P3 ammutolendo le oltre 300mila persone presenti grazie a una rimonta forsennata. Una vittoria così inaspettata che al termine della gara, non avendo una registrazione dell'inno italiano, i tedeschi furono costretti a far suonare “O' sole mio”. Mentre la leggenda vuole che lo stesso Nuvolari, sicuro di poter vincere, avesse portato con sé un Tricolore italiano nuovo, per sostituire quello vecchio e logoro presente sul circuito in Germania.

Un altro episodio che ben mostrava il carattere e il coraggio di Nuvolari andò in scena pochi anni prima, nel 1930, durante la Mille Miglia. Secondo al volante dell'Alfa Romeo 6C 1750 alle spalle di Varzi, Nivola durante la notte decise di spegnere i fari per non far capire al rivale di essere dietro di lui. Dopo aver guidato parte della gara seguendo le luci posteriori di Varzi, Nuvolari riuscì a sorprendere e a superare l'avversario, conquistando il successo della Mille Miglia del '30.

Ma Nuvolari riusciva a stupire anche quando non vinceva, e perfino quando era protagonista di un incidente. Come quando, a seguito di un'uscita di strada mentre era in allenamento con il compagno Giuseppe Campari, finì in una scarpata profonda 30 metri. Campari, che era riuscito a saltare fuori dall'auto, si affacciò disperato sullo strapiombo urlando "Tazio, in dov' è che te set?". Quest'ultimo, seraficamente, rispose da in mezzo all'erba: "Zitto che c' è un nido di quaglie, e i quagliotti appena nati. Vieni a vedere".

L'addio del Mantovano Volante

Malgrado la sua vita da cavaliere del rischio, la morte raggiunse Nuvolari nel modo in cui forse egli temeva di più, sotto forma di una lunga malattia. Il Mantovano Volante si spense infatti l'11 agosto 1953, esattamente 70 anni fa, a seguito di un ictus. Al suo funerale parteciparono decine di migliaia di persone, e il suo feretro venne portato dai colleghi Alberto Ascari, Luigi Villoresi e Juan Manuel Fangio, e fu sepolto al cimitero monumentale di Mantova vestito con la sua tenuta da pilota.

Enzo Ferrari commentò la scomparsa del pilota raccontando questo aneddoto: “Non appena mi giunse notizia della sua fine partii per Mantova. Nella fretta mi persi in un dedalo di strade sconosciute della città. Scesi di macchina, chiesi a un negozio di stagnino la via per villa Nuvolari. Ne uscì un anziano operaio, che prima di rispondermi fece un giro intorno alla macchina, per leggere la targa. Capì, mi prese una mano e la strinse con calore. 'Grazie di essere venuto" - bisbigliò commosso - "Come quello là non ne nasceranno più'.

125 anni di Enzo Ferrari: il Drake dalla A alla Z


  • Link copiato

Commenti

Leggi autosprint su tutti i tuoi dispositivi