Ferrari, quelle grandi vittorie al Fuji

Ferrari, quelle grandi vittorie al Fuji

La 512 S nel '70, la 458 Italia GTE nel 2014-2015 e la 488 GTE nel 2022: tra Endurance e GT, la Casa di Maranello ha raccolto numerosi successi nel circuito alle pendici del vulcano nipponico

Daniele Drago/Edipress

01.09.2023 ( Aggiornata il 01.09.2023 15:46 )

Se dici Fuji, il pensiero del tifoso della Ferrari è solo una data e un'immagine: 24 ottobre 1976, Niki Lauda che sotto l'uragano abbandona la pista, lasciando il titolo piloti a un indiavolato James Hunt che acciuffa il Mondiale all'ultima curva. Mai stata fortunata, la Rossa, nelle quattro volte in cui il circuito alle pendici della famosa montagna è stato designato come GP del Giappone in F.1. Diverso, invece, il discorso se parliamo di gare endurance e granturismo, dove la scuderia di Maranello ha raccolto diversi successi.

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Come accennato, la pista sorge alle pendici del vulcano più noto, fotografato e dipinto del Giappone. Nelle intenzioni iniziali, era stato progettato come un "superspeedway" all'americana, con un layout ovale che includeva due rettilinei raccordati da curve sopraelevate, ma due anni più tardi il tracciato divenne pista stradale. Il Fuji International Speedway, inaugurato nel 1965, oggi misura 4,5 km metri e include 16 curve, e ha una "carriera" legata soprattutto alle gare di durata.

Ferrari 512 S al top nel '70

Oltre alla 1000 Miglia del Fuji, che si disputò tra il 1967 e i primi anni Novanta, spicca la 200 Miglia, competizione ad inviti che si teneva al termine della stagione agonistica. In questo contesto Ferrari ottenne il primo successo in terra giapponese con la 512 S della Scuderia Picchio Rosso, condotta al traguardo dal pilota milanese Gianpiero Moretti, che condivise la vettura con Corrado Manfredini.
La 512 S fu progettata a tempo di record nella seconda parte del 1969 da Mauro Forghieri e il suo team, che in tre mesi permisero la costruzione di 25 esemplari, quantità necessaria per omologare la vettura nel Gruppo 5 degli Sport Prototipi che avrebbero partecipato al Campionato Mondiale del '70. Il motore era un V12 da 5 litri e 550 cv, per una velocità massima di 340 km/h. Dopo il debutto alla 24 Ore di Daytona, con il terzo posto di Mario Andretti, Arturo Merzario e Jacky Ickx, nella stagione 1970 la 512 S vinse la 200 Miglia del Fuji e salì sul podio in altre importanti gare quali la 1000 Chilometri di Monza.

Regine GT: 458 e 488 GTE

La Ferrari ha però vinto al Fuji anche e soprattutto tra le GT. Sin dalla fondazione del WEC, nel 2012, il Fuji ha ospitato una tappa del calendario, a eccezione del 2021. In questo periodo il Cavallino ha ottenuto cinque vittorie di classe. Le prime due risalgono alle stagioni 2014 e 2015 quando la Ferrari 458 Italia GTE trionfa con Toni Vilander e Gianmaria Bruni in LMGTE Pro. La 488 GTE allungò la striscia vincente nel 2017 con le vittorie di Alessandro Pier Guidi e James Calado in classe LMGTE Pro, e di Thomas Flohr, Francesco Castellacci e Miguel Molina in LMGTE Am.
La scorsa stagione, infine, ecco la doppietta della 488 GTE del team AF Corse - nella categoria riservata agli equipaggi formati da soli professionisti - con Pier Guidi-Calado primi sulla vettura numero 51 seguiti da Antonio Fuoco e Miguel Molina sulla 52, vittoria che permise a Ferrari di portarsi in testa alla classifica Costruttori e di presentarsi da leader del campionato in Bahrain, dove avrebbe conquistato sia il titolo piloti con la coppia italo-britannica che quello riservato ai costruttori.

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