Ferrari, chi l'avrebbe mai previsto un John Elkann così?

Ferrari, chi l'avrebbe mai previsto un John Elkann così?© LAPRESSE

Al timone del Cavallino Rampante è coraggioso, rivoluzionario e spiazzante

26.02.2024 10:40

Quando, nel luglio 2018, John Elkann assunse la Presidenza della Ferrari sostituendo lo sfortunato Sergio Marchionne, l’accoglienza del nostro ambiente, quella di tutti noi cosiddetti giornalisti specializzati, fu tanto educata ma tiepidina assai. Venata dai sussurri laterali e dai gridolini che di solito si emettono in questi casi, quando si scrive una cosa ma fondamentalmente se ne pensa un’altra.

In estrema sintesi, anche l’opinionista più simpatico e conciliante, per non dire accondiscendente, non poteva esimersi dal notare che John Philip Jacob Elkann al tempo ben poco aveva dell’uomo di corse. Tutt’al più, certo che sì, poteva essere definito uno sportsman - usando una definizione ellittica cara al nonno, l’Avvocato Gianni Agnelli -, ma delle competizioni per duri e puri, quelle alla mistura di Castrol a condire curvoni, gioie terribili e poesia ruvida, fin lì Elkann medesimo a rigor di logica non ne aveva mangiato manco due pizzichi.

Per tutti era un beneducato finanziere in libera uscita, in altre faccende affaccendato, agonisticamente anaffettivo e presumibilmente poco empatico con l’universo racing. In buona sostanza, un amabile estraneo totalmente privo della voglia e dell’attitudine a non esserlo.

Tirando le conclusioni, più che una soluzione tout court, lui sembrava una specie di problema.

Elkann, un presidente che ha stupito

Quasi sei anni sono passati da allora, ci apprestiamo all’inizio della sua settima stagione da Presidente Rosso, siamo alla vigilia delle aperture simultanee WEC-F.1 e penso sia giusto e onesto fare una botta di conti giudicandolo a secco, come si fa coi politici giunti a un punto nodale del mandato.

Fin dal gennaio 1974 imperava una specie di tabù in Ferrari e consisteva nell’incompatibilità dell’impegno simultaneo in F.1 e nel mondiale endurance. Era il più odioso dei limiti ma anche il più sensato, perché ai tempi del Drake serviva a concentrare un sistema di risorse scarse sull’unico obbiettivo prioritario e sostenibile per quella Ferrari. Ossia i GP.

Di più. Nei decenni il grande capo della F.1 Bernie Ecclestone aveva ottenuto l’assicurazione di una Rossa in esclusiva legata alla F.1 e mai occhieggiante altrove, per non far crescere discipline concorrenti o alternative.

Lo sapevano tutti. La Ferrari era destinata o, secondo i romantici, condannata ormai a fare solo la belva da Circus. Ebbene, con la determinazione più sorprendente, rivoluzionaria, tranchant e inattesa, Elkann decide in era Covid la costruzione di un proto Hypercar Ferrari per attaccare il WEC dal 2023 e con esso la 24 Ore di Le Mans. E da responsabile sceglie di dare massima fiducia ad Antonello Coletta, l’uomo venuto dall’antica gavetta del Ferrari Challenge e dalla palestra nobile dei Clienti Corse, affidandosi così a uno tostissimo, audace, scaltro ma anche perdutamente appassionato di corse.

Il resto è leggenda. La 499P inizia il mondiale con una pole, poi, in crescendo rossiniano, dopo una notte folle e meravigliosa sbanca Le Mans. Quella stessa Le Mans alla quale nel 2021 Elkann era andato a dar bandiera, giusto alla stessa età del nonno Gianni che l’aveva fatto già nel 1968. Elkann segue Coletta anche nel mettere una quota di circa il 50% di piloti italiani in squadra e anche questa è una mezza rivoluzione. In GT la 488, diventa la Ferrari più vittoriosa di sempre, prosperando lui imperante e quindi arriva la 296 GT3, la quale sbanca la 24 Ore del Nurburgring 2023, poco prima di Le Mans, e un mese fa trionfa alla 24 Ore di Daytona, facendo il grande slam delle maratone, tra prototipi ibridi e Gt tradizionali.

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Il progetto F1 Ferrari con Hamilton in Rosso

La F.1 sembrerebbe quasi il punto dolente del suo regno. L’enclave riottosa. Ma all’improvviso John Elkann, che quasi sempre tace o illustra concetti volutamente non dirompenti, si mette a far cose. La prima, prende Frédéric Vasseur per Team Principal al posto di Mattia Binotto. A freddo, nel mondo, a parte i parenti di Vasseur, pochi parrebbero entusiasti. Ma una mattina d’inverno inoltrato 2024, all’improvviso, tutto diventa più chiaro. In fondo lo stesso Vasseur è il solo manager al mondo con cui Lewis Hamilton è restato imbattuto, vincendo in F.3 e in Gp2. Lo conosce dalla culla professionistica e ha la sua piena fiducia. Vasseur diventa il cavallo di Troia per conquistare Lewis Hamilton e portarlo al Cavallino, con John Elkann sorprendentemente nelle vesti dell’acheo, ovvero di futuro odisseo che elude le mura nemiche, carpendone il tesoro più agognato.

Dai tempi di Michael Schumacher il popolo Ferrari non sognava così. Ma non finisce qui. Per la prima volta dai tempi di Fangio, la Ferrari torna a scommettere su un campione che ha già compiuto quarant’anni e anche questa è una rivoluzione.

Di più. Hammer in Ferrari dal 2025 accetterà la più epica sfida mai lanciata a bordo di una Rossa dai tempi di Schumi. Quella di riscrivere la storia, ghermendo l’ottavo titolo. Ma questo è ancora niente, in fondo. Perché tutto ciò avverrà con la caduta di un altro grande tabù, in casa Ferrari, forse il più grande di tutti. Lo schema a una punta, ossia a un solo capitano. Molto caro a Montezemolo e Todt. In atto dal 1991, dopo che nel 1990 avevano corso insieme Prost e Mansell. Era stato il fiore all’occhiello dell’era Schumi: un uomo solo al comando e l’assistman di turno a dare una mano e zitto.

Per carità, uno schema che aveva portato sei iridi Costruttori e cinque piloti nelle sei stagioni più feconde, quindi chapeau tutta la vita, eppure il cuore incandescente dei ferraristi sognava anche altro. Il gioco a due punte. Il dream team con supermanici a pari dignità, che partono senza gerarchie preconcette. La cosa più simile alla Ferrari libera e selvaggia di Enzo Ferrari.

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Una Ferrari da fantascienza

Dopo più di trent’anni John Elkann supera, demolisce e sgombera anche questo baluardo. Hammer & Charles nel 2025 saranno generali privi di reclute in una Ferrari senza paura. Riassumo? Riassumo. Sei anni fa neppure uno scrittore di fantascienza estrema avrebbe mai potuto prevedere uno scenario in cui la Ferrari tornava nei proto, portava a casa la coppa del Centenario alla Sarthe, si sparava un programma quinquennale con una vettura già nel mito, facendo il paio in modulazione GT. Smettendo di considerarsi vestale schiava della F.1, affrancandosi dall’esclusività ma allo stesso tempo sbalordendo il mondo nell’acquisire il più imprendibile dei campionissimi e affiancandolo al più amato degli alfieri moderni, Leclerc, a parità di condizioni, cosa che non accadeva in Ferrari da due anni dopo la scomparsa del Drake.

Detto tutto ciò, vorrei dire solo una cosa, della quale ci si dimentica troppo spesso. Grazie per tutto questo, Presidente John Elkann. Grazie anche di una vigilia così. Piena di non uno ma di tanti sogni realizzabili. Poi non so se leopardianamente il meglio sta nell’attesa, ma, comunque, sia nel Wec che in F.1, questo è un sabato del villaggio sontuoso e bellissimo. Restano da attendere solo dei gran bei dì di festa. Glieli auguro, anzi, noi tutti di Autosprint glieli auguriamo di cuore, perché sontuosamente cercati e sempre più meritati. Altroché. Da un Presidente col dono della visione: empatico, passionale, affettivamente coinvolto e lucidamente coraggioso.


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