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Williams, che traguardo: 750 GP a Monaco

© Getty Images

Tutto questo sembrava finito, ben 35 anni fa. Era il marzo del 1986, e Frank Williams se ne stava andando all'aeroporto di Nizza per tornare a casa dopo aver assistito ai test della sua squadra, al Paul Ricard. Quel giorno pagò a caro prezzo il suo amore per la velocità, e si ritrovò vivo per miracolo, ma in sedia a rotelle. Basta con la corsa, l'hobby che tanto amava, ma non con le corse.

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Virginia e Patrick, i salvatori

Non poteva più usare le gambe, Frank, ma poteva ancora contare sulla sua straordinaria forza di volontà. La sua scuderia, in sua assenza, andò avanti grazie ad una donna straordinaria, Virginia, la moglie, e ad un amico sincero, Patrick Head, il "suo" ingegnere. Ci pensò lei ad alimentare il sogno del marito standogli vicino nell'attesa che si rimettesse, mentre Patrick si occupava, praticamente da solo, di tutta la squadra. Frank Williams ce la fece, per proseguire a scrivere i racconti di una storia che quel giorno, senza di lui, sembrava dover finire. Oggi sir Frank guarda tutto dalla sua casa in Inghilterra, insieme alla figlia Claire, che non è riuscita a dare lustro ad uno dei team più vincenti di sempre nella storia della Formula 1. Fa quasi strano dirlo oggi, ma prima che arrivasse Dorilton Capital, con i soldi necessari a far sopravvivere il team, c'è stato un tempo in cui la Williams Racing era sinonimo di eccellenza e vittoria.

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Una vita da film

E' una storia che merita un documentario, quella di Frank Williams, che infatti in pellicola ci è già finito con "Williams", il docu-film a lui dedicato su ispirazione del libro "A different kind of life", scritto da sua moglie, che ripercorreva le loro vicende. Oggi, al dispiacere di non essere più ai box, si contrappone comunque l'orgoglio di vedere il nome Williams ancora in pista, anche se con capitali e persone differenti a comandare. Quelle stesse persone che stanno tentando di dare un futuro che la famiglia di Frank e Claire non era più in grado di garantire, pena la chiusura definitiva di una squadra che, pur nelle difficoltà del presente, non può mancare in griglia di partenza.

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Quanti campioni alla corte di Frank

L'attuale team di Grove ha una storia basata su successi, trionfi, cadute e risalite. E non è un modo di dire, ma la cronaca dei fatti. Dopo essere stato fatto fuori dalla squadra da lui stesso creata, la Frank Williams Racing Cars, il figlio di un ufficiale della RAF e di un'insegnante ebbe la forza di reagire e riprovarci, con un'intuizione avanti di qualche decennio: andò a garantirsi i soldi arabi grazie a sponsor facoltosi, e ripartì da capo con il fido Patrick Head, ingegnere dalla mente sopraffina. Da qui, con il nome di Williams Grand Prix Engineering, poi divenuta Williams Racing,  partì la scalata al vertice della Formula 1, con il primo indimenticabile successo di Clay Regazzoni a Silverstone 1979 ed il primo titolo l'anno successivo, con Alan Jones, insieme al primo alloro Costruttori. In questi 40 anni Frank ne ha vissute tante, compreso l'incidente già menzionato che lo costringe da allora su una sedia a rotelle. Scelte talvolta non facili, ma spesso giuste, almeno negli anni d'oro: tanto che per lui hanno voluto correre piloti come Nigel Mansell, Nelson Piquet, Alain Prost e lo sfortunato Ayrton Senna, una storia nella storia nonostante le sue sole tre gare con il team di Grove. Fiuto anche per i motori e per i tecnici: Adrian Newey, dopo aver impressionato con la Leyton House, divenne grande con la Williams. Gli ultimi due titoli nel 1997, con Jacques Villeneuve, anche se chi lo conosce giura che per Frank il vero spartiacque sia stato l'incidente mortale di Ayrton: uscì pulito dall'accusa di omicidio, ma qualcosa, forse, si ruppe per sempre.

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Futuro a capitali statunitensi

Da allora è stato un lento declino, impercettibile forse nei primi anni ma sempre più rapido nelle stagioni più recenti. Il 2003 è stato l'ultimo anno del sogno iridato, con Juan Pablo Montoya e Ralf Schumacher a non sfruttare una deliziosa FW25 ed un gran motore fornito dalla Bmw, mentre l'ultimo successo è opera di Pastor Maldonado, a Barcellona 2012. L'ultima di 114 vittorie, utili a raggiungere un numero incredibile di titoli: 16 in tutto, 7 Piloti e 9 Costruttori. Da quasi due anni la squadra non riesce più ad ottenere alcun punto, ma per il futuro c'è un pizzico di fiducia in più: Jost Capito è il nome a cui Dorilton Capital si è affidata per ripartire, un'avventura lunga 750 GP che non vuole ancora saperne di finire.

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