La Ferrari 330 P3 &egrave; una vettura da competizione, costruita per gareggiare nel campionato mondiale sport prototipi del 1996. Una classe, quella del gruppo 6 che non prevedeva come requisito un numero minimo di auto immatricolate e inizialmente neanche limitazioni sulla cilindrata delle vetture iscritte. Competizione pura, ricerca del limite destinata a pochi e ad auto come le Chaparral 2D e 2F (con il tipico enorme e altissimo alettone), le Porsche 906 (agili e leggere) e le Ford GT40 portate a 7000 cm3 di cilindrata (sicuramente potenti, ma molto poco manovrabili). La rivale pi&ugrave; dura della Ferrari 330 P3 per&ograve; fu la stagione di scioperi che in Italia sarebbe culminata con il 1968, e che impose alla casa di Maranello di far ricorso a componentistica straniera (le vetture montavano un cambio di produzione tedesca) e a produrre solo tre vetture del prototipo. La 330 P3 era motorizzata con un 12 cilindri a V da 4 litri, capace di erogare a regime una potenza di 420 cavalli.&nbsp; Il cambio a 5 rapporti era della ZF. Il disegno delle sue linee fu affidato alle matite della Carrozzeria Sport and Cars, di Piero Drogo che con la Ferrari aveva un lunghissimo, ma non facile, rapporto di collaborazione. Ne nacque un&rsquo;auto che colpiva non per la stranezza (come le Chaparral o le Ford), ma per lo stile delle sue forme. Iconica e riconoscibilissima la 330 P3 avrebbe meritato pi&ugrave; fortuna. La stagione del mondiale sport prototipi del 1966, corsa solo per met&agrave; a causa degli scioperi delle maestranze Ferrari, port&ograve; solo 2 vittorie e l&rsquo;anno successivo fu parzialmente riscattata con la vittoria alla 24 ore di Daytona, con la versione P3/4, dopo l&rsquo;ennesima rivisitazione della carrozzeria Drogo. Troppo poco per una vettura che aveva mostrato di saper far coesistere guidabilit&agrave;, potenza e stile. &nbsp;

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Ferrari 330 P3, l'auto da corsa più bella di sempre