Paolo Viberti
BIANCHINI. LE MIE BOMBE
Bradipolibri, 344 pagine, 18 euro
Il “vate”. Così è soprannominato Valerio Bianchini, primo allenatore nel basket italiano riuscito a vincere tre campionati in tre città diverse (a Cantù, a Roma e a Pesaro). In questo libro-intervista scritto dal poliedrico giornalista piemontese Paolo Viberti - in questa rubrica fu segnalato anche “L’inconscio di Coppi” - scopriamo i motivi che si celano dietro quel soprannome, che risiedono non solo sulla sua maestria tattica, ma anche nel suo “verbo” e nella sua filosofia, riconosciuti da tutti i giocatori e gli addetti ai lavori che si sono affiancati a lui negli irripetibili anni Ottanta, quando la pallacanestro italiana verteva sul duello, anche dialettico, tra Bianchini e Peterson. L’universo della palla a spicchi è cambiato radicalmente nell’ultimo trentennio: in questa lunga chiacchierata il tecnico lombardo abbina al ricordo personale le sue idee sulle trasformazioni subite dal movimento cestistico e sugli errori in serie della federazione. Ed è qui che vengono sganciate le “bombe” del titolo: “La struttura federale è un sistema perverso che ha consentito a chi ha potere di rimanere al suo posto tutta la vita”; “Il professionismo dovrebbe creare profitti, non debiti come accade da noi”; “Abbiamo un patrimonio di ragazzi di 18-19 anni che viene letteralmente buttato via, in quanto manca un livello di espressione adatto a loro”; “È un basket usa e getta, senza narrazione. Le squadre non hanno più un’anima e sono come uno smartphone, che si cambia almeno una volta l’anno e di cui ci si scorda subito perché il nuovo modello pare più godibile del vecchio”. Prefazione di Franco Arturi, editorialista della Gazzetta dello Sport; a centro libro, una carrellata fotografica dei momenti più esaltanti di una carriera ricca di trionfi.