L'editoriale del direttore: Far West Formula Uno

L'editoriale del direttore: Far West Formula Uno© Getty Images

A questo punto, per evitare un vero disastro di credibilità in F1, serve che la decisione definitiva sul caso del budget cap arrivi in tempi brevi

18.10.2022 11:06

Ora che lo sceriffo ha appeso alle pareti le foto dei ricercati, l’aria continua a essere pesantissima nel saloon della F.1 pronta a sbarcare in Texas con un persistente carico di veleni. Manca ancora il valore della taglia sulla testa dei sospettati e nell’attesa si sente solo il rumore dei nemici in un paese piccolo come il paddock. Dove la gente mormora ancor di più adesso, in attesa che si torni a mettere ordine anche negli angoli più oscuri in quel quadrilatero multicolore. E la verità venga totalmente a galla. In maniera trasparente, senza più perdere tempo, senza più allargare il campo dei sussurri. E della grida. Il Buono, il Brutto e il Cattivo. L’abbiamo immaginata così questa settimana la copertina di Autosprint. Come il film cult-western di Sergio Leone. Ma senza nessuna caratterizzazione specifica dei protagonisti all’interno di un confronto che non fa prigionieri.

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Scrive Pino Allievi questa settimana su Autosprint: «Ieri Binotto era alleato con Horner contro la Mercedes per la questione del porpoising, oggi Binotto sta con Wolff per colpire Horner, in un balletto che, a turno, coinvolge tutti: troppo importanti gli interessi in gioco. La lealtà è un concetto vago, ognuno viaggia (metaforicamente) col coltello in tasca, in una lotta continua con vincitori sempre parziali». Così in questa F.1 che si è trasformata in un Far West, ormai il senso di tutto è attribuire la parte a ciascuno, tra Mattia Binotto, Toto Wolff e Christian Horner, uomini guida di Ferrari, Mercedes e Red Bull. Perché il triello agonistico, politico e giuridico che si sta svolgendo soprattutto fuori dalle piste somiglia maledettamente al più classico scenario del titolo iconico per eccellenza tra gli Spaghetti Western.

Peccato, però, che questa F.1 non sia un film. E che in ballo ci sia tanta credibilità da maneggiare. Adesso che è stata acclarata in maniera chiara la violazione da parte della Red Bull (e in maniera minore da Aston Martin) non c’è nessuna certezza della pena. La partita è ancora aperta e si gioca nei tempi supplementari di una vicenda che continua ad avere zone grigie e sulla quale si allungano ombre, dilagano sospetti e sono costantemente in circolo veleni. Ci vorrà ancora del tempo prima di sapere quali sanzioni saranno comminate alla Red Bull che ha commesso una doppia infrazione: una di tipo procedurale e un’altra classificata come “minor overspend”, uno sf ramento minore, inferiore al 5% del totale del tetto massimo dei 145 milioni di dollari. Una cosa è certa: a mettere la parola fine non basterà il definitivo pronunciamento del Cost Cap Adjudication Panel (del quale fanno parte membri provenienti dall’Assemblea Generale della Fia e una rappresentanza di alcune squadre).

Formula 1, adesso è una questione di credibilità

Eventuali sanzioni saranno valutate e decise da questo organo ma al di là dell’aspetto procedurale è abbastanza evidente che in ballo c’è un problema serio di credibilità della F.1. Su questa vicenda c’è in ballo molto del futuro. È un processo delicatissimo nel quale la Federazione si gioca definitivamente la faccia. Il presidente Mohammed Ben Sulayem ha preso personalmente in carico i prossimi passi dell’indagine. Inevitabile dopo che l’emiro aveva promesso trasparenza e integrità per i fatti di Abu Dhabi 2021. Adesso le altre squadre si aspettano sanzioni severe, non una semplice multa che svuoterebbe l’anima delle regole finanziarie.

C’è un’atmosfera pesante, un problema di metodo dentro a questa storia che potrebbe far esplodere definitivamente i precari rapporti tra la Fia e Liberty Media. Decisioni impopolari nel momento di maggior popolarità della F.1 sarebbero un colpo durissimo alla credibilità di uno sport che ultimamente ha creato disamore negli appassionati, increduli e frastornati dall’infinita scuderia di cavilli che popolano i regolamenti talmente incasinati che non li conosce nessuno. Nel frattempo Red Bull rimanda al mittente le accuse e continua a processare la propria innocenza: fa parte della strategia difensiva che potrebbe preludere a una sorta di patteggiamento. Per non aggiungere disastro al disastro serve che la decisione arrivi in tempi brevi, evitando di allungare un’attesa che non fa bene a nessuno, un vero boomerang per la F.1.

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