Incidente Schumi: parlano gli inquirenti

Incidente Schumi: parlano gli inquirenti
"Non andava veloce, la pista era Ok", dice il procuratore di Albertville

08.01.2014 ( Aggiornata il 08.01.2014 12:35 )

Dopo tante attesa, ben poca sostanza. Un po’ perché l’inchiesta è ancora in corso, un po’ perché non possono ancora trarre conclusioni, un po’ perché aspettano il responso degli esperti, alla fine la conferenza del procuratore di Albertville (Patrick Quincy) assieme ai suoi collaboratori, chiarisce ben poco gli aspetti dell’incidente di Michael Schumacher. Alcuni punti sono tuttavia stati definiti. Per esempio che la telecamera sul casco (i una normalissima Go-Pro) - ricevuta più tardi rispetto al casco stesso - ha fornito un filmato di 2 minuti che aiuterà molto a definire la dinamica: è chiaro e conferma quanto affermato dai testimoni. Tuttavia secondo la Procura dalle immagini non si vede che Schumi  soccorra altri sciatori. Siccome le Go-Pro hanno  angoli di inquadratura molto ampi, se ne desume che non sono vere le voci che si sia fermato a soccorrere una bambina. Inoltre la Procura non fa capire per quale motivo sia andato a percorrere il tratto fuori pista fra l’intersezione delle due piste battute. Infine la velocità: è stato detto che era “appropriata per uno sciatore esperto come Schumacher”, insomma non esagerata ma nemmeno lenta, e che Schumi è caduto dopo essere stato sbilanciato da un urto con una roccia. Sollecitato su eventuali responsabilità, anche penali, il procuratore ha risposto: «In questo momento per parlare di responsabilità potremmo solo ipotizzare un errore oppure una segnaletica insufficiente. Ma esistono norme precise sulla segnaletica e sulla sicurezza delle piste da sci, e tutto ciò che abbiamo visto nei nostri sopralluoghi mostra che queste norme sono state rispettate: il bordo della pista era delimitato da paletti». Dunque l’unica ipotesi che si può fare è che Schumacher abbia “tagliato” per scelta, anche se non si possono trarre conclusioni di alcun tipo perché, come spiega lo stesso procuratore di Albertville, non sono ancora stati sentiti tutti i testimoni coinvolti. Sul fatto però - fin troppo strombazzato nei giorni scorsi - che Michael si fosse fermato a soccorrere una bambina, Quincy precisa: «Non ci sono elementi che permettano di dire che ha soccorso qualcuno. Quindi sarei portato a dire che è uscito volontariamente dalla pista». Per la precisione, si trovava "fra 3 e 6 metri" fuori dal bordo pista. Qui, Schumi ha urtato una roccia affiorante con uno sci (che ne porta tracce), si è "piantato" ed è volato due metri più in là, urtando la roccia fermandosi a 9 metri dal bordo pista. Però, perché se il casco è stato "subito acquisito" dagli inquirenti, il filmato è saltato fuori solo in un secondo tempo? Forse la telecamera si era staccata? Del secondo filmato ripreso da un altro turista tedesco, invece, il procuratore ha detto che ne hanno solo sentito parlare. È stato anche specificato che gli sci che aveva ai piedi Schumacher erano praticamente nuovi e che in ogni caso non si ritiene siano in qualche modo responsabili dell’incidente. Al dubbio se aver definito come non eccessiva la velocità del tedesco al momento dell’incidente non vada a contraddire quanto affermato dai medici, la risposta è: «È stata fatta confusione sui termini medici: la cinetica della caduta non è strettamente correlata alla velocità dello sciatore». Comunque la velocità tenuta da Schumacher non sarebbe considerata un elemento decisivo dell’inchiesta. Insomma, lo scopo della conferenza era quello di “evitare la diffusione di notizie false”, ma in realtà non sono state date risultanze definitive, nonostante certe premesse. Si aspettano i riscontri degli esperti, ma intanto non sono state rilevate mancanze da parte dei gestori della pista, mettendo anzi in evidenza che nel comprensorio di Méribel sono avvenuti una cinquantina di incidenti di una certa gravità. Insomma, “succede”. Per cui, pur evidenziando l’abilità di Schumi con gli sci, e dato che conosceva bene la zona, non sarebbero state rilevate possibili motivazioni al fuoripista diverse da una sua scelta consapevole, almeno al momento. E quindi, pur senza parlare di possibili imprudenze, in pratica tutto sarebbe dovuto a lui. Confermato comunque, ma questo non era in questione, che facendo una curva di poco fuori dalla pista “regolare” abbia urtato una roccia con gli sci che l’ha fatto cadere contro un’altra roccia. Poi si attendono i riscontri degli esperti: coinvolta anche la scuola di sci e alpinismo di Chamonix nella valutazione del filmato e di tutti gli altri elementi dell’inchiesta, compreso il materiale sequestrato. Concludendo con un laconico commento: «Ora si tratta di agire secondo i criteri della giurisprudenza in vigore». Maurizio Voltini

  • Link copiato

Commenti

Leggi autosprint su tutti i tuoi dispositivi