Verso una F1 più... scintillante

Verso una F1 più... scintillante
Il Gruppo Strategico studia soluzioni, anche solo scenografiche, che tornino a rendere più spettacolari le monoposto

24.04.2014 ( Aggiornata il 24.04.2014 15:51 )

Quando si parla di spettacolo e attrattiva relativamente alla Formula Uno, un appassionato pensa subito ai duelli in pista. Ultimamente pure alla diminuzione del rumore. Ma c’era una volta anche una serie di “eventi scenografici” che rendevano più spettacolari le F1 pure dal punto di vista visivo: si pensi alle scintille contro l’asfalto, ai dischi freno incandescenti, alle scie di Berenice (i “rivoli” aerodinamici di condensa generati alle estremità dell’ala posteriore) e così via. Ebbene, fra le cose che il Gruppo Strategico della F1 si sta apprestando a studiare per riportare spettacolarità nella categoria, ci sono anche queste. Nelle prossime riunioni programmate fra il 1 e il 6 maggio, uno dei punti che certi team vorrebbero portare da analizzare sarà proprio quello di rendere più intrigante la F1 da vari punti di vista, pensando al passato. Per cui si discuterà su come rendere il sound più gratificante - sebbene nell’impossibilità di riprodurre il lacerante urlo dei 12 cilindri ci si accontenterà probabilmente di “barare” con il volume... - ma anche su come recuperare certi effetti visivi. Ricordiamo che se ora non vediamo più quei vistosi “scintilloni” è per via del regolamento che ha imposto un fondo “scalinato” per impedire che le monoposto fossero troppo vicine al suolo, rendendo inutili i pattini in magnesio responsabili di questo effetto in precedenza. Come pure se ora difficilmente si vedono i dischi freno incandescenti è perché i condotti di raffreddamento sono ben dimensionati, anche per via degli effetti aerodinamici “secondari” che possono permettere. Questioni che potrebbero variare mettendo mano al regolamento: nel caso dei freni si ipotizza una semplificazione dei condotti che oltre a ridurne l’efficacia primaria ne mitigherebbero pure gli effetti indotti di cui parlavamo, portando anche a una riduzione dei costi, almeno nelle intenzioni (in realtà si butterebbero anni di studi in galleria e bisognerebbe ridefinire una parte consistente dell’aerodinamica). Inoltre i dischi in carbonio possono lavorare fino a 1200°C, ma bisogna poi vedere che su piste come Singapore non si arrivi a passarli. Per quanto riguarda le scie dall’ala posteriore, queste erano causate da più fattori concomitanti: uno era il grande differenziale di pressione fra facciata superiore e inferiore (ma anche laterale) dell’ala, conformata molto “carica”; l’altro la presenza di una certa umidità nell’aria che arrivava a condensarsi per effetto di tali salti di pressione. Ora, posto che le regole attuali hanno limitato parecchio le dimensioni caratteristiche dei profili alari, che dunque non generano più certi carichi, speriamo non salti fuori l’idea di applicare all’ala un... umidificatore! A parte le battute, in ogni caso resta evidente che si tratterebbe più che altro di tanta scenografia, di soluzioni mirate ad effetti hollywoodiani indubbiamente piacevoli, ma pur sempre artificiosi, senza andare ad intaccare in modo più profondo l’aspetto sportivo e tecnico. Ma siamo sicuri che gli appassionati abbiano bisogno solo di “cinema”? Maurizio Voltini

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