Alonso aveva detto in giorni non sospetti (appena martedi 2 settembre) che
stava lavorando per rinnovare il contratto con Ferrari oltre il 2016. Ma una settimana fa non era ancora esploso il
terremoto della lite Marchionne-Montezemolo. Ora i piani del pilota spagnolo subiscono una complicazione.
Che succederà, adesso tra la
Ferrari e
Fernando Alonso? Vogliono saperlo tutti, nel momento in cui
Luca di Montezemolo sta per lasciare la presidenza. Come andranno le cose con la gestione Fiat di
Marchionne?
Sappiamo che
il contratto di Fernando scade a fine 2016. Fino a quella data, pilota e squadra possono dividersi solo per due motivi: il
mancato rispetto delle clausole contrattuali (del tipo: la squadra non paga, o il pilota fa o dice qualcosa che lo espone a ritorsioni), oppure un
accordo consensuale.
La prima ipotesi è francamente remota. La seconda non è impossibile. Però, va sottolineata una cosa: il fatto che la
Ferrari (intesa come
azienda) si appresti a
cambiare il suo vertice dirigenziale, non cambia la natura e la realtà del contratto in essere di
Alonso col team. A prescindere da chi è il capo, gli accordi sottoscritti restano tali. Questo per altri due anni, quattro mesi, e tre settimane, cioé fino a termine del 2016.
Il discorso cambia per l’eventuale
prolungamento oltre il 2016.
Alonso stava trattando un altro
triennale, 2017-2019. E lo stava trattando non con
Mattiacci, ma soprattutto con
Montezemolo che in qualità di
Presidente era
l'unico che aveva il potere di sottoscrivere un contratto con cifre milionarie. La presenza di Montezemolo però per Alonso era una sora di
garanzia. Senza di lui lo spagnolo cambierà idea?
Intanto è quasi scontato che,
se anche Alonso e la Ferrari trovassero un accordo, servirebbe un nuovo contratto, non una “semplice” estensione del precedente, già prolungato nel 2012. Sappiamo anche che Alonso trattava su altre cifre, ben più alte di quelle chieste finora. In questo è facilitato dal fatto che 1) la
Ferrari al momento può dargli ben poche garanzie di tornare a vincere in tempi brevi; e 2) la
controfferta McLaren-Honda si aggira sui 30 milioni annui. Perché Fernando dovrebbe rimanere in un team che non vince, se c’è chi lo paga di più? Per fedeltà al Cavallino? Discorsi bellissimi, che però vacillano sempre, davanti ai milioni. Ricordate l’esempio di
Schumacher.
Il punto è che
Sergio Marchionne,
“timoniere” della nuova gestione, non è mai stato famoso per strapagare i suoi collaboratori. Va bene che
Alonso non è un operaio della
Fiat (mentre molti dipendenti Ferrari, anche in F1, vengono pagati secondo i contratti di Torino): ma come può lo stesso manager che avrà ruoli collegati tra Fca e Ferrari giustificare all'opinione pubblica una politica di tagli da una parte, e uno stipendio multimilionario dall’altra?
Probabile, anzi sicuro, che
il rinnovo di Alonso “non sia in agenda” per Marchionne. Ma prima o poi bisognerà affrontare la questione.
Alberto Antonini