Possiamo far da soli, grazie. E’ l’impressione che dà leggere le parole di
Dan Fellows,
capo dell’aerodinamica in Red Bull, attesa a un deciso cambio di passo dal Gran Premio di Spagna, o almeno si spera, visti i risultati deludenti delle prime gare. A spingere una monoposto di Formula 1 è scontato ci sia un motore, ma quanto forte possa andare non è esclusivamente
legato alla power unit, tanto da far dire a
Fellows:
«Tutti sanno quale sia il deficit principale, ma onestamente è irrilevante il perché siamo stati battuti sul piano delle prestazioni: abbiamo la forza per fare qualcosa ed è nel dipartimento aerodinamico».
Indubbiamente
il margine che potrà ricavarsi in galleria del vento è da tenere in considerazione, buono per mettersi in luce su circuiti specifici, ma immaginare già a Barcellona una
Red Bull capace di affrontare Mercedes e Ferrari appare poco realistico. Senza il colpo di genio assoluto, si misura nell’ordine dei decimi il recupero, ma le
RB11 hanno ben altro divario da recuperare.
«Non sono mai stato contento con le monoposto, anche quelle del passato, quando dominavano. Se lo fossimo stati, l’istinto ci avrebbe portati a rilassarci un po’ e non è quel che serve in Formula 1», sottolinea.
L’aerodinamica resta un elemento essenziale, impensabile escluderla anche volendo dare un peso preminente al motore.
«Ci sono tanti fattori capaci di differenziare le prestazioni: il pilota, la power unit, l’aerodinamica, l’utilizzo delle gomme e altro. Ma c’è un aspetto sul quale sappiamo che la squadra degli aerodinamici ha un impatto fondamentale. Abbiamo iniziato la stagione consapevoli di quale fosse il deficit, lavorando sull’idea che è nostro compito ridurre quel gap. Possiamo farcela perché abbiamo gli strumenti, è stato fatto in passato e puntiamo a farlo di nuovo».
Fabiano Polimeni