In teoria sarebbero state le tre soste a garantire la strategia più veloce nel
Gran Premio di Spagna. Ma tra teoria e pratica in mezzo c’era il punto interrogativo del
traffico in pista. Così, la stragrande maggioranza dei piloti ha optato per le due soste e
solamente Hamilton e Massa tra i primi dieci hanno sperimentato una gara con un pit-stop in più. All’inglese è servito per scavalcare
Vettel, anche se probabilmente sarebbe riuscito nell’impresa già alla prima fermata, se non avessero perso tempo nel cambio della posteriore sinistra.
Conseguentemente si sarebbero potuti aprire nuovi scenari, provando ad andare sulle due soste e sfruttare le medie più dei 19 giri percorsi nel secondo stint.
Hulkenberg, Button, Stevens e Merhi sono stati gli altri ad azzardare la strategia “ideale”. Guardando ai dati
Pirelli, si scopre come tutti abbiano accorciato lo stint iniziale, previsto al 23mo giro e in realtà accorciato fino al 15mo per il leader della gara
Rosberg (Hamilton al 13mo e Vettel al 14mo). Solo
Raikkonen è andato un po’ più lungo, fino al 17mo, e il finlandese ha giocato la carta della differenziazione delle mescole, montando le dure per avere un set di medie nuovo nel finale.
L’obiettivo era quello di poter
entrare in battaglia con Bottas, ma su un circuito ostico per i sorpassi non c’è stato nulla da fare. Quanto sia stato
elevato il divario prestazionale tra Ferrari e Mercedes lo dice il confronto dei giri più veloci di Kimi e di Hamilton. Entrambi hanno affrontato il finale di gara – con macchine leggere – su
gomme medie: usate quelle dell’iridato, nuove per il ferrarista. In questo frangente,
Hamilton ha girato in 1’28”270, contro l’1’29”931 di
Raikkonen. Quasi 1”7 di divario la dice lunga su
quale fosse il potenziale a disposizione delle W06 Hybrid.
Rosberg non compare nella graduatoria dei tre più rapidi con le medie (
Massa è terzo con 1’30”374) esclusivamente perché il set nuovo l’ha impiegato nello stint centrale, per 30 giri – nessuno così a lungo – e in un frangente nel quale controllava la corsa. Con le dure, invece, cambia la prospettiva. Gomma nuova nel finale e 1’29”109, staccato di quasi 2” dal tempo delle medie ma è interessante scoprire come dia 8 decimi a
Hamilton, autore di 1’29”910 con lo stesso compound, seppur con un leggero maggior carico di carburante, avendo usato le dure tra il 32mo e 51mo giro.
Nonostante si siano raggiunti i 52° C sull’asfalto, le
Pirelli hanno reagito senza difficoltà, come commenta
Paul Hembery:
«La strategia ha dominato il Gran Premio di Spagna, con un’emozionate battaglia tra Mercedes e Ferrari. La combinazione di mescole che abbiamo portato ha aperto diverse possibilità, consentendo ad ogni squadra di sfruttare al massimo il proprio potenziale. Nonostante la complessità della pista e le alte temperature, entrambe le mescole si sono comportate benissimo e c’è stato pochissimo graining e poco blistering. Non vediamo l’ora di iniziare i test che ci aiuteranno a raccogliere molti dati per lo sviluppo delle gomme per il prossimo anno».
L’analisi della strategia sul versante delle gomme sottolinea anche la particolare scelta di
Max Verstappen, unico a coprire due stint con le dure nuove e trovatosi un Sainz in rimonta nel finale, agevolato dalle mescole più veloci. I due
Toro Rosso sono stati i piloti che più a lungo hanno adoperato le dure, 28 tornate per entrambi. Al contrario, chi ha ridotto al minimo l’impiego delle gomme arancioni è stato
Felipe Massa, solo 15 giri e la stessa scelta è stata fatta da
Perez (17 passaggi) e
Button (16 giri).
Fabiano Polimeni