Non riserva sorprese la
strategia nel Gran Premio d’Austria. Alla vigilia della gara il “dubbio” era tra le
due soste, teoricamente più veloci secondo i calcoli
Pirelli ma con l’
incognita traffico, e la
fermata unica, sufficiente guardando al comportamento delle gomme al venerdì e al sabato. Con l’ingresso della
safety car per l’incidente tra Raikkonen e Alonso ogni incertezza è stata spazzata via, perché i 6 passaggi dietro la macchina di sicurezza hanno consentito da un lato di allungare il primo stint su gomme supersoft, dall’altro di alleggerire un po’ le monoposto e superare la fase più impegnativa per lo stress sugli pneumatici.
Raikkonen era tra i piloti partiti su gomme morbide, alla ricerca di una rimonta che avrebbe dovuto poggiare la basi sull’ottimo ritmo gara
Ferrari al venerdì, cercando di andar quanto più lunghi possibile, a meno che non fosse rimasto bloccato nel traffico.
L’incidente in curva 2 ha scritto la parola fine su tattiche, rimonte e Gran Premio d’Austria. Insieme al finlandese, anche
Maldonado, Perez e Ricciardo hanno puntato sulle Pirelli gialle, riuscendo tutti ad arrivare nei punti. Record di giri percorsi per l’australiano, che arriva a ben 50 tornate, il miglior indicatore di quale sia stato il comportamento delle gomme al Red Bull Ring. L’ultimo stint fatto su
gomme supersoft, poi, gli ha consentito di staccare il miglior crono, in 1’11”689, davanti a 1’11”785 di
Maldonado e 1’12”001. I primi due hanno beneficiato di macchine molto leggere,
Rosberg, invece, ha costruito il tempo nello stint iniziale, prima della sosta, arrivata al 33mo giro, due tornate prima di
Hamilton, una prima di
Massa e 3 prima di
Vettel, il pilota che tra i piloti di testa ha allungato maggiormente lo stint.
Andati sulle soft, i tempi registrati dicono qualcosa di molto interessante, palese guardando l’
1’11”235 di Rosberg, l’1’11”475 di Hamilton e l’1’11”499 di Vettel: meno di 3 decimi tra la
Ferrari e il miglior giro
Mercedes. In realtà è un dato da contestualizzare, frutto della
rimonta forzata di Sebastian, a dover recuperare il tempo perso al pit-stop su Massa, mentre in testa Nico poteva condurre gara di conserva, vista anche la penalizzazione di 5” comminata a Hamilton. E’ lecito pensare avessero del margine, anche perché lo hanno espresso alla perfezione nella prima metà di gara.
Guardando alle
strategie degli altri piloti, colpiscono gli “appena”
26 giri fatti da Bottas e i 25 di Hulkenberg – in linea con la previsione
Pirelli, di fermata al 24mo giro, ma senza tenere in conto la safety car –, in bagarre fino al giro del pit, quando il finlandese ha avuto la meglio con una manovra decisa in curva 3 sul pilota
Force India, ripetuta dopo la sosta, visto che Hulkenberg gli era balzato nuovamente davanti.
Quanto alla durata degli stint, abbiamo già detto dei
50 passaggi di Ricciardo sulle soft, mentre sulle
supersoft è stato Vettel a tenerle più a lungo di tutti, 36 passaggi con i tempi sul giro che si sono alzati solo nelle tornate finali, andando sopra l’1’13” rispetto a un passo che l’ha visto per ampie porzioni di gara al di sotto, unico insieme ai due
Mercedes (poi riferimento copiato anche da
Massa).
E’ stata una
strategia a due soste forzate, quella di
Kvyat fermatosi già al primo giro, con la sostituzione del musetto sulla
Red Bull, mentre la
Sauber di Ericsson, dopo lo stop al secondo giro ha pittato di nuovo al 12mo e al 45mo, quando ha sfruttato nuovamente le supersoft. Nella strategia dello svedese, però, hanno inciso il primo giro, quando passando sui detriti dell’incidente in curva 2 ha danneggiato l’ala ed è stato costretto al rientro anticipato, oltre a problemi di natura elettrica.
Fabiano Polimeni