Incidente Bianchi, il padre Philippe è pessimista

 Incidente Bianchi, il padre Philippe è pessimista
Speranze minime e un dubbio: vivere con una disabilità grave non sarebbe quello che Jules vorrebbe

13.07.2015 ( Aggiornata il 13.07.2015 17:38 )

L’ultima volta che Philippe Bianchi aveva parlato delle condizioni del figlio Jules, la Formula 1 faceva tappa a Monaco. In 12 mesi, dalla gioia dei primi punti in carriera, a un dramma consumato e vissuto da 7 mesi, dal buio ottobre del Gran Premio del Giappone a Suzuka. Oggi ne sono trascorsi altri due e le speranze che nutre il padre su una ripresa dell’ex pilota Marussia sono minime. «E’ una tortura quotidiana, è insopportabile. A volte sentiamo di impazzire perché , almeno per me, questa è una situazione terribile, sicuramente peggiore di una morte, visto che non siamo in grado di aiutarlo più di quanto riusciamo», dice alla radio France Info. E’ sempre stato realista sulla criticità della situazione e spiega quello che sarebbe dovuto essere il decorso clinico nell’ipotesi migliore: «Generalmente i progressi devono essere fatti nei primi sei mesi, ne sono passati 9 e Jules non è ancora sveglio e non ci sono passi avanti significativi. Il tempo passa e oggi sono meno ottimista di quanto non lo fossi due o tre mesi dopo l’incidente, quando potevamo sperare in un’evoluzioni migliore. A un certo punto, devi tenere i piedi ben piantati per terra e realizzare quanto sia grave la situazione». Parole drammatiche, alle quali si aggiungono quelle scambiate con Jules dopo l’incidente di Schumacher, che sottolineano quanto per il giovane francese il sogno della Formula 1 fosse tutto. «Se dovesse sopravvivere con una disabilità enorme, non siamo certi sarebbe quello che vorrebbe Jules. Quando ne abbiamo parlato, ci ha disse che se avesse avuto un incidente simile a quello di Michael Schumacher, nel quale sarebbe rimasto anche solo senza la possibilità di guidare ancora, sarebbe stata molto dura da accettare, essendo le corse la sua vita». Fabiano Polimeni

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