Doveva essere gara a due soste, il
Gran Premio d’Ungheria nelle previsioni
Pirelli e così è stato, almeno per tre piloti.
Vettel, Kvyat e Button sono riusciti spezzare la gara in tre stint e sarebbero stati altrettanti quelli di
Ricciardo, Hamilton, Rosberg, se solo non fossero incappati in vicissitudini tali da costringerli a una sosta aggiuntiva. Nessuno è riuscito a portare il primo stint fino al 29mo giro programmato da
Pirelli, solo Stevens si è spinto a quota 26 tornate, mentre tutti gli altri hanno anticipato notevolmente.
I 13 giri appena di Daniil Kvyat sono stati dettati dallo spiattellamento nelle fasi iniziali di gara, che gli ha comportato vibrazioni tali da dover accorciare parecchio lo stint rispetto alle 21 tornate di
Vettel, tra quanti sono andati più lunghi in avvio.
Anche
Raikkonen, con 22 giri all’attivo, è riuscito a
sfruttare bene le gomme morbide, mantenendo peraltro tempi interessanti e senza un eccessivo decadimento sul finire dello stint. Le
Mercedes hanno preceduto le
Ferrari di un paio di tornate ma, soprattutto,
Rosberg ha effettuato una scelta in controtendenza alla prima sosta: ha scelto di
montare le gomme medie, come lui solo Ricciardo e Kvyat. Con il compound meno prestazionale ha subìto la rimonta di
Hamilton, capace di dimezzare il distacco, lui che dal compagno di team aveva circa 15” di ritardo dopo il primo cambio gomme. Analizzando i tempi ottenuti su gomme medie,
svetta l’1’26”772 di Vettel, marcato a gomma nuova e nella parte conclusiva di gara, dopo la sosta al 43mo giro, effettuata sfruttando la Virtual Safety Car esposta al 42mo.
Rosberg rimedia poco meno di 2 decimi, con 1’26”917, mentre terzo tempo è quello di
Hulkenberg, con 1’28”074. Nico aveva “pittato” al 36mo giro per poi andare a sbattere poche tornate dopo con l’ala collassata sul rettilineo.
Rosberg si differenzia anche per la decisione di confermare le gomme medie alla seconda fermata, prestando il fianco al recupero (e attacco) di
Ricciardo.
Analizzando i tempi
con gomme morbide, la Ferrari non compare tra le migliori tre prestazioni, un dato scontato, avendo usato la mescola più prestazionale nella prima parte di gara, a macchina pesante, quando – a parità di gomme con le
Mercedes –
Vettel e Raikkonen hanno saputo costruire un buon margine di vantaggio su Rosberg e copiato i tempi di
Hamilton nel momento in cui l’inglese ha avuto pista libera. L’1’24”821 di
Ricciardo è figlio dell’aver differenziato la fase centrale di gara ed
essersi ritrovato le soft nel finale, a macchina leggera, stesso dicasi per
Rosberg, costretto a fermarsi dopo la foratura al giro 64 e autore di 1’25”149, seguito dall’1’25”727 di
Hamilton, che ha effettuato la terza fermata al giro 51, in seguito al contatto (e la rottura della paratia dell’ala anteriore) con
Ricciardo.
Chi non è stato obbligato da incidenti vari a effettuare il terzo cambio gomme, ha approfittato della VSC (41mo giro) per liberarsi delle medie e tornare sulle morbide per l’ultima parte di gara:
Alonso, Grosjean, Nasr si sono fermati al 42mo, usando le
Pirelli bianche rispettivamente per 7, 8 e 10 giri appena. Un po’ in ritardo ha effettuato la stessa manovra
Verstappen, pittando al 46mo giro, dopo soli 9 giri sulle medie.
Complessivamente il
Gran Premio d’Ungheria ha restituito 54 pitstop, nonostante le battute iniziali della gara si siano svolte con una temperatura molto inferiore alle libere e alle qualifiche, ben 11° C in meno a 40° C. L’innalzamento, però, a 49° C ha escluso ogni possibilità di andare su una singola sosta, azzardo che sarebbe stato giustificato solo nel caso in cui le gomme medie avessero risposto meglio, con un asfalto meno caldo. Da segnalare come
Pastor Maldonado sia stato l’unico ad aver montato le medie in partenza e abbia coperto uno stint da 25 giri.
Fabiano Polimeni