Arai (Honda): Ora pensiamo ai cavalli

Arai (Honda): Ora pensiamo ai cavalli
Verranno spesi alcuni "gettoni" per aumentare la potenza dei motori già prima di Spa

05.08.2015 ( Aggiornata il 05.08.2015 15:08 )

Il termine delle vacanze estive potrebbe vedere interessanti e significative novità per quanto riguarda i motori Honda della McLaren. Ora che alcuni "obiettivi minimi" sono stati raggiunti e addirittura (…) nell'ultimo Gran Premio ungherese sia Fernando Alonso (5°) che Jenson Button (9°) sono arrivati in zona punti, è arrivato il momento di "alzare l'asticella" e mirare a risultati ancora maggiori. Ma per far questo occorrono prestazioni un po' più consistenti di quelle mostrate finora, in cui per esempio l'accesso alla Q3 in qualifica è tutt'altro che garantito (e alle volte nemmeno quello alla Q2…). «Ma ora credo di poter dire che i problemi di affidabilità sono ormai alle nostre spalle - ha dichiarato Yasuhisa Arai, il responsabile Motorsport della Honda - e questo significa che ora possiamo dedicare la nostra attenzione alla ricerca della potenza. Il nostro piano è quello di utilizzare alcuni dei nostri sette "gettoni" che abbiamo ancora a disposizione, per sviluppare un motore più evoluto alla fine della sosta estiva. Anche se probabilmente non riusciremo ad applicare tutte le novità in tempo per la gara di Spa, e alcune arriveranno al GP successivo». Che sarebbe quello a Monza del 6 settembre: entrambe piste dove la potenza si fa sentire parecchio… Ma in quali aree tecniche si interverrebbe, per guadagnare questi cavalli in più? «Per noi - prosegue Arai - la parte su cui dobbiamo concentrarci maggiormente è quella relativa alla combustione. I regolamenti attuali (che si basano anche sul consumo, ndr) richiedono un'alta efficienza della combustione, per cui ne cambieremo le caratteristiche agendo sulla forma della camera e anche sul disegno di aspirazione e scarico. Un'altra zona su cui lavoreremo per avere maggiore efficienza è quella della riduzione degli attriti, che otterremo cambiando il sistema di ingranaggieria».
Già che è in vena di spiegazioni, Arai ammette come sia stato sottostimato l'impegno richiesto dai regolamenti tecnici attuali della F1: «Questo sport è cambiato enormemente rispetto ai vecchi "tempi gloriosi" della McLaren-Honda in passato. La tecnologia odierna è molto più sofisticata e non è facile ottenere una buona macchina da corsa. Certo sapevamo che non sarebbe stato facile, ma non immaginavamo nemmeno che potesse essere così difficile. Però avevamo bisogno di creare qualcosa di radicale per riuscire a battere i top team, che è il nostro obiettivo principale, e sono fiducioso che la direzione intrapresa sia quella giusta». Arai parla anche di una specie di "effetto domino" per quanto riguarda le problematiche tecniche: «Certamente non ero in grado di immaginare, all'inizio, cosa ci saremmo trovati ad affrontare, dal punto di vista tecnico. Per esempio, se cerchi di ottenere più energia dal MGU-H, rendi più gravoso il lavoro del turbo. Che così fa più fatica a compiere il compito per cui è progettato, cioè spingere aria nel motore. E quindi alla fine ottieni minore potenza… È una sorta di reazione a catena in cui i componenti lavorano uno contro l'altro anziché assieme, e che spesso ha portato alla crisi del motore e al suo stop un numero maggiore di volte di quanto potessimo prevedere». Infine, Arai non parla solo della questione tecnica, ma anche di quella dei rapporti con il management McLaren: «Ogni passo di questo progetto è stato discusso con la dirigenza McLaren, ogni singolo giorno. Mi rendo conto che gli sponsor facciano pressione per ottenere risultati, ma crediamo in quel che stiamo facendo e ci aiutiamo a vicenda per sviluppare idee buone e innovative. Lavorare con due differenti culture ci ha reso più forti e creativi: il team è molto buono e con ottimi rapporti, io ho fiducia in tutti e non saremmo la McLaren-Honda se non fosse così. Non riusciremmo a lavorare così duramente senza il loro appoggio. Questo anche se il metodo di sviluppo della Honda è differente rispetto a quello della McLaren e della Formula Uno. Poi certo anch'io ho molta pressione sulle mie spalle: dai fans, dall'amministrazione e dai colleghi. Ma è assolutamente normale. Non sono io a poter decidere del mio futuro, né i media né la McLaren, ma credo di avere quello che serve per portare avanti questo progetto e spero che i membri del consiglio direttivo Honda continuino a credere in me». Maurizio Voltini

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