Doveva essere una gara minacciata dalla pioggia (sebbene nel finale), invece l’asfalto di
Città del Messico si è trasformato quasi in una “Sepang bis”, cogliendo di sorpresa team e piloti con
56° C. Valori mai raggiunti nel corso del week end, che hanno influito sulle
strategie inizialmente elaborate dalla
Pirelli. Una o due soste, entrambe vantaggiose, si pensava dopo le qualifiche; nella realtà dei fatti,
solo uno straordinario Sergio Perez riesce a coprire i 71 giri fermandosi una sola volta, peraltro molto in anticipo sulla strategia “ideale”. Avrebbe dovuto coprire 30 giri con le morbide, invece, stop dopo appena 18, per passare alle medie, dimostratesi il compound con garanzie di prestazione e costanza migliori.
La temperatura elevata ha portato i
piloti a soffrire di un graining accentuato alle gomme posteriori e tra l’ottavo e il 12mo giro, rispettivamente stop di
Bottas e
Nasr, si sono fermati in parecchi:
Massa, Hulkenberg, Grosjean, Maldonado ed Ericsson. Tutti con in mente le due soste, per le quali, però,
Pirelli immaginava la fermata al 23mo e al 46mo giro e, soprattutto, privilegiando le gomme morbide alle medie nello stint centrale.

Un indicatore fondamentale di come le
prime sarebbero state il compound sul quale costruire la gara l’ha rappresentato
Sebastian Vettel, obbligato dopo il contatto con Ricciardo a fermarsi e montare le Pirelli bianche, tenendo testa (a volte girando più rapido) alle
Mercedes; lo spiattellamento poi nel testacoda occorso in curva 8 ha reso ancor più problematica la gara del tedesco, soffrendo di vibrazioni ma obbligato a resistere con lo stesso set per non rovinare ulteriormente con una sosta anticipata una gara già compromessa.
L’ingresso della safety car ha dato a molti l’occasione giusta per effettuare una seconda sosta “gratis”, scegliendo le morbide per lo stint finale di pochi giri. Le
Mercedes, le
Williams,
Hulkenberg, hanno confermato, invece, gomma media e anche
Ricciardo – nel commentare dopo la gara – avrebbe preferito le gomme
prime alle
option.

Gli stint più lunghi su ciascuna mescola li realizzano
Hamilton (28 giri con le soft) e
Perez (53 giri con le medie). Sono stati
solo Rosberg, Hamilton, Kvyat, Ricciardo e Verstappen a seguire le simulazioni Pirelli, pittando nelle finestre suggerite e anche
Raikkonen si sarebbe allineato, senza il
contatto con Bottas. Per i due
Mercedes la seconda fermata ha preceduto di 6 e 4 giri l’ingresso della safety car, una chiamata “in sicurezza”, come definita da Rosberg e alla quale Hamilton si è adattato non senza un lungo confronto con l’ingegnere di pista via radio. Giravano ancora molto bene e hanno potuto optare per una strategia ultraconservativa non avendo nessuna minaccia reale alle loro spalle: solo 20 giri coperti nello stint centrale con le medie.
L’analisi dei tempi vede svettare Rosberg con 1’20”521 davanti a
Hamilton (1’20”723) e
Bottas 1’21”585 con le gomme bianche, tempi realizzati nelle battute finali di gara, con i tre comunque a spingere e non certo su un ritmo di conserva; con gomma gialla, invece,
Kvyat marca 1’21”549,
Ricciardo 1’21”625 e
Sainz 1’22”172. Carlos è stato l’unico, insieme a
Ericsson e
Nasr, a effettuare tre fermate ai box, approfittando della safety car.
Fabiano Polimeni