11 a 8, è il parziale che vede “vincere” le tre soste sulle due nel
Gran Premio del Brasile. Gara noiosa, priva di emozioni, quella di Interlagos, che ha restituito un’
interessante diversificazione strategica tra i 19 piloti al traguardo. Dalle
simulazioni Pirelli sarebbe stata la tattica a due fermate quella teoricamente più rapida, che avrebbe evitato il problema di rientrare nel traffico, tuttavia, la maggioranza dei piloti ha optato per un pit in più e con scelte differenti nell’alternanza delle mescole.
Le morbide era ampiamente previsto durassero molto poco in avvio gara, a macchine pesanti; solamente
Carlos Sainz – bersagliato da problemi tecnici e costretto a partire dalla pitlane – e
Maldonado hanno montato le medie. Lo spagnolo chiude la gara al primo giro, mentre Pastor va lungo e fa la prima sosta al 25mo giro, tanti quanti ne percorre
Ricciardo, il più lesto a liberarsi delle soft, già al terzo giro, dopo esser risalito di diverse posizioni.
Detto come la prima fermata sia stata piuttosto anticipata per tutti (tra il nono –
Hulkenberg – e 11mo giro –
Bottas e Verstappen –, escluso Ricciardo fermatosi al terzo), lasciando tra i primi solo
Rosberg, Vettel e Hamilton arrivare fino al 13mo-14mo giro, nell’analisi strategica si segnala la “variazione sul copione” adottata dalla
Ferrari con Vettel. Il tedesco e Arrivabene hanno spiegato perché abbiano provato qualcosa di diverso, così per Seb è arrivato uno stint centrale di gara ancora su gomme morbide, tra il 32mo e 47mo giro, diversamente dalle
Mercedes che hanno condotto la corsa impostandola sulle medie.
Un’altra differenziazione nell’interpretare l’utilizzo del compound “
prime” è arrivata da
Raikkonen e
Hulkenberg, seppur in frangenti diversi. Kimi ha coperto un lungo stint centrale, arrivando a percorrere 34 giri tra il 12mo della prima sosta e il 46mo della seconda, mentre Nico ha effettuato 35 passaggi tra la seconda sosta (35mo giro) e il traguardo. Non finisce qui la lettura tattica della corsa, perché
tra i piloti che hanno effettuato due fermate ai box, ritroviamo Grosjean, Verstappen, Ricciardo e Perez a montare gomme morbide per lo stint finale, tra il 51mo e il 54mo giro, “estremi” tra Perez e Grosjean. Chi, invece, ha apprezzato particolarmente le gomme morbide è stato il duo
McLaren: effettuano lo stint più lungo tra tutti, 20 giri, ma soprattutto relegano l’utilizzo delle medie a uno stint appena sui quattro complessivi: tra il 12mo/13mo giro e il 31mo/32mo.
In termini velocistici,
Interlagos certifica il buon ritmo Ferrari, capace con
Vettel di marcare 1’15”046 su gomme medie e stare a un paio di decimi dalla prestazione migliore di
Hamilton, autore di 1’14”832, contro l’1’14”957 di
Rosberg. Con il compound “option”, le morbide, Seb fa registrare il miglior crono in 1’15”614, seguito da 1’15”739 di
Grosjean (ma ottenuto nel finale a macchina più leggera) e 1’15”789 di
Ericsson.
La gara si è caratterizzata per temperature dell’asfalto andate progressivamente diminuendo, fino al limite dei 35° C, dopo un avvio a 45° C, comunque inferiore ai valori registrati in qualifica.
«Con condizioni climatiche calde ma incerte, la strategia è stata un elemento chiave del Gran Premio del Brasile. L’approccio di Rosberg alla gestione delle gomme nel corso di tutto il fine settimana ha funzionato molto bene. Ci sono comunque stati piloti che hanno adottato una strategia a due soste. Abbiamo poi visto alcuni stint molto lunghi sulla mescola media che hanno aiutato a guadagnare posizioni in pista», analizza
Hembery.
Fabiano Polimeni