Arrivabene: aggressivi ma non decisivi

Arrivabene: aggressivi ma non decisivi
Il team principal Ferrari riconosce che le Mercedes si sono rivelate complessivamente più veloci, ma comunque loda Vettel

17.11.2015 ( Aggiornata il 17.11.2015 11:58 )

Per Maurizio Arrivabene il podio di Vettel è sufficiente ma non entusiasmante. Perché a Singapore, tracciando l’identikit dei successivi Gp ancora da disputarsi, il team principal della Ferrari aveva indicato il circuito di Interlagos come una pista dove la Ferrari avrebbe potuto dare il meglio. Mentre in realtà le due Mercedes hanno sempre fatto corsa a sé. «In certi giri eravamo vicini alle Mercedes - spiega Arrivabene - in alcuni giri persino migliori in termini cronometrici, ma per la maggior parte loro erano più veloci ed è lì che hanno costruito il loro vantaggio. Senza intervento della safety car, il nostro distacco è stato più contenuto rispetto ad altre gare. Considerando le condizioni di oggi, il risultato può essere ok. Non dico buono perché quello lo è solo quando vinci. Quando Vettel ha montato le gomme soft non è stata affatto una decisione dettata dalla confusione, ma avallata dai dati che avevamo. Era la strategia che ci ha indicato questa strada. Ed è stata una buona scelta perché negli ultimi giri era velocissimo. Abbiamo adottato una attitudine più aggressiva che poi anche la Mercedes ha seguito. Per il 2016, la mia onesta aspettativa, non sarà quella di essere più vicini alla Mercedes, ma di essere davanti a loro. Non credo che oggi la Mercedes abbia nascosto il proprio potenziale. A parte gli ultimi giri, abbiamo tutti spinto sempre al massimo. Oggi Vettel si è fermato una volta in più rispetto a Raikkonen, per lui alla fine il degrado delle gomme era maggiore. Ma complessivamente sono soddisfatto, il nostro motore è andato molto bene, altre parti invece andrebbero ulteriormente sviluppate ma ormai siamo alla fine di questo campionato. Aspettiamo con ansia il prossimo. Dove anche la vettura dovrà seguire lo sviluppo intenso e continuo messo in mostra quest’anno dalla power unit». Arrivabene poi traccia un quadro particolare di Vettel. «Sebastian si è buttato nel mondo Ferrari a 360 gradi. Non è arrivato con l’attitudine del quattro volte campione del mondo, ma come un ragazzo normale. Ho visto tante qualità in lui. Devo dire un difetto? Forse all’inizio si impuntava su certe cose, poi quando ha iniziato a conoscere meglio la Ferrari, ha capito subito di essere in una grande azienda, in una grande squadra. Magari all’inizio parlava molto della sua precedente esperienza. Ma è un errore che forse inizialmente ho fatto anche io. Quando sono arrivato pensavo di cambiare tante cose, mentre invece la cosa più importante era cercare di capire dove fossi arrivato. Quando l’ho capito, ho realizzato che si trattava di una azienda con una grande storia, e che il massimo che potevo fare era imparare. Consapevole che il contributo che io posso dare è una sola riga di un libro che è stato scritto da un signore che si chiama Enzo Ferrari. Vogliono tutti molto bene a Vettel, e lui sa come farsi volere bene. Ma la cosa importante è il suo ottimo rapporto con Raikkonen. Questa sua abilità nell’essersi integrato così bene a Maranello, non ha creato dei divari nei confronti del compagno di squadra. Anzi, tutt’altro. Ad Austin e Città del Messico hanno viaggiato in aereo insieme, vanno molto d’accordo. Anche durante i briefing tecnici, tra di loro c’è molta collaborazione». Cesare Maria Mannucci

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