Verstappen e la “solidarietà” a Hamilton

Verstappen e la “solidarietà” a Hamilton
L’olandese attacca all’esterno, Lewis costretto a seguire Rosberg. Stessa pista, esiti diversi, entrambi plausibili

17.11.2015 ( Aggiornata il 17.11.2015 14:51 )

Verstappen che forza la staccata all’esterno e assalta la posizione di Perez da un lato, Hamilton che insegue e non riesce a trovare lo spiraglio per attaccare Rosberg. Interlagos ha regalato due scenari opposti e al tempo stesso entrambi perfettamente giustificabili. Molteplici fattori entrano in gioco nell’analisi dei due episodi, a cominciare dal livello prestazionale delle monoposto, la loro velocità e, conseguentemente, i margini disponibili per provare a spingersi un po’ oltre. «Una Mercedes ha una velocità più elevata, entrambi avevano un buon ritmo, perciò è più difficile nel loro caso. Lo so bene perché quando due Toro Rosso sono una dietro l’altra è problematico superare», spiega Max. Non è un caso che tra i dettagli richiamati da Hamilton sul podio ci sia stato anche il riferimento a una zona DRS troppo breve per consentire di avere una concreta differenza velocistica; ovvero, l’unico reale fattore di differenziazione delle prestazioni tra due monoposto perfettamente alla pari. Un elemento, l’ala mobile, che introduce sì uno spettacolo fittizio ma, di fatto, in certe piste l’unico in grado di consentire un attacco. «Nel nostro caso abbiamo una velocità in curva molto buona, perciò se siamo dietro una Lotus, Sauber o Force India li riprendiamo sui curvoni, anche quando siamo dietro. E’ una situazione diversa. Per loro, le Mercedes, è uguale dappertutto, in curva come nei rettilinei e quando la macchina è identica a quella del tuo compagno è molto dura, per di più sul veloce perdi molto restando dietro e posso capire le parole di Lewis», riporta Motorsport.  Fabiano Polimeni

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