Presenti solo per onor di firma un anno fa, senza effettuare nemmeno un giro a Melbourne, in Manor si preparano al debutto nel mondiale 2016 con ben altre prospettive. Hanno un progetto che poggia su fondamenta sane, la power unit Mercedes e la trasmissione Williams sono un buon inizio, ma non bastano. Devi mettere al volante delle due MRT05 piloti in grado di capitalizzare il potenziale. Wehrlein e Haryanto dovranno scontare il necessario apprendistato, prima di maturare dei risultati che li vedano lasciare il fondo dello schieramento.
Inutile negare come le speranze siano riposte principalmente su Wehrlein, con qualche assaggio di Formula 1 significativo già alle spalle, poca roba, sporadiche giornate di test maturate in Mercedes e Force India. Il tedesco sa di dover “trainare” la scuderia e spiega quale sia l’approccio alla prima stagione da titolare: «Non c’è un vero obiettivo in termini di posizione, di sicuro la squadra si attende che mi comporti bene. Se diranno, “è un buon pilota, non eccezionale”, vorrà dire che non è quel si aspettavano. Dovrò rendere al meglio».
Sarebbe un buon inizio se fossero competitivi in Australia, ma qual è il riferimento da assumere per decretare un debutto positivo o negativo? «Anzitutto sarebbe positivo non trovarci sul fondo dello schieramento e con un ampio divario dalle altre scuderie. L’anno scorso la Manor era 2 o 3 secondi dietro il penultimo team, quindi il primo obiettivo è recuperare ed essere in grado di lottare con gli altri, poi, se riusciremo a fare dei punti, sarebbe grandioso».
Realisticamente non può stare in una top ten “classica”, oggi, la Manor. Troppe scuderie davanti per immaginare un recupero totale in un solo inverno. «Non sarà facile, stiamo spingendo molto e abbiamo provato a riprenderci per essere in lotta con le squadre di metà gruppo», approfondisce il pilota tedesco, vincitore del campionato DTM 2015 con Mercedes. La pressione non sarà un problema, anzi: «C’è sempre. Voglio dire, vuoi comunque far bene, impressionare gli altri e ottenere i risultati: dev’esserci pressione, se mancasse non spingeresti al massimo, quindi va bene così», racconta in un’intervista al sito ufficiale della F1.
Fabiano Polimeni