Button e la “formula” per la longevità

Button e la “formula” per la longevità
Velocità a parte, è fondamentale essere figure affidabili per gli sponsor, una completezza che manca ai giovani oggi

25.03.2016 ( Aggiornata il 25.03.2016 12:32 )

Il segreto di tanta “longevità”? «Essere cresciuto gradualmente negli anni, non solo diventando un buon pilota ma nel complesso di quel che ti serve per aver successo nello sport». E’ la visione di Jenson Button, 36 anni, un mondiale in bacheca e uno dei piloti più apprezzati del paddock. Con un Vandoorne che ha dovuto necessariamente parcheggiarsi un anno in Super Formula giapponese e in attesa della chance 2017, Button ha iniziato quella che potrebbe essere l’ultima stagione in Formula 1 con un Gran Premio d’Australia anonimo, condizionato anche da scelte di gomme sbagliate in gara. Da pilota della vecchia guardia, osserva il nuovo che avanza, la generazione dei Verstappen per semplificare, e pronostica: «Sarei sorpreso se i diciottenni e diciannovenni che arrivano oggi in Formula 1 riuscissero ad avere una carriera lunga 17 anni, il mondo è cambiato. Oltre a essere un buon pilota devi essere completo ed è qualcosa su cui riesci a lavorare nel tempo, mentre i ragazzi oggi dovranno imparare in fretta come funziona il business», ribadisce. Una “fortuna” che a suo dire lo accomuna ad Alonso: «E’ il motivo per il quale siamo qui da così tanto tempo e per cui le squadre ancora ci vogliono con loro, pur avendo 35 e 36 anni. La cosa importante è restare al massimo della forma e in ogni altro aspetto, dopodiché non hai motivo di fermarti». Che faccia parte della “vecchia scuola” di piloti, lo conferma sottolineando il bisogno di essere due persone diverse fuori e dentro l’abitacolo, c’è il pilota e c’è l’uomo Button: «E’ un punto debole non riuscire a essere una persona diversa fuori dalla macchina. Sento che quando guido divento un certo tipo di persona, do il massimo e non credo ci sia qualcuno migliore di me nel farlo durante tutto il week end». Separare corse e vita privata, ma con tutt’altre scelte rispetto a quelle di Lewis Hamilton: niente passerelle e riflettori per Button, noto appassionato e praticante di triathlon a ottimi livelli. «Devi essere un’altra persona fuori dalla macchina altrimenti gli sponsor e i partner non vorranno lavorare con te e avrai una carriera breve, per quanto tu possa essere bravo in pista. Per le squadre non è semplice trovare sponsor, hanno bisogno di piloti veloci ma anche pubblicamente validi, qualcuno con cui potersi rapportare e sul quale aver fiducia», ha spiegato in un’intervista a Sky Sport UK.

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