Formula 1, Liberty Media: Non vogliamo una F1 appiattita

Formula 1, Liberty Media: Non vogliamo una F1 appiattita© sutton-images.com

Il direttore Marketing di Liberty Media spiega la necessità di creare una griglia più competitiva e aumentare l'imprevedibilità della F1

Fabiano Polimeni

07.11.2017 09:30

E’ una difesa d’ufficio della visione Liberty Media sulla Formula 1 2021, quella di Sean Bratches, responsabile degli aspetti commerciali della categoria. Dopo il fuoco di fila prodotto da Ferrari, Mercedes e Renault, contrari alle prospettate caratteristiche dei nuovi motori - perché ritenuti un passo indietro sulla strada sposata nel 2014, tale da rendere necessaria una progettazione ex novo delle power unit, con l’abolizione del MGU-H, nonché per un appiattimento generale che deriverebbe da tutti i vincoli immaginati dalla FIA e Liberty – Bratches prova a giustificare la necessità di una riduzione delle differenze in griglia e la creazione di un maggior grado di incertezza in Formula 1.

Il problema esiste. Nell’era delle power unit turbo, il dominio assoluto Mercedes è stato scalfito di rado e il 2017 ha rappresentato una piacevole eccezione, a vantaggio dello spettacolo, con la competitività Ferrari e Red Bull in grado di offrire maggiore azione. Resta pur sempre uno scenario circoscritto a tre scuderie, rispetto alle quali lo scollamento del resto della griglia è palese.

La Formula 1 vissuta nel 2017 ha registrato un confronto Mercedes-Ferrari essenzialmente sullo stesso piano. Red Bull in grado di recuperare nella seconda metà del campionato. Force India attore solitario con rare incursioni di Williams a inizio anno e Renault nella seconda parte, quale miglior team degli altri. Poi un gruppo di metà schieramento a contendersi le briciole della top ten, con sporadiche presenze tra i 10. Sauber fanalino di coda. Spezzatino che Bratches vorrebbe fosse più vicino nelle differenze prestazionali, frutto indiretto anche delle possibilità economiche.

«Se guardiamo agli sport di maggior successo al mondo, c’è una più equa redistribuzione di denaro che crea un campo competitivo coinvolgente per i tifosi e introduce un livello di imprevedibilità. Oggi in Formula 1 questo livello è molto basso, si sa quasi con certezza chi salirà sul podio e chi vincerà. Ritengo che, sebbene coloro i quali investono massicciamente nelle proprie squadre stiano raccogliendo i frutti di questo lavoro, dal punto di vista sportivo sia una visione di breve durata e sarebbe meglio per tutti se ci fosse una griglia più competitiva. Non vogliamo rendere omogeneo questo sport, vogliamo creare dei confini entro i quali i team possono competere e innovare, quelli che saranno più abili a sfruttare la formula faranno meglio», dichiara a Racer.

Nello Strategy Group di martedì, aperto a tutte le scuderie, ma con solo 5 i team con potere decisionale, si esamineranno i punti critici delle nuove power unit e si apprenderanno le proposte della proprietà sul budget cap, strada per la riduzione delle disparità di spesa ancor più difficile da percorrere rispetto alla definizione dei motori 2021. «Non stiamo provando a portare le cose a un punto in cui tutti devono avere lo stesso motore o la stessa livrea. Non è dove stiamo andando, vogliamo solo portare le retrovie della griglia un po’ più vicine alle posizioni avanzate», ha concluso Bratches.

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Inutile dire che, per l’opposizione ferma dei grandi costruttori, i motoristi indipendenti e potenzialmente interessati all’ingresso in Formula 1, si siano mostrati favorevoli alla visione di Liberty Media sulle power unit 2021. In Cosworth, il direttore responsabile Bruce Wood ha commentato alla BBC: «L’attuale regolamento è oltre le possibilità di qualsiasi nuovo concorrente, per gli investimenti commerciali e tecnici che richiede. La nuova proposta rende possibile a un indipendente o un costruttore automobilistico la partecipazione. Si è parlato molto del livellamento del campo. Non credo che le nuove norme livellino le cose. Mercedes, Ferrari, Renault, Honda hanno centinaia, se non migliaia di risorse umane preparatissime al lavoro. Quel che comporta la nuova visione è una legge dei rendimenti decrescenti. Dove oggi c’è una disparità tra il 5 e 10% in griglia, a seconda di chi ha fatto le cose correttamente e chi no, con un regolamento di questo tipo la disparità si riduce forse all’1%».

Tanto basta per capire il perché dell’opposizione dei big, chiamati a investire copiosamente su un nuovo progetto per ritrovarsi con differenze potenziali minime.

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